Invento menù e studio testi teatrali
Vito, quanti nuovi menù ha ideato durante la quarantena?
«Molti. Anche perché dopo i film, i libri e la lettura del copione del nuovo spettacolo che ho messo subito da parte, cos’altro potevo fare? Provo e sperimento da solo non potendo invitare gli amici. Piccole porzioni, perché poi rischiavo di non passare più dalla porta. Ogni due giorni mi concedo un calice di vino rosso»
I nuovi piatti di cui è più orgoglioso?
«Uno a base di pezzi di pollo, con i funghi infilati sotto pelle (ma ci andrebbe il tartufo) e patate schiacciate all’olio con sughetto. Notevole. Potremmo chiamarlo Sotto le pelle del pollo. E poi una torta rovesciata con cipolle rosse di Tropea che proporrò al Gambero Rosso»
Superata la prova della spesa
«In questa felice full immersion mi è mancata, un momento speciale. Farla una volta alla settimana non è la stessa cosa, ma si resiste. E poi ho Nana, la mia bassotta: senza di lei sarebbe stata durissima»
Diceva di un copione.
«Un monologo, scritto da Francesco Freyrie e Andrea Zalone: La felicità è un pacco: storia di un negoziante ai tempi di Amazon».
Il covid ha insegnato qualcosa a tutti: e a lei?
«Che abbiamo bisogno di molte meno cose per vivere e che tutto può cambiare da un momento all’altro: bisogna tenersi pronti a rimettersi in gioco e a non abbattersi, mai».