Termometro e mascherine, così gli operai rientrano in Gd
Ai cancelli di via Battindarno l’ingresso del primo gruppo di lavoratori dopo la chiusura per il lockdown «Un operatore mi ha preso la febbre e mi ha detto: sì»
Erano le 7.30 quando il primo lavoratore ha varcato i cancelli della Gd. L’ammiraglia del gruppo Coesia, che produce macchine per il confezionamento di sigarette, filtri, altri prodotti del tabacco e ora anche cialde per il caffè, era ferma dal 23 marzo, data X dopo la firma del decreto «Chiudi Italia».
termometro laser all’ingresso, mascherine, guanti e mense distanziate dentro: così gli operai rientrano.
Erano le 7.30 di ieri quando il primo lavoratore ha varcato i cancelli della Gd.
L’ammiraglia del gruppo Coesia, che produce macchine per il confezionamento di sigarette, filtri, altri prodotti del tabacco e ora anche cialde per il caffè, era ferma dal 23 marzo, data X dopo la firma del decreto «Chiudi Italia». Era a produzione zero lo stabilimento di via Battindarno, così come lo erano i siti del polo di Anzola, dove ieri hanno riaperto però soltanto quattro sedi su sei.
Lista dei dipendenti di turno redatta dai capireparto alla mano, agli addetti alla sicurezza aziendale è stato affidato il primo controllo in ingresso: la misurazione della temperatura con termometro laser. Dal finestrino dell’auto o ancora in sella alla moto.
Guai scendere prima di essersi sottoposti al controllo. «È po’ come essere al Mc Drive», è l’immagine usata di Gianmarco Pagani, 50 anni, in Gd da 23. Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Usb, Pagani racconta «di percorsi guidati da seguire per entrare in azienda». Percorsi sporchi e puliti, la stessa ratio utilizzata negli ospedali: si entra da una parte, si esce da un’altra. E si evita anche di incrociarsi. «Sono entrato alle 7.40 dal portone principale con il mio scooter — racconta Stefano Cavallieri, delegato Fim-Cisl —, un operatore sanitario mi ha preso la febbre e mi ha detto “sì”». Per privacy, la temperatura non viene resa nota, si riporta però su un cartellino il buon stato di salute. Ma se fosse sopra i 37.5, scatterebbe lo stop al lavoratore. «Una volta entrato, mi è stata consegnata una busta con 10 mascherine e 10 guanti — prosegue il montatore meccanico — e l’elenco di tutte le indicazioni da seguire all’interno della fabbrica». Dopo quattro ore, la mascherina va cambiata. Cavallieri, 48 anni, lavora in Gd da 30. Opera nel reparto in cui si assemblano le macchine impacchettatrici di sigarette. «Solitamente siamo in trenta, ma fino alla prossima settimana — assicura — resteremo in sei. Dappertutto ci sono erogatori di disinfettante per pulirsi le mani e il distanziamento è assicurato». «Mi sento più sicuro al lavoro che a far la spesa al supermercato», aggiunge.
Da ieri al lavoro in tutta la Gd, Bologna e Anzola, sono rientrati in 71 su 1970, di cui 13 esterni. La società comunque non ha chiesto la cassintegrazione, chi è a casa al momento non cambia nulla: lo stipendio lo continua a pagare l’azienda. Poi, gradualmente, anche in base ai nuovi decreti governativi e all’accordo firmato col sindacato, i lavoratori in sede aumenteranno.
Sui protocolli sicurezza vigilano ben otto rappresentanti delle quattro sigle presenti in azienda: Usb, Cgil, Cisl e Uil. Cavallieri è anche uno dei lavoratori responsabili del servizio di pronto soccorso: «Ora con il Covid ci sono speciali precauzioni: se un collega si sentisse male — spiega — indosserò una mascherina ffp2 e occhiali speciali per soccorrerlo, portandolo in un’area isolata e dotata di seggiola». Presenti ogni giorno due infermieri e il medico aziendale che si sposta fra Battindarno e Anzola.
Anche in mensa (il ristorante Mast, 400 coperti), dove questa settimana si sono seduti al massimo 20 persone, è già tutto predisposto per una collocazione a scacchiera.
Davide Zini, rls Fiom-Cgil, 55 anni e in Gd da 34 è più preoccupato per la mancanza di disciplina che per l’inefficacia delle misure adottate. «La situazione igienico-sanitaria è molta buona — sottolinea — ho più paura che le persone non abbiano interiorizzato le nuove regole di comportamento». Zini, in sopralluogo ad Anzola, fa capire che anche in aziende eccellenti come Gd si può fare meglio: «Stamattina il termometro laser non ha funzionato e abbiamo perso tempo, con decine di lavoratori in fila, per disinfettare a ogni utilizzo i termometri classici. Sono allo studio miglioramenti per riorganizzare gli spazi laddove c’è troppo materiale e per prepararci al rientro di tutti».
Anche se la speranza è che prima di settembre non si vada a regime e che lo smartworking, il 55% del personale, prosegua a lungo. «Il modello Gd dovrebbe essere imitato — è sicuro Gianluca Vancini, 56 anni, delegato Uilm —: la tutela della salute qui è una storia lunga. Eravamo all’avanguardia già ai tempi della prima legge 626».
Davide Zini, 55 anni La situazione igienico-sanitaria è molta buona, ho più paura che le persone non abbiano interiorizzato le nuove regole di comportamento