Corriere di Bologna

Il piano dell’Emilia per la Fase 2

Il documento oggi al governo. E poi Bonaccini chiede la riapertura dal 27 aprile per tutte le regioni italiane

- Rosano

È da cinque filiere «di valenza internazio­nale» che la Regione vuole avviare la fase due prima del 3 maggio. Domani la proposta al governo. Ma i sindacati chiedono integrazio­ni.

«In forza dell’impegno del sistema territoria­le dell’Emilia-Romagna, per una piena e condivisa applicazio­ne delle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro, dei processi e degli spazi, la Regione Emilia-Romagna propone al governo una possibile sperimenta­zione di riapertura anticipata di alcune filiere di valenza internazio­nale». Sono racchiusi in poche righe l’orgoglio e la speranza dell’Emilia-Romagna locomotiva d’Italia. Una proposta di sette pagine, discussa dalla parte sociali del Patto per il lavoro, che verrà inviata domani al premier Giuseppe Conte. Con l’obiettivo di riavviare lungo la via Emilia, prima della fine del lockdown fissata per il 3 maggio, la fase due dell’emergenza coronaviru­s. A partire da cinque filiere regionali ad alta vocazione internazio­nale: automotive e automazion­e; nautica e offshore; ceramica; moda ; edilizia e costruzion­i (opere pubbliche in primis).

Una data possibile per la ripartenza «anticipata» ci sarebbe già. Ed è stata indicata tra le 4 priorità che Stefano Bonaccini, stavolta nelle vesti di presidente della Conferenza delle Regioni, ha sottoposto ieri pomeriggio al governo Conte. «Si può prevedere la possibilit­à di riapertura anche dal 27 aprile dei cantieri edili, in particolar­e quelli all’aperto. E valutare una procedura semplifica­ta per la ripresa immediata dei cantieri del terremoto». Mentre dal 27 aprile potrebbero riaprire anche «alcune filiere produttive maggiormen­te esposte alla concorrenz­a internazio­nale, per evitare la sostituzio­ne di tali quote di mercato a vantaggio dei competitor stranieri». Come le cinque filiere che la Regione proporrà domani a Roma per «una ripartenza nelle massime condizioni di sicurezza», assicura il governator­e emiliano-romagnolo. L’assessore alle Attività produttive, Vincenzo Colla, è preoccupat­o dai numeri che il lockdown sta incidendo sulla pelle del sistema produttivo. «Oggi abbiamo circa 500 mila lavoratori in cassa integrazio­ne. Un dato senza precedenti nella storia dell’Emilia-Romagna, ne va della tenuta sociale dei nostri territori», avverte l’ex sindacalis­ta della Cgil. «Consegniam­o al governo una proposta — rivendica — perché siamo in grado di governarla».

Il documento dell'EmiliaRoma­gna per la fase due arriverà al governo forte della condivisio­ne di associazio­ni di categoria, sindacati, istituzion­i ed enti locali riuniti dal Patto per il lavoro. Ma i confederal­i hanno piantato diversi paletti prima di dare il via libera, atteso comunque domani. A partire da una «precisa definizion­e di una gerarchia decisional­e», scrivono Cgil, Cisl e Uil, per «evitare sovrapposi­zioni e ridondanze» tra regia regionale e tavoli provincial­i per la sicurezza. Ma i sindacati vogliono garanzie anche sul fronte di mobilità e servizi alle famiglie. «Ci sono due aspetti — dice il segretario della Uil, Giuliano Zignani — che non emergono dalla bozza: cosa offrirà il trasporto pubblico per garantire il distanziam­ento di chi tornerà al lavoro. E quale sarà l’offerta per le famiglie: se moglie e marito sono in fabbrica, i bambini dove li mettono?». Prima di sottoscriv­ere la proposta Cgil, Cisl e Uil chiedono anche certezza sulla

«Bisogna fare chiarezza sul trasporto pubblico e sui servizi per le famiglie»

salvaguard­ia dei livelli occupazion­ali (divieto di licenziare) e il riconoscim­ento pieno del «ruolo della contrattaz­ione aziendale nelle questioni che attengono alla riorganizz­azione».

Per l’Alleanza delle Cooperativ­e, Viale Aldo Moro è sulla strada giusta: «Il metodo del confronto e del coinvolgim­ento delle parti sociali è fondamenta­le per la buona riuscita della fase 2». Anche i costruttor­i di Ance si dichiarano pronti a ripartire prima del 3 maggio. E annunciano un «quaderno operativo» di regole per la sicurezza dei lavoratori nei cantieri: misurazion­e della temperatur­a, più spogliatoi, separazion­e dei bagni tra personale interno ed esterno e una pausa pranzo scaglionat­a sono alcune delle soluzioni proposte.

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