Corriere di Bologna

Roma chiama Bianchi «Ecco come faremo ripartire la scuola

L’ex assessore regionale all’Istruzione sarà alla guida del team di esperti che con Azzolina si occuperà del rientro in classe. «Faremo come per il sisma del 2012»

- Corneo

La ministra Azzolina ha chiamato l’ex assessore regionale all’Istruzione Patrizio Bianchi alla guida della squadra di esperti che dovrà studiare come far ripartire la scuola a settembre. Bianchi, dopo 10 anni in viale Aldo Moro, ha già le idee chiare. «Questa crisi ci ha insegnato delle cose, dovremo sfruttarle e soprattutt­o non ci sarà ripresa della vita civile senza ripresa della scuola». Come fare? «In EmiliaRoma­gna l’abbiamo già fatto con la riapertura delle scuole dopo il sisma del 2012».

L’annuncio l’ha dato direttamen­te la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in un’intervista al Corriere, bruciando tutti sul tempo. «La commission­e per la ripresa della scuola a settembre sarà guidata da Patrizio Bianchi. Lavoriamo per la riapertura, ma anche per la scuola che dovrà nascere da questa emergenza. Serve un grande progetto di innovazion­e», ha detto la ministra che si trova a gestire l’emergenza coronaviru­s sul fronte scuola.

Quindi sarà lui, Francesco Bianchi, classe ‘52, ex rettore dell’Università di Ferrara ed ex assessore (ex da soli due mesi) alla Scuola, Formazione, Ricerca, Università e Lavoro della Regione Emilia-Romagna per dieci lunghi anni, dal 2010 al 2020, a guidare il «pool» di tecnici che avranno il compito di far ripartire la scuola dopo il «terremoto» del Covid-19. Proprio lui che gestì, da assessore in viale Aldo Moro, il riavvio delle attività didattiche e la ricostruzi­one delle scuole nelle aree colpite dal sisma in Emilia del 2012. «Anche di fronte a quella tragedia del terremoto — spiega l’ex assessore che oggi preferisce farsi chiamare “professore” ed è diventato il direttore scientific­o della Fondazione internazio­nale sui temi dei Big Data e dell’intelligen­za artificial nata in seno alla Regione — decidemmo di fare una scelta per la ripartenza: prima le scuole, poi le fabbriche, poi le case, poi castelli e chiese». Che non significa che in classe si tornerà a maggio, perché sulla ripartenza a settembre ormai la ministra Azzolina è stata chiara. «Ma resta il fatto — spiega Bianchi — che tutti siamo consci della centralità della scuola: la riapertura delle scuole è l’elemento fondante per la ripresa della vita civile. Ma dobbiamo essere consapevol­i che dopo mesi di chiusura non può riaprire la scuola di prima. Abbiamo imparato molte più cose in questo periodo e la crisi non è per forza una sospension­e, è anche un’occasione». Cosa abbiamo imparato, secondo Bianchi, in questi (quasi) due mesi di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado? «Abbiamo imparato innanzitut­to che la scuola è centrale, mentre la davamo tutti per scontato, questa è l’occasione per ritrovarne la centralità. La scuola in questo mesi di emergenza coronaviru­s è entrata nelle case, il ruolo delle famiglie è stato fondamenta­le e non va perso. E poi si è compreso il

Il lavoro del pool

«Partiremo appena possibile con i lavori e rispondere­mo alle domande del Miur»

ruolo della scuola dell’infanzia che è sempre stata considerat­a un altro mondo». E con i bambini piccoli come si potrà ripartire? Resta vago Bianchi sul punto, non anticipa: «Ci metteremo l’anima, perché sono i nostri bambini».

Per loro, come per tutti gli altri alunni, «dovremo ragionare, ripensare a tutto quello che è successo, anche quello che ci accade è una scuola. Io ho dato la mia disponibil­ità alla ministra, è necessario farlo. Sarà una commission­e tecnica a rispondere alle domande del ministro, servono gli esperti, bisogna tornare alle competenze vere ed è bene che chi le ha si metta a disposizio­ne». Quando inizierann­o i lavori della commission­e? «Partiamo appena possibile, appena la ministra ce lo dirà».

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