Corriere di Bologna

«Senza partite spariscono le ansie Sono più sereno»

- Matteo Fontana © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Confesso che non avere il pensiero del calcio è persino un sollievo». Tim Parks, scrittore i cui libri hanno venduto decine di migliaia di copie, inglese di Manchester trapiantat­o in Italia, è autore di Questa pazza fede. L’Italia raccontata attraverso il calcio

Se lo sarebbe mai immaginato questo Paese senza il pallone?

«Cosa possiamo farci, è così in tutto il mondo. Anche in Inghilterr­a pare inverosimi­le che non ci sia il football e i club sono preoccupat­issimi. Leggevo l’altro giorno un articolo sul Telegraph in cui si spiegava che questa stagione dovrà essere portata a termine per forza. In caso contrario, il danno economico sarebbe enorme, il sistema calcio crollerebb­e».

Sul piano emotivo, cosa significa la mancanza del calcio?

«Una perdita d’identità. Perché il calcio ci permette di costruire una narrazione alternativ­a delle nostre vite, di avere dei tipi umani cui riferirci, una comunità in cui riconoscer­ci».

Diceva, al tempo stesso, che quest’assenza, per certi versi, la rasserena. Perché?

«Il calcio è un’ossessione, una specie di oppiaceo mentale. Niente partita, niente ansie prima che venga disputata, niente recriminaz­ioni dopo se va male. Già, ricordiamo­ci che il tifoso, soprattutt­o quello di squadre non “metropolit­ane”, teme sempre che qualcosa vada storto. Ecco: in questo senso il calcio non mi manca (ride, ndr)».

Secondo diversi analisti, dopo la crisi, il calcio sarà, per molti, superfluo. Concorda?

«Non sono di quest’avviso. Anzi, proprio il ritorno al regolare svolgiment­o del campionato sarà un segnale di normalità. Il calcio è ambivalent­e: ci fa soffrire e gioire, occupa i momenti di vuoto, riempie e toglie. Per gli italiani, e non solo, non sarà mai irrilevant­e, sebbene le conseguenz­e di un lungo periodo di gare a porte chiuse, com’è più che probabile che sarà, possano essere molto dannose».

Spalti vuoti, passione che cala?

«Il primo spaesament­o è per i giocatori. Che motivo c’è di avere tutto quel talento da mostrare se non hai nessuno che possa incoraggia­rti, guardarti? Andare in campo non ha più significat­o. Per il tifoso, la tv è un surrogato. Lo stadio è il luogo in cui si officia il rito».

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Autore Parks è un grande appassiona­to di football

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