Il Covid, i processi e i rischi per Aemilia
Verso la riapertura uffici e Tribunale ma con nuove regole. Il nodo dei maxi processi e la scadenza dei termini di custodia cautelare per i detenuti, ipotesi di stralcio per chi è libero
Riparte la giustizia ma con nuove regole. Processi a porte chiuse e termo scanner. Ma sulle udienze di Aemilia restano diverse incognite.
Udienze a porte chiuse e termo scanner. Nell’aula bunker rischio sovraffollamento
La macchina della giustizia si prepara a ripartire anche a Bologna ma visto che tutto sarà subordinato «alle primarie esigenze di carattere sanitario», come sottolinea il presidente del Tribunale Francesco Maria Caruso, le deroghe alle garanzie processuali non saranno poche. Il principio fondamentale è che tutte le udienze penali di primo grado si terranno a porte chiuse fino al 31 luglio. Per accedere a palazzo Legnani-Pizzardi ci si dovrà sottoporre alla misurazione della temperatura corporea tramite termo scanner e indossare le mascherine.
L’esigenza di rispettare le regole sul distanziamento sociale sta mettendo a dura prova il regolare svolgimento del processo di Appello all’ndrangheta di Aemilia, già rinviato tre volte e che dovrà riprendere il 14 maggio. Nonostante la capienza dell’aula bunker della Dozza, un maxiprocesso come quello ha numeri incompatibili con le norme sul distanziamento sociale: 144 imputati, molti con più di un difensore ciascuno, il collegio giudicante, tre pm della Procura generale per l’accusa, forze dell’ordine e parti civili. Il presidente facente funzioni della Corte d’Appello Roberto Aponte ha fatto notificare a tutti i legali la richiesta di indicare con almeno cinque giorni d’anticipo via pec la volontà di presenziare o meno alla prossima udienza.
Nel frattempo si attendono le diposizioni della Ausl sulla capienza massima dell’aula in base a cubatura e possibilità di areazione. C’è la possibilità che vengano stralciate le posizioni degli imputati non sottoposti a misure cautelari, ma su questo dovrà decidere il collegio dei giudici. Mentre sui detenuti incombe il termine ultimo dei sei anni di custodia cautelare previsto dal Codice di procedura penale, che secondo le difese scadrebbe a gennaio 2021. La Procura generale ha già chiesto il rinnovo dei termini di custodia, ma le lancette corrono. Il 13 maggio, poi, nell’aula bunker riprenderà l’udienza preliminare di Grimilde, altra inchiesta sulla ’ndrangheta nella Bassa reggiana: anche qui ci sono 83 imputati.
Tornando al Tribunale ordinario, che riaprirà i battenti il 12 maggio, il presidente Caruso ha dettato una serie di linee guida da rispettare per la celebrazione dei processi penali. I giudici potranno decidere se tenere le udienze da remoto, salvo nei casi di discussione finale, o in cui ci siano da esaminare parti, testimoni o consulenti. Gli avvocati della Camera penale hanno già diffuso un vademecum per i legali, redatto dall’Unione camere penali, perché stiano attenti a sollevare eccezioni di legittimità costituzionali qualora venga proposta la trattazione delle udienze da remoto fuori dei casi previsti per legge e perché si oppongano ad applicazioni retroattive, cioè per reati commessi prima dell’emergenza, della sospensione della prescrizione.
Priorità poi ai processi con detenuti, con parti civili costituite, quelli per reati bancari, tributari, societari, ambientali, maltrattamenti in famiglia, omicidi colposi e stradali, stalking, violenze sessuali e truffe. A settembre, poi, c’è la speranza che si concretizzi il trasferimento del Tribunale nei locali dell’ex Maternità in via D’Azeglio, dove i lavori dovrebbero terminare in estate.