Corriere di Bologna

Termometro e mascherine, così gli operai rientrano in Gd

Ai cancelli di via Battindarn­o l’ingresso del primo gruppo di lavoratori dopo la chiusura per il lockdown «Un operatore mi ha preso la febbre e mi ha detto: sì»

- Di Alessandra Testa

Erano le 7.30 quando il primo lavoratore ha varcato i cancelli della Gd. L’ammiraglia del gruppo Coesia, che produce macchine per il confeziona­mento di sigarette, filtri, altri prodotti del tabacco e ora anche cialde per il caffè, era ferma dal 23 marzo, data X dopo la firma del decreto «Chiudi Italia».

termometro laser all’ingresso, mascherine, guanti e mense distanziat­e dentro: così gli operai rientrano.

Erano le 7.30 di ieri quando il primo lavoratore ha varcato i cancelli della Gd.

L’ammiraglia del gruppo Coesia, che produce macchine per il confeziona­mento di sigarette, filtri, altri prodotti del tabacco e ora anche cialde per il caffè, era ferma dal 23 marzo, data X dopo la firma del decreto «Chiudi Italia». Era a produzione zero lo stabilimen­to di via Battindarn­o, così come lo erano i siti del polo di Anzola, dove ieri hanno riaperto però soltanto quattro sedi su sei.

Lista dei dipendenti di turno redatta dai capirepart­o alla mano, agli addetti alla sicurezza aziendale è stato affidato il primo controllo in ingresso: la misurazion­e della temperatur­a con termometro laser. Dal finestrino dell’auto o ancora in sella alla moto.

Guai scendere prima di essersi sottoposti al controllo. «È po’ come essere al Mc Drive», è l’immagine usata di Gianmarco Pagani, 50 anni, in Gd da 23. Rappresent­ante dei lavoratori per la sicurezza Usb, Pagani racconta «di percorsi guidati da seguire per entrare in azienda». Percorsi sporchi e puliti, la stessa ratio utilizzata negli ospedali: si entra da una parte, si esce da un’altra. E si evita anche di incrociars­i. «Sono entrato alle 7.40 dal portone principale con il mio scooter — racconta Stefano Cavallieri, delegato Fim-Cisl —, un operatore sanitario mi ha preso la febbre e mi ha detto “sì”». Per privacy, la temperatur­a non viene resa nota, si riporta però su un cartellino il buon stato di salute. Ma se fosse sopra i 37.5, scatterebb­e lo stop al lavoratore. «Una volta entrato, mi è stata consegnata una busta con 10 mascherine e 10 guanti — prosegue il montatore meccanico — e l’elenco di tutte le indicazion­i da seguire all’interno della fabbrica». Dopo quattro ore, la mascherina va cambiata. Cavallieri, 48 anni, lavora in Gd da 30. Opera nel reparto in cui si assemblano le macchine impacchett­atrici di sigarette. «Solitament­e siamo in trenta, ma fino alla prossima settimana — assicura — resteremo in sei. Dappertutt­o ci sono erogatori di disinfetta­nte per pulirsi le mani e il distanziam­ento è assicurato». «Mi sento più sicuro al lavoro che a far la spesa al supermerca­to», aggiunge.

Da ieri al lavoro in tutta la Gd, Bologna e Anzola, sono rientrati in 71 su 1970, di cui 13 esterni. La società comunque non ha chiesto la cassintegr­azione, chi è a casa al momento non cambia nulla: lo stipendio lo continua a pagare l’azienda. Poi, gradualmen­te, anche in base ai nuovi decreti governativ­i e all’accordo firmato col sindacato, i lavoratori in sede aumenteran­no.

Sui protocolli sicurezza vigilano ben otto rappresent­anti delle quattro sigle presenti in azienda: Usb, Cgil, Cisl e Uil. Cavallieri è anche uno dei lavoratori responsabi­li del servizio di pronto soccorso: «Ora con il Covid ci sono speciali precauzion­i: se un collega si sentisse male — spiega — indosserò una mascherina ffp2 e occhiali speciali per soccorrerl­o, portandolo in un’area isolata e dotata di seggiola». Presenti ogni giorno due infermieri e il medico aziendale che si sposta fra Battindarn­o e Anzola.

Anche in mensa (il ristorante Mast, 400 coperti), dove questa settimana si sono seduti al massimo 20 persone, è già tutto predispost­o per una collocazio­ne a scacchiera.

Davide Zini, rls Fiom-Cgil, 55 anni e in Gd da 34 è più preoccupat­o per la mancanza di disciplina che per l’inefficaci­a delle misure adottate. «La situazione igienico-sanitaria è molta buona — sottolinea — ho più paura che le persone non abbiano interioriz­zato le nuove regole di comportame­nto». Zini, in sopralluog­o ad Anzola, fa capire che anche in aziende eccellenti come Gd si può fare meglio: «Stamattina il termometro laser non ha funzionato e abbiamo perso tempo, con decine di lavoratori in fila, per disinfetta­re a ogni utilizzo i termometri classici. Sono allo studio migliorame­nti per riorganizz­are gli spazi laddove c’è troppo materiale e per prepararci al rientro di tutti».

Anche se la speranza è che prima di settembre non si vada a regime e che lo smartworki­ng, il 55% del personale, prosegua a lungo. «Il modello Gd dovrebbe essere imitato — è sicuro Gianluca Vancini, 56 anni, delegato Uilm —: la tutela della salute qui è una storia lunga. Eravamo all’avanguardi­a già ai tempi della prima legge 626».

Davide Zini, 55 anni La situazione igienico-sanitaria è molta buona, ho più paura che le persone non abbiano interioriz­zato le nuove regole di comportame­nto

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L’inresso con il cartello che avvisa del controllo temperatur­a e due operai entrati ieri, Stefano Cavallieri (qui sopra) e Davide Zini
Controlli e mascherine L’inresso con il cartello che avvisa del controllo temperatur­a e due operai entrati ieri, Stefano Cavallieri (qui sopra) e Davide Zini

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