«Basta polemiche, il pallone deve ripartire»
L’ex Viviano: vedremo se tornerò a giocare. Sinisa? La sua storia è un’ispirazione per tanti
Emiliano Viviano, la serie A ripartirà?
«L’intero sistema, al di là del calcio, deve ripartire: serviranno intelligenza e precauzioni, anche se a volte quando c’è molto denaro in ballo intelligenza e razionalità sono poche. I calciatori fanno ciò che gli viene detto, come quando furono costretti a giocare l’ultima surreale giornata prima dello stop. Quando si deciderà di ripartire a giocare i calciatori accetteranno. I discorsi sul fatto che sono strapagati lasciano il tempo che trovano»
Il virus può colpire anche loro.
«Ognuno di noi ha famiglia e parenti, si rischia di contagiare chi non è in grado di sopportare il virus. Tra i calciatori infetti nessuno ha avuto problematiche gravi, ma bisogna pensare a chi potrebbe subirne».
Com’è la situazione ora a Brescia?
«Qui i morti sono stati migliaia: la gente ha affrontato un’emergenza pazzesca con grande dignità. Mia moglie ha perso una zia e un cugino è stato intubato in ospedale ed è tornato a casa dopo due mesi: chiunque ha perso un parente o un conoscente».
Da questa situazione, secondo lei, il calcio uscirà riformato?
«La serie A deve aiutare le categorie in difficoltà, in cui non si guadagnano cifre stratosferiche, e chi fa le categorie deve avere i requisiti per farle: vedere 20-30 club che saltano ogni anno non è accettabile»
La pandemia genererà un periodo di austerity?
«Sì, in ogni campo: dopo le polemiche bisogna cercare di ripartire. Io faccio anche l’imprenditore: ho un negozio di abbigliamento a Brescia gestito da mia moglie, un’enoteca a Genova e una società che si occupa di comunicazione per i calciatori. Chi ha imprese deve pagare i dipendenti e va aiutato: da qualche parte i soldi devono saltare fuori, passi una vita a pagare le tasse quindi nel momento del bisogno lo Stato deve aiutarti, specie se ti ha impedito di lavorare per motivi di salute».
Da calciatore svincolato sarà più difficile piazzarsi?
«Per firmare per questa stagione avevo tempo fino al 31 marzo. Ho avuto un po’ di proposte, l’Inter e altre che tengo per me: fisicamente sto meglio di come sono stato nell’ultimo anno e mezzo, vedremo».
Ha ricevuto una chiamata anche dal suo amico Mihajlovic?
«Ci siamo sentiti, ma per motivi che non c’entravano con il Bologna. Ha vissuto un’annata da guerriero, non mi aspettavo nulla di diverso: abbiamo un carattere simile, quando ci siamo conosciuti ci siamo piaciuti subito, pur litigando diverse volte perché diciamo ciò che pensiamo. Io frequento reparti di persone malate e posso dire che la sua storia è stata di esempio e di ispirazione per tanti».