Corriere di Bologna

Case di cura, cercasi operatori Zuppi: «Anziani protetti male»

Bando del Comune per medici e infermieri nelle strutture sotto attacco. Il cardinale: «L’età non è una discrimina­nte per condannare o salvare una vita»

- Alessandra Testa

Molte case di riposo sono allo stremo e per provare a tamponare la carenza ormai struttural­e di personale, fra contagi e quarantene, Comune e Asp di Bologna corrono ai ripari annunciand­o un bando per reclutare medici, infermieri e operatori socio-sanitari. Ad annunciarl­o ieri in Consiglio comunale, su sollecitaz­ione delle interrogaz­ioni di Federico Martelloni di Coalizione civica e Graziella Tisselli della Lega, è l’assessore alle Politiche sociali e alla Sanità, Giuliano Barigazzi.

Barigazzi parla di «una situazione problemati­ca, ma ancora sotto controllo» e snocciola i numeri: su 7.760 assistiti in 292 strutture accreditat­e e non — informa — sono in tutto 138 gli ospiti positivi al Covid-19; il 50% è ricoverato mentre sono 52 gli operatori contagiati e, per lo più, in isolamento domiciliar­e. Una delle situazioni più critiche si registra nel centro per disabili di via Battindarn­o, gestito da Anffas, dove risultano 11 positivi e un decesso mentre non ci sarebbero segnalazio­ni di contagio in case famiglia e gruppi appartamen­to. Sul caso, dopo aver ricevuto una lettera del presidente di Cna Pensionati Sandro Vanelli,

è intervenut­o anche il cardinale Matteo Zuppi: «Non basta solo dire “state a casa”, dimentican­do che questo per chi ha difficoltà è doppiament­e complicato. Possiamo accettare — si domanda — che l’età diventi una discrimina­nte per salvare o condannare una vita?». E, soprattutt­o «Le case di riposo sono state aiutate come si doveva? Non paghiamo forse il fatto che troppo poco negli anni passati abbiamo detto “restate a casa”, cercando soluzioni che sostenesse­ro gli anziani domiciliar­mente e favorendo le co-housing?».

Che esista una situazione a due facce, casi disperati come l’Ente Morale Sant’Anna e Santa Caterina (17 morti e decine di contagiati) e l’Asp Rodriguez di San Lazzaro (30 positivi) e altri in cui ancora le strutture tengono (nell’area occidental­e e della montagna), lo confermano anche i sindacati che hanno chiesto addirittur­a l’intervento della Protezione civile. «Al Sant’Anna e alla Rodriguez la situazione è stata mal gestita e la mancanza di dispositiv­i di protezione ha fatto il resto — denuncia Simone Raffaelli (Fp-Cgil) — mentre le residenze dove i contagi sono arrivati dopo il lockdown sono riuscite a rimanere immuni o a isolare subito i contagi». Raffaelli indica anche tre soluzioni per superare le criticità: «Fare tamponi a tutti; trasformar­e le Cra in presidi ospedalier­i o creare hub dove ricoverare i positivi».

Infine, una testimonia­nza: una Oss del Sant’Anna, in malattia dal 23 marzo con sintomi in attesa di tampone, che chiede di restare anonima: «La struttura si è mossa tardi — racconta — ha sottovalut­ato le prime influenze e ci ha dotato di mascherine solo il 16 marzo. Prima, se indossavam­o le nostre, ce le faceva togliere per non spaventare gli anziani. Abbiamo paura, le nostre vite sono ormai rovinate, non ce ne dimentiche­remo».

«Hanno sottovalut­ato le prime influenze: via le mascherine per non spaventare gli anziani»

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Ora d’aria Un’operatrice della casa di cura Sant’Anna con tuta e mascherina sul balcone della struttura al quarto piano, dove sono concentrat­i gli ospiti malati

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