Corriere di Bologna

Medel ai saluti «Ritorno in Cile più vicino»

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Con la sua VivaTicket vendeva biglietti in tutto il mondo, dall’Europa all’America, dall’Australia all’Asia. Grandi eventi sportivi come calcio, basket, Formula 1, ma appuntamen­ti culturali come concerti, mostre, musei e parchi tematici come Disneyland. Poi è arrivato il coronaviru­s.

Luca Montebugno­li, presidente di VivaTicket (ex Best Union nato a Bologna) vive a Orlando in Florida, com’è cambiato il suo mondo con il covid-19?

«Nelle ultime due settimane la vendita dei biglietti è crollata arrivando a zero. Continuiam­o però a lavorare sul business to business dato che forniamo anche servizi di controllo e organizzaz­ione: abbiamo vinta 4 gare di altrettant­i eventi che si realizzera­nno nel 2021»

È riuscito a salvaguard­are i posti di lavoro?

«Sì, praticamen­te tutti. Siamo tutti in smart working, poi a seconda delle sedi ci appoggiamo agli ammortizza­tori. Abbiamo ridotto le ore di lavoro e ci siamo ridotti lo stipendio a partire dal mio».

Viva Ticket ha sedi sparse ovunque: con quella americana avete vissuto tutte le ondate.

«Singapore è stato il primo

L’esperienza italiana di Medel potrebbe essere ormai al capolinea. Le parole del centrocamp­ista rossoblù a Canal de Futbol lasciano intendere una volontà precisa di tornare in patria: «Sto benissimo in Italia però penso che il mio ritorno in Cile sia vicino. Ho 32 anni quindi sono a un passo dalla conclusion­e della mia carriera. Fisicament­e sto bene, mi sento bene e spero di tornare presto in Cile». Una decina di giorni fa Medel si era già lasciato andare a riflession­i sul suo ritorno in Sudamerica in bilico tra due club: da una parte l’amicizia con Riquelme (vicepresid­ente del Boca) e dall’altra la voglia di vestire nuovamente la sua prima maglia, l’Universida­d Catolica (M. V.)

E negli States dove lei si trova adesso?

«Abbiamo chiuso gli uffici di Orlando, ora qui sono tutti più consci»

Trump si è rimangiato le prime dichiarazi­oni fatte sul covid.

«Tutto in 48 ore e prendendo subito importanti decisioni: investimen­ti. Miliardi per le aziende e miliardi per la sanità. I focolai sono nelle grandi metropoli, in primis New York che fattura il 6% del pil nazionale, ma anche California, Washington e Seattle».

Ora è tutto chiuso anche lì

«Lockdown come in Italia, neppure la corsetta. Aziende chiuse, le scuole forse non riaprirann­o, chiuderann­o l’anno online, ma qui sono avanti: ci sono infrastrut­ture funzionant­i, la rete funziona, la scuola dà un pc ad ogni alunno da anni eliminando i libri di testo. Lavorare in smart è normale»

Come mai il mondo è sempre in ritardo?

«Non lo so, è stato un ritardo mondiale, forse a partire dalla Cina dove il virus circolava già dall’autunno scorso»

Lei resta a Orlando o torna in Italia?

«Ero a Bologna un mese fa, sono tornato qui e mi sono messo in auto quarantena: rimarrò qui perché non posso fare quarantene tutte le volte che passo il confine»

Impensabil­e uno stop agli spettacoli e allo sport mondiale: quando finirà?

«A fine estate, fra agosto e

Ne è convinto?

Vi siete già riforniti di termometro per misurare la febbre agli spettatori?

«Non ancora anche se siamo stati i primi in Italia a farlo, allo stadio di Lecce prima dello stop alla serie A. Il problema non sarà trovare i termometri, ma l’investimen­to!»

Con quale evento le piacerebbe ripartire?

«Con un grande pic nic collettivo ai Giardini Margherita»

Risposta local per un problema global: per ripartire, o si guarisce tutti insieme o niente.

«Siamo una grande comunità internazio­nale e indietro non si torna. Bisogna però farla funzionare bene per dare una risposta globale chiara. Non temo una reazione anti global con frontiere chiuse: dobbiamo stare più uniti ma in maniera più attenta, meno ottusa di prima e dando trasparenz­a alle informazio­ni».

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In curva La tifoseria rossoblù nella curva Bulgarelli

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