«Sono un’altra, vado piano e non spreco»

Silvia Avallone, lo sa vero che da voi scrittori costretti in quarantena ci attendiamo nuove pubblicazioni nate da questa emergenza.

«Sono felice di aver iniziato a scrivere il mio nuovo romanzo prima del Covid perché non so se sarei riuscita a iniziarlo in quarantena. Sono fortunata a lavorare su quel ‘giardino incantato’ avviato mesi fa. Non so però quando nascerà, inutile darsi scadenze adesso».

In teoria questo tempo rallentato è una situazione ideale.

«Però sono a casa con mio marito Giovanni e mia figlia Ilde, quindi ho meno tempo. E quel poco è prezioso e me lo tengo stretto. Non rimpiango la frenesia pre Covid».

Uno stop era necessario.

«I ritmi erano insostenibili: visibilità, competizi one, ricerca ossessiva del divertime nto, bisogno di consumar e. È caduta la maschera di dover essere tutti performanti. Siamo fragili e imperfetti: ora abbiamo il tempo di capire dove abbiamo sbagliato e rivedere i nostri valori».

Lei crede che il mondo possa cambiare?

«Prima di tutto dobbiamo farlo con i nostri comportamenti e poi chiedendo a chi ci governa, che deve avere coraggio e consultare persone geniali e competenti, ma la società deve fare la sua parte. Possiamo risolvere con ambizione le mille crisi che avevamo, non perdiamo questo treno».

Cosa ha imparato durante queste settimane?

«Che ho tantissime cose, ma che ho bisogno di molto meno. Siamo circondati da cose superflue. L’usa e getta per me non è più un opzione. Voglio usare ciò che dura e non sprecare. Non ho buttato neppure un fusillo in quarantena. Ho inventato giochi per mia figlia con quello che avevamo, senza comprare altro. Non è vero che consumare è l’unica strada per crescere, si può fare diversamente».

Ma come si è comportato suo marito?

«Giovanni è fiorito come papà e poi è stato il nostro cuoco. Anche le famiglie sono da reinventare a scapito degli stereotipi. Io li farei stare a casa molto di più».