Corriere di Bologna

IL TURISMO E IL MADE IN ITALY PER LA RIPARTENZA DOPO IL COVID

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Sembra che la «ripresa economica», vista l’inerzia europea, debba passare per il «fai da te». Il famoso «arrangiate­vi» di un vecchio film di Totò. Ma come? Non ricorrendo ad alchimie finanziari­e, bensì adottando, ciascuno nel suo piccolo, semplici iniziative. Pertanto, oltre ad incrementa­re il consumo del cibo italiano, dovremmo sostenere il settore del turismo, motore trainante dell’economia nazionale, abbandonan­do di buon grado, quella che era diventata una vera e propria mania: girare per il mondo, affrontare viaggi spesso faticosi oltre che costosi, ritornare «distrutti» ma pronti a pavoneggia­rci nel raccontare quanto visto ad amici e parenti in estasi contemplat­iva! Credo che sia il caso di riscoprire l’Italia: le sue bellezze, la sua arte, la sua natura, la sua storia e tutto ciò che il mondo ci invidia. Facciamo, una volta per tutte, noi i turisti a casa nostra e così facendo oltre ad aiutare l’economia interna concorrere­mo ad iniettare, negli operatori del settore, un iniezione di fiducia e di speranza per il futuro. Sbaglio?

Pietro Fanesi, BOLOGNA

Caro Fanesi, non sbaglia, però attenzione, dobbiamo intenderci. «Girare per il mondo» è il sale della vita, ma ad una condizione irrinuncia­bile: non farlo ad occhi chiusi.

Viaggiare è bello, utile, indispensa­bile quando significa calarsi nelle culture altrui, comunicare e crescere attraverso lo scambio. Inutile, quando il viaggio è soltanto chiudersi in un recinto altrove, spesso nel punto opposto del mondo, per poi inseguire una pastasciut­ta italiana e, non trovandola, dedicare tutto il tempo al rimpianto della nostra tavola lontana. Conosco bravi turisti in cerca di sole che stanno chiusi per due settimane nel villaggio tutto compreso, senza mai chiedersi cosa ci sia oltre lo steccato. E senza sapere cosa si perdono. Tornano con una vistosa abbronzatu­ra fuori stagione da esibire come un trofeo ma con inalterata ignoranza del paese dove sono stati e della gente che vi abita.

Fatta la premessa, sono d’accordo con lei: nel dopo Covid stringiamo­ci a coorte, ne dobbiamo uscire uniti e con strategie propulsive del made in Italy, vacanze comprese. Sintetizzo: aiutiamo i nostri bagnini, anche se con qualche peccatucci­o fiscale a carico. Perché comunque hanno sempre amato il mare di casa e l’hanno fatto amare a molte latitudini. Li prendo come esempio di tutto il comparto turistico, grande industria italiana, motore dell’economia e della fantasia. Torneremo sotto l’ombrellone (un po’ più larghi e magari ci staremo perfino meglio).

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