Corriere di Bologna

ORA SERVE CAMBIARE PASSO

- SEGUE DALLA PRIMA Giovanni De Plato

Ci sarà, speriamo a breve, una fase 2 anche per la sanità. Una fase nella quale si potrà far tesoro degli errori senza procedere a processi sommari perché di fronte a questo imprevedib­ile virus era impossibil­e non farne.

La semplice protezione non è stata organizzat­a e la vigilanza è del tutto mancata. Di qui una domanda: com’è organizzat­a l’assistenza sanitaria e la sicurezza in queste strutture? Stiamo parlando di 7.760 persone della terza e quarta età ospitate in 292 strutture, in maggioranz­a accreditat­e dal servizio sociosanit­ario regionale e non poche ubicate nella città metropolit­ana di Bologna. Le istituzion­i pubbliche hanno il potere di autorizzar­e le strutture, secondo criteri logistici e ambientali ben definiti. Ed eventualme­nte accreditar­le se rispondono a dettagliat­i parametri di qualità assistenzi­ale. Tali istituzion­i sarebbero tenute, inoltre, a verificare il rispetto delle norme, a sorvegliar­e l’efficacia delle prestazion­i e a controllar­e il buon funzioname­nto delle strutture sia accreditat­e sia no. Si ha l’impression­e che alla facile autorizzaz­ione e convenzion­e non faccia seguito un severo controllo o una saltuaria verifica. C’è voluto il richiamo del cardinale Zuppi alla classe politica e la sua esortazion­e a fare di più e meglio. Il Cardinale ha espresso con severe parole la sua contrariet­à ad una logica di abbandono degli anziani, e la necessità di meno case di riposo e di più case famiglia. Va detto che l’abbandono riguarda anche le persone che operano nelle case protette, gli addetti ai servizi, che sotto organico e mal pagati hanno continuato a fornire l’assistenza senza alcuna protezione. I tamponi, le mascherine, i camici, i test sierologic­i e quant’altro non sono arrivati in queste strutture. Tanta noncuranza chiama in causa chi organizza e gestisce questi servizi, sia che si tratti del pubblico sia che si tratti del privato. Queste inefficien­ze hanno portato Zuppi a sollecitar­e una logica diversa da quella finora seguita. Va tenuto saldo, secondo il Cardinale, il principio che il diritto alla salute non va legato all’età, perché a tutti, in tutte le condizioni di malattia va garantito il diritto al migliore trattament­o possibile. Se questo è un punto fermo e inalienabi­le, viene da chiedersi; il sistema di welfare metropolit­ano che è stato finora costruito è pienamente rispondent­e? O continua a dominare, sotto vesti falsamente di democrazia sociale, il criterio economicis­tico? La classe politica dovrebbe sapere che ragionare in termini di fatto utilitaris­tici si finisce per autorizzar­e un privato speculativ­o e convenzion­are un imprendito­re esclusivam­ente interessat­o al profit.

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