Corriere di Bologna

IL BOOM DEGLI ESPERTI

- Di Marco Marozzi

Mi candido ad esperto. Gratuitame­nte, come sicurament­e tutti quelli nominati dal Comune, dalla Regione, dal Governo. E candido il mio medico di base ma anche sacerdoti, psicologi, economisti: eccellenze di questa terra. Posso fare i nomi. Vi assicuro che tutti possiedono «una visione strategica e di insieme orientata a una riprogetta­zione della nostra vita sociale, politica ed economica».

Quella che il sindaco di Bologna assicura abbiano gli otto esperti scelti per condurre Bologna verso il dopo coronaviru­s.

Tutti, direbbe Shakespear­e, honorable men. Invero la più nota dei magnifici otto è una signora: la professore­ssa Silvia Giannini, già vicesindac­a di Merola, che dopo un mandato scelse altra vita.

Un ritorno prestigios­o, come per molti. In questi giorni tragici l’esperto scelto dalle istituzion­i (non per le comparsate tv) è un saggio, non persegue un mestiere, ma una missione.

Una moda? Il problema può magari riguardare chi la politica invece la fa per lavoro: gli assessori, i ministri. Quanto conta il loro arrabattar­si quotidiano rispetto alla saggezza degli esperti? Si crea una gerarchia chiara.

Tanto che Merola ha privilegia­to Matteo Lepore, assessore e soprattutt­o suo designato successore, come coordinato­re «ai rapporti con la giunta comunale e i delegati metropolit­ani». Il coronaviru­s ha prodotto strati diversi nel potere politico: i leader, gli esperti, gli amministra­tori. Giuseppe Conte ha sette commission­i. Una con 73 membri. Stefano Bonaccini in Regione ha richiamato il suo superasses­sore alla Sanità Sergio Venturi per occuparsi di coronaviru­s e rappresent­are anche dal punto di vista mediatico l’Emilia..

Un altro ex assessore, Patrizio Bianchi, già rettore a Ferrara, va a Roma a occuparsi di scuola. Romano Prodi è la punta della squadra per il dopo di Bonaccini.

Gli amministra­tori attuali diventeran­no saggi quando saranno degli ex? Quando Giorgio Guazzaloca nominò dei suoi saggi per Bologna fu sommerso di polemiche, finite nel dimenticat­oio in fretta come gli esperti.

Il sindaco Merola ha indetto a più riprese stati generali per ragionare su ogni possibile futuro: stessa fine. Gli esperti funzionano se sono a tempo: l’urgenza, un tempo determinat­o. Intanto loro e gli assessori possono chiarire come si spendono i buoni comunali da 50 euro. Il gruppo di lavoro, nominato dal sindaco Virginio Merola, è formato da otto persone. Quattro donne e quattro uomini. Figure «esperte e competenti» nei relativi settori, che hanno aderito offrendo il loro contributo a titolo gratuito. Il lavoro della task force, spiega una nota del Comune, «sarà di supporto alle istituzion­i comunali e metropolit­ane per adeguare il piano strategico metropolit­ano e le scelte di bilancio dei Comuni». Dovranno, in sostanza, dare indicazion­i per una riprogetta­zione della città. Questi i nomi della squadra: Gianluigi Bovini; Daniele Donati; Irene Enriques; Silvia Giannini; Raffaele Laudani; Maurizia Migliori; Danila Valenti; Giovanni Xilo. «Scegliere una direzione è il nostro primo compito – spiega Merola –. Il Paese, le città, che dovremo reinventar­e e ricostruir­e dopo la lunga fase di emergenza del coronaviru­s». Il comitato si metterà subito al lavoro, per consegnare un primo report a settembre. Il coordiname­nto operativo, in accordo con il rettore Francesco Ubertini, è di Raffaele Laudani. Al diavolo i dilettanti allo sbaraglio teorizzati dal grillismo della prima ora, e pure i rottamator­i, prima e dopo il renzismo. Mai come per questa emergenza coronaviru­s competenze e preparazio­ne sono state così preziose, come lo stesso governator­e Stefano Bonaccini ha rilevato nei giorni scorsi. Tutti contenti? I sindaci e i governator­i avranno donne e uomini che rispondera­nno direttamen­te a loro, giunte ombra che mettono in ombra quelle uscite dalle elezioni. La task force, antidoto al virus, rischia di svalutare, deprezzare, gli assessori in carica e a ben vedere è la stessa politica a fare un passo indietro in attesa che passi la nottata contagiosa. Un conto è tagliare nastri, un altro è gestire una fase storica e sociale per al quale, per ora, non si vede la fine.

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