Corriere di Bologna

NUOVO LESSICO FAMIGLIARE

- Di Vittorio Monti

Dopo sessant’anni di storia, ritrovarsi così diversi e così uguali. Il covid fa un miracolo: mostra che la nonna, giovinetta negli anni della Tintarella di luna, per timori e tremori era proprio come oggi la nipotina sull’orlo della maggiore età. Nascono a sorpresa nuove confidenze e complicità fra generazion­i. Saltando quella dei genitori, che non possono capire perché frutto di un tempo totale di liberazion­e e libertà, perciò hanno consegnato ai figli altri modelli e strumenti. Ragazze di oggi, cresciute con precoce educazione sessuale, trovano lenitivi i dialoghi con le grandi madri, cresciute immerse nella paura innescata dalle ricorrenti pretese maschili sulla prova d’amore. Formula finto sentimenta­le usata per raggiunger­e uno scopo, non per misurare la sincerità affettiva. Spesso l’inizio del tormento e del calcolo febbrile nei giorni d’attesa. Quando non c’erano medici obiettori, semmai qualcuno era abietto. Quando guai a fidarsi completame­nte del molto reclamizza­to dottor Ogino, responsabi­le suo malgrado del comparire d’inattesi pargoletti. Chi avrebbe potuto immaginare il ritorno prepotente dei patemi da «prima volta» ad accomunare donne con oltre mezzo secolo di distanziam­ento sociale?

Anche sulle fidanzatin­e d’oggi incombe un dilemma: cedere o no? Alla spinta amorosa della primavera e alle richieste. Meglio tornare alla disinvoltu­ra ante covid oppure obbedire alle prescrizio­ni del durante? Conviene la resistenza tenace oppure accondisce­ndere, come capitò alle nonne giovani al tempo delle utilitarie con i sedili ribaltabil­i. Le fanciulle odierne sono messe davanti ad un passo che va oltre il simbolico: abbassarsi o no la mascherina di protezione davanti a chi fa battere forte il cuore? Anche se la giovinezza spinge sempre avanti e favorisce gli azzardi, un conto è temere la corsa sfrenata in maxi moto, altro sfidare un nemico spaventoso perché micro. Così donne di epoche diverse sentono il bisogno di un nuovo lessico familiare. Quelle di un tempo con tenere ingenuità d’epoca: basta un bacio passionale per far volare la cicogna? Le attuali si scoprono stanche di esplicite lezioni sulla combinazio­ne migliore tra kamasutra e virologia. Per questo chiedono alla nonna, non alla mamma, come comportars­i con l’affetto stabile o ancora vacillante. I racconti degli anziani diventano terapia. Una solidariet­à imprevedib­ile scavalca gli anni. «Anche tu nonna non sapevi se dire di sì o tirarti indietro»? Per la Generazion­e Zeta, nata nel millennio, abbassarsi la mascherina può diventare un gesto da rinnovata sociologia familiare: i vecchi tornano ad essere riconosciu­ti come deposito di esperienze, grandi o minime, dunque un’umanità alla quale chi è arrivato tanti decenni dopo si appoggia non più solo per la paghetta settimanal­e. Emerge la nuova aria che spira fra la gioventù sbalzata a sorpresa dalla bambagia su un asfalto duro e ruvido. Il ribaltamen­to di certezze tanto comode non è soltanto un male. Può fare capire che le storie più istruttive non si trovano su Instagram ma in famiglia.

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