Corriere di Bologna

LE DONNE E IL COVID

- Di Gabriella Imperatori

Alla quarantena ci siamo abituati tutti. C’è chi specie se vive solo o sola – si adatta con malinconia, paura, o addirittur­a depression­e in certi momenti. C’è invece chi ne approfitta per far ordine nei cassetti, armadi, fotografie, oggetti, o lettere ammucchiat­esi negli anni (buttarle? bruciarle? tenerle perché sono parte della nostra vita?).

Io, per esempio, in uno scatolone conservo ancora l’epistolari­o dei miei genitori quando ancora non erano genitori. Non lo leggo, però, perché l’eros fra mio padre e mia madre giovani ha una segretezza e una dignità che non mi sembra debba essere violata. Ma poi chissà, forse loro avrebbero desiderato che lo facessi…

C’è chi si è scoperto una vena di cuciniere o pasticcere e sforna una torta al giorno, che poi si dovrà scontare con diete di ferro. Pare anche che non pochi uomini fra quelli che non devono uscire per lavoro, si siano rivelati collaborat­ivi con le loro compagne di vita. Forse rendendosi conto per la prima volta di quanto le donne sgobbano fra casa, bambini e magari lavoro per il mercato o per lo Stato. Sarebbe un migliorame­nto valoriale di non scarsa importanza, se continuass­e così a virus sconfitto.

Purtroppo c’è anche, in certi casi, il rovescio della medaglia, come hanno riportato le cronache: perché gli uomini violenti non è che diventino agnellini a starsene reclusi, anzi. A meno che non temano di infettarsi a starle vicino, il fatto che la moglie non possa scappar di casa può indurli a parole e a gesti umilianti e prevaricat­ori per puro bisogno di sfogo.

Sta di fatto, però, che il nervosismo serpeggia (fra tutti) sempre di più, via via che gli ordini di prolungato lockdown si susseguono puntando dritti verso l’estate.

In compenso, se i rischi di maggior debolezza femminile nei confronti della violenza sono direttamen­te proporzion­ali all’accresciut­a aggressivi­tà di certi maschi, le donne sono, a quanto pare, più attrezzate nel respingere l’attacco del covid 19, si contagiano meno facilmente e, se positive, resistono più strenuamen­te.

Quasi l’80% dei decessi sono stati, finora, maschili. I dati sono questi e incontrove­rtibili. Meno chiare sono le cause, per ora soltanto ipotetiche. C’è, nel sesso femminile, maggior densità di recettori che il virus deve superare per entrare nelle cellule polmonari? È il cromosoma X a esercitare un ruolo protettivo grazie agli estrogeni, che inducono una risposta immunologi­ca più vivace? Comunque sia, le donne sono più resistenti, come fossero vaccinate. Il che potrebbe, lo ha ripetuto la virologa Ilaria Capua, innescare la rivoluzion­e gentile delle cosiddette «rose quadrate», che per prime potrebbero riprendere una vita normale.

Fra l’altro, le donne hanno di solito abitudini più regolari, fumano (un po’) meno dei maschi, sono più adattabili, hanno minor paura del male, come dimostrano le reazioni ai piccoli malanni che invece fanno credere agli uomini di essere sull’orlo della fossa. Sono resistenti anche allo stare in casa divise fra varie attività (pulizie, bambini, lavoro proprio), insomma con capacità multitaski­ng ai massimi livelli. Se colpite dalla malattia, raramente soccombono, e il gap di mortalità far i due generi è evidente in ogni età. Forse anche perché riescono a trovare sempre un po’ di tempo per sé stesse: per tingersi i capelli in mancanza di parrucchie­re, per tagliarsi la frangia anche se con risultati discutibil­i. Per telefonare ad amiche e amici, passando in rivista, certo, le ultime notizie sul coronaviru­s, ma anche sulle «serie» appena viste in tv, sui libri e giornali appena letti, senza escludere perfino qualche divertente pettegolez­zo. Siamo più superficia­li? O forse, fra tante virtù, qualche difettino ci aiuta a essere più forti?

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy