«Cambieremo gli orari delle città»
«Noi siamo pronti a ripartire dal 27 aprile», l’Emilia aspetta una risposta ad ore. E il sindaco Merola riunisce i parlamentari Bonaccini: «Ne discuterò con i sindaci, scaglioneremo le attività. Ho fiducia in Conte, ma faccia presto»
L’Emilia ora ha fretta e il presidente Bonaccini incalza il premier. Ma pure i sindaci, invitandoli a ragionare su come trasformare le città per la convivenza con il virus nella fase 2.
L’Emilia-Romagna è pronta a ripartire dal 27 aprile con alcune delle sue filiere produttive più importanti e il governatore della Regione, Stefano Bonaccini, torna in pressing sul presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, chiedendogli di fare in fretta nel rendere note le linee generali per la fase 2 dell’emergenza coronavirus: da viale Aldo Moro c’è attesa per domani, quando tornerà a riunirsi la cabina di regia nazionale. «Verso Conte ho piena fiducia — ha comunque puntualizzato Bonaccini ai microfoni di Rainews 24 —. Ma gli dico di fare in fretta, come è stato fatto in altri Paesi. Servono decisioni, perché non chiediamo di certo che si riapra tutto e subito, ma in alcuni settori si può fare. Come regioni temiamo il rischio di uno scontro sociale». A proposito di tensioni, proprio la Regione lancia l’allarme liquidità per le imprese del terzo settore.
Nella fase 2, si parte dal presupposto delle condizioni sanitarie richieste dal governo per un allentamento del blocco, ovvero ospedali Covid e luoghi per le quarantene: la Regione ritiene di averli messi in campo. L’invito alla rapidità è dettato anche dal un’altra necessità: «Insieme ai sindaci dovremo rivedere gli orari delle città» e decidere «lo scaglionamento delle attività e della mobilità dei lavoratori». All’orizzonte una rivoluzione dei trasporti pubblici con ingressi contingentati, la possibile apertura delle zone a traffico limitato dei centri storici, citata dal sindaco di Milano Beppe Sala, per andare incontro ai mezzi privati e un potenziamento della mobilità sharing, sia bici che auto. Poi nuovi orari e turni scaglionati per le aziende e di conseguenza anche per i negozi che potranno riaprire: qui i dispenser di gel disinfettanti e limiti legati alla grandezza delle attività saranno probabilmente regola. Nodi da sciogliere, a partire dai protocolli di sicurezza da applicare nelle aziende e nei cantieri: i termoscanner all’entrata e le distanze da rispettare saranno il minimo sindacale ma il presidente della Regione immagina anche «una figura in ogni fabbrica che avrà la responsabilità sul tema del distanziamento». E, ovviamente, il tema delle mascherine sulle quali
Bonaccini incalza il governo: «Chiariscano se ci sarà un obbligo e di conseguenza una sanzione per chi non le indossa». Ieri sul tema della ripresa produttiva è tornato a riunirsi il tavolo metropolitano di Bologna per la sicurezza del lavoro. «Sono state individuate manifattura (automotive, moda e automazione), cantieri pubblici e privati, trasporto logistico e trasporto delle persone come filiere dalle quali partire — spiega il vicesindaco metropolitano Fausto Tinti
—. In ambito trasporti vengono inclusi anche gli hub come aeroporto, Interporto, Centergross e autostazione. Aspettiamo le scelte del governo per avere entro il fine settimana dei protocolli condivisi per immaginare una ripartenza dal 27 aprile».
A sostegno dei genitori che dovranno tornare al lavoro Bonaccini parla delle forme di sostegno familiare: «Le vogliamo prevedere perché le scuole non possono ancora riaprire, sono un luogo di assembramento che in questa fase porterebbe problemi, ma dobbiamo organizzare i centri estivi per ridare socialità ai bambini». Già pronto un protocollo sul turismo con nuove regole per la stagione in Riviera (steward per verificare le distanze, servizi ai tavoli e in camera come unica opzione ma nessuna barriera di plexiglass). Ma servono soprattutto «liquidità per gli operatori di quel settore e il bonus vacanze da spendere per i turisti» aggiunge Bonaccini. Bar e ristoranti, gli ultimi che torneranno alla normalità, potrebbero però iniziare a lavorare anche con l’asporto e non solo con il servizio a domicilio. Ieri mattina il sindaco Virginio Merola, che ha dovuto incassare le critiche dei sindacati e delle opposizioni per l’istituzione della task force comunale per il post-coronavirus, ha incontrato i parlamentari bolognesi di tutti i partiti guidati dal deputato del Pd, Gianluca Benamati. I due deputati dem, Andrea De Maria e Serse Soverini, hanno presentato un emendamento al decreto «Cura Italia» per rendere lo strumento dei tavoli metropolitani diffuso in ambito nazionale interlocutore per velocizzare l’iter della ripartenza.