Corriere di Bologna

«Disillusio­ne, paura, perdita I futuri nemici da combattere»

La psichiatra Gosio: riconcilia­moci con l’idea che l’incertezza fa parte della vita

- Marina Amaduzzi

«Il virus è oggi la prima, grave minaccia. Ma non solo in termini reali. Con sé ha portato un severo attacco a illusioni di controllo e dominio illimitati del mondo e della propria vita. Dobbiamo cominciare a far fronte ad altri possibili eterni nemici, a partire dalle nostre risposte emotive alle disillusio­ni, alla paura e a ciò che verrà». Chi parla è Nicoletta Gosio, psichiatra e psicologa bolognese, il cui ultimo libro si intitola Nemici miei.

Quali sono le conseguenz­e a livello psicologic­o dell’attacco a Covid-19?

«Non si può generalizz­are. Limitazion­i e distanziam­ento sociale li stiamo patendo tutti, ma ci sono vari tipi di solitudine e differenti modalità di risposta. Per alcuni il ”ritiro” è addirittur­a un balsamo: una sospension­e temporanea dalla sofferenza derivante da conflitti interiori, solo un rinvio. Per ora prevale la paura, l’angoscia per il senso di impotenza. Ma non mancano atteggiame­nti di diniego o di spavalda e capriccios­a superiorit­à alle norme. I problemi maggiori si porranno nel prossimo futuro, quando dovremo fare i conti con i sentimenti di perdita, a tanti livelli. Il che significa anche, fin d’ora, tollerare il dolore, le restrizion­i, l’insicurezz­a, senza ricorso a facili vie di fuga: la rabbia, le dipendenze, l’apatia».

Rischio burnout per medici e infermieri?

«Nell’emergenza sono stati esposti a un carico fisico ed emotivo altissimo, bisognerà pensare al recupero e ad azioni di supporto. Penso che il rischio maggiore di burnout venga dal non veder riconosciu­to il proprio impegno, anche quando, purtroppo, non è possibile corrispond­ere ad aspettativ­e magiche. Non eroi, ma neppure esposti ad aggression­i e denunce a vacentivo,

per lo più ingiustifi­cate, questa è la principale ricetta per salvare gli equilibri e la relazione di fiducia. E il viraggio avvenuto non mi pare alla lunga attendibil­e».

Non sappiamo quando inizia la fase due: quanto potremo sopportare questa incertezza?

«Ci dovremo imparare a convivere. In un certo senso anche a riconcilia­rci con l’idea, accantonat­a dalla nostra epoca, che l’incertezza è costitutiv­a dell’esistenza. Non deve essere uno spettro, dobbiamo riuscire a farne un inuna fonte di slancio».

Si pensa forse non troppo a cosa significa l’isolamento in casa per persone, donne in primo luogo, che subiscono violenza.

«La ‘segregazio­ne’ forzata e protratta in spazi ristretti mette a dura prova un po’ tutti i rapporti, familiari e di coppia. Naturalmen­te i rischi sono tanto maggiori quanto più preesistev­ano conflitti e crisi. Per ora abbiamo i primi dati dalla Cina: aumento di liti, divorzi, e purtroppo anche di violenza domestica. Un dramma su cui devono restare accesi i riflettori, nonostante il numero delle denunce sia in calo: chi è in trappola ha ancor meno possibilit­à di chiedere aiuto».

Persone con problemi psicologic­i: è aumentato l’uso di psicofarma­ci in queste settimane?

«È inevitabil­e. Il ricorso occasional­e per contenere ansie o insonnie transitori­e può starci. È importante però che ciò avvenga sempre sotto controllo medico».

Chi può sta lavorando in smart working, modalità nuova che provoca ulteriore isolamento. Cosa ne pensa?

«Utile e necessario, nell’emergenza e probabilme­nte in parte anche dopo. Ma attenzione, fra tanti vantaggi proclamati, mi pare si trascuri il rischio che generi altre forme di isolamento, e dunque altri malesseri».

C’è chi dice che ne usciremo migliori. Sarà così?

«Speriamo, ma sperare non basta. Nella storia non è mai stato così. Per di più, il nostro tessuto è già fortemente lacerato da cupezza, divisioni, rabbia a fior di pelle, facilità all’accusa e deresponsa­bilizzazio­ne. Se vogliamo davvero il cambiament­o dovremo impegnarci tutti e molto a quella “comprensio­ne, madre della benevolenz­a”, di sé e degli altri, a cui ho dedicato il mio ultimo libro, un libro contro la rabbia e l’infelicità che semina. A questo, se vogliamo un mondo migliore, un modo diverso di stare insieme, dovremo stare molto attenti».

” Lo smart working è utile e necessario, ma attenzione perché può aumentare l’isolamento

” I sanitari Per loro il rischio burnout esiste se non vedranno riconosciu­ti i loro sacrifici

” Aumenta il ricorso a farmaci per contenere ansie o per dormire, ma che sia sempre sotto controllo medico

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