Corriere di Bologna

La Virtus degli happy hour cominciò eliminando Biella Erano i cavalli pazzi di Zare e sfiorarono lo scudetto

Le sfide dimenticat­e Un confronto avvincente al primo turno avviò la corsa fino alla finale Nel 2007 era la V nera di Best, Vukcevic e Drejer Sabatini organizzav­a gli aperitivi, la squadra stupiva nei playoff

- di Daniele Labanti @DLabanti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Fra tutti, Christian Drejer era il meno probabile tra i protagonis­ti della cavalcata playoff della Virtus iniziata contro Biella nella caldissima primavera del 2007. In pratica era stato fatto fuori già tre volte, sia da Zare Markovski sia da Claudio Sabatini. Talento di cristallo, poteva diventare un campione d’Europa col Barcellona e invece finì a Bologna con qualche anno di ritardo. La Virtus lo voleva, quando c’erano i soldi e Roberto Brunamonti a curare il mercato. Arrivò invece negli anni della Vidivici, dopo aver deluso ai livelli alti d’Eurolega. Non perché non avesse qualità, ma gli mancava il resto. Nella stagione precedente Zare fu a un passo da tagliarlo: proprio a Biella, in regular season, la V prese trenta punti e in quella partita dopo otto minuti Drejer uscì per una distorsion­e alla caviglia sinistra. Una finta, si pensava nel clan bianconero. Markovski convocò nel suo ufficio i giornalist­i per mostrare i frame del video in cui «sembra» che il piede del danese si impunti in una striscia gommata del parquet del PalaBiella. Roba da Var. L’opinione era che Drejer si fosse ammutinato.

Forte di un contratto, alla fine Christian rimase e sempre avvolto nei suoi alti e bassi da splendido principe che ti fa smadonnare quando non segna almeno 15 punti, giocò anche alcune grandi gare. Tra le quali il derby di ritorno al PalaDozza, in cui la Virtus bissò il successo dell’andata. Un 2-0 che mancava da secoli. Fu una stagione emozionant­e: la V fece un campionato di vertice, i tempi dei trionfi distavano solo cinque anni e il pubblico pensava fosse già ora di vincere ancora. E invece la Final Eight di Coppa Italia venne buttata al vento in finale contro Treviso, con un rinforzino probabilme­nte si poteva dare l’assalto allo scudetto e quando Roma passò al PalaMalagu­ti i tifosi lo fecero notare a Sabatini, sventoland­ogli sotto il naso il portafogli­o. E lui s’incazzò ferocement­e. Con Travis Best, Vlado Ilievski, Gui Giovannoni, Dusan Vukcevic e gli altri, i playoff furono comunque messi facilmente in cassaforte. Quel gruppo costruito da Markovski è stato probabilme­nte il migliore visto nell’era Sabatini, al di là della finale conquistat­a, e a tutti resta ancora nella mente l’interrogat­ivo: cosa avrebbe potuto fare la Virtus l’anno successivo se non fosse stata smantellat­a?

Drejer gara 1 contro Biella non la giocò. Alla fine il club decise di rafforzars­i e arrivarono Vladimir Petrovic, Prodromos Nikolaidis e Andreas Glyniadaki­s. L’unico con pedigree era l’ultimo, un lungo scelto persino dalla Nba. Nel turnover Zare giubilò Drejer, col sostegno della società. Uno che s’estranea dalla lotta, si pensò non senza ragioni, nei playoff non servirà.

Ma la Virtus quella gara 1 in casa la perse, e la perse anche male. Biella lanciata dalla trojka Reece Gaines-Erik Daniels-Jamel Thomas dominò la partita tecnicamen­te e mentalment­e e lasciando alla Vidivici l’alone dell’incompiuta. Sabatini, che dei brusii e dei brontoloni del parterre ne aveva le tasche piene, s’era inventato gli happy hour in piscina. Tifosi, squadra, staff, bambini, signore allampanat­e, tutti convocati a bordo vasca al Cierrebì per bere degli aperitivi, ballare e vivere in allegria i primi playoff del nuovo corso. Zare ingoiò anche questa, mentre cercava di trovare le soluzioni ai problemi tecnici. In realtà l’ambiente si scaldò, ma decisiva fu soprattutt­o gara 2 a Biella. Il tonfo della prima partita consigliò di rimettere Drejer in squadra e il danese non ne uscirà più, risultando forse non brillante ma importante nel proseguo dei playoff. Era una catena tanto assurda dal risultare vincente: il patron che organizza i veglioni, esterna, interviene, sta sui giornali, distrae l’attenzione e fa parlare della Virtus quasi come fosse un circo, la squadra che lavora e si cementa, sentendo addosso l’affetto dei tifosi. Da fuori sembrava un esperiment­o folle, ma quella Virtus andrà in finale scudetto. Con gli apertivi e tutto il resto.

La serie con Biella è stupenda. Ribaltato in gara 1 dai piemontesi il fattore campo poi recuperato subito dalla V, vanno in scena sfide di talento, partite palpitanti — due delle ultime tre finite al supplement­are — mentre il PalaMalagu­ti si riempie. Quella cruciale è la terza, vinta appunto all’overtime 104-102, già persa due volte all’intervallo e ripresa per i capelli proprio negli ultimi minuti del quarto periodo. Vinta dai big — Giovannoni e Vukcevic — ispirati da Best e supportati dalla solita prestazion­e di cuore infinito di Michelori. Mancherà, Andrea, nella finalissim­a con Siena, perché il suo ginocchio farà crack nella semifinale contro Milano. In gara 5 salì di tono anche Fabio Di Bella, che era uno degli ex.

A quel punto nella testa della squadra scattò qualcosa. Zare sapeva guidarla, con i suoi metodi e le sue idee, e il gruppo — profondo e con più qualità di quella che gli veniva accreditat­a — fece fuori l’Armani di Sasha Djordjevic che in campo aveva un giovanissi­mo Danilo Gallinari e altri campioni. Per la finale, Sabatini ne aveva in serbo una impronosti­cabile: l’allenament­o prima di gara 1 in piazza Maggiore. Operazione d’immagine straordina­ria che Zare subì, come le altre, vestendo i panni del coach aziendalis­ta. Avrebbe preferito prepararla in un altro modo, ma alla fine vinse Siena 3-0. Il primo scudetto del ciclo di successi che finì poi in tribunale. Il Montepasch­i c’era arrivato eliminando Roma, sfida che diventerà una classica, sempre vinta da Siena («rapinata» vi diranno i romani). Quella V, invece, si dissolse in estate. (9. Continua)

Markovski subì le iniziative del patron ma fu un trionfo Fossero stati tutti confermati chissà cosa sarebbe successo

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Christian Drejer marcato da Jamel Thomas durante la serie playoff 2007 tra Vidivici e Angelico Biella Sotto il patron Claudio Sabatini festeggia il passaggio del turno
Talento Christian Drejer marcato da Jamel Thomas durante la serie playoff 2007 tra Vidivici e Angelico Biella Sotto il patron Claudio Sabatini festeggia il passaggio del turno
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Zare Markovski mentre dirige l’allenament­o in piazza Maggiore prima delle finali scudetto del 2007
In piazza Zare Markovski mentre dirige l’allenament­o in piazza Maggiore prima delle finali scudetto del 2007
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