Sonno, inglese, sport e telefono: il mio protocollo
Casini
Pierferdinando Casini, pare che lei abbia organizzato nei minimi dettagli la sua quarantena.
«Ho un mio protocollo. L’ho dovuto fare perché non dormo bene la notte per cui ho imparato a cercare di restare il più possibile a letto la mattina».
«Protocollo Casini»: in cosa consiste?
«Sveglia non prima delle 9,30, mezzora di pesi, corda, pallone. Cose imparate all’Isokinetic dove mi sono curato la sciatica. Quindi colazione, sana e abbondante: yogurt, latte di riso, caffè. A questo punto torno a letto».
A dormire, di nuovo in pigiama?
«In pigiama sì, ma per leggere i giornali in pace. Intanto rispondo alle telefonate, talvolta anche conference call».
Tornia mo al
Protocoll o, lei è ancora in branda…
«Alle 12 esco per una passeggiata di due ore intorno a casa. Con la mascherina se ci sono persone intorno, e comunque spesso al telefono con le cuffie. Rientro verso le due e faccio un bagno. Alle tre mi metto a tavola. Vivendo da solo faccio la spesa e cucino. E il tempo passa».
Orari spagnoli.
«Orari da quarantena. Alle 17 parte l’ora e mezzo d’inglese, poi un’altra uscita, ma in borghese, per le commissioni. Quando rientro faccio un’altra piccola cena e guardo i tg».
E poi i talk?
«No, solo film d’avventura, d’azione, da 007 a Stallone. Infine i tg esteri, dalla BBC ad Al Jazeera. E s’è fatta l’una di notte. A quel punto vado a dormire».
Il Protocollo non fa una grinza. Applicabile perché vive da solo, dica la verità.
«Da solo è più facile, è un privilegio. E così anche avere i figli che abitano con la mamma al piano di sopra: spesso vengono da me. Doppio privilegio, sì». La mamma è lontana...
«Io a Roma lei 90enne a Bologna, ma sta bene, sono sereno. Anche Bologna mi manca (e il Bologna e la Virtus…). Il mio attaccamento è aumentato negli ultimi anni. Sono orgoglioso della mia terra, anche di come ha reagito al covid: siamo un’eccellenza».