Tra ciuffi ribelli e barbe incolte La dura astinenza da parrucchiere
Il lockdown del taglio visto da politici e personaggi pubblici
Il rumore delle forbici, le mani nei capelli, le chiacchiere , il relax. Tutto quello che manca agli scapigliati orfani del barbiere. In vista della riapertura la pena sta per finire anche per la clientela fedele alla Casa da barba più antica della città, quella di Francesco Scigliano di piazza Santo Stefano: imprenditori, politici, professori, personalità dello spettacolo e dello sport, i cosiddetti vip. Loro, sempre abituati a essere impeccabili, soffrono forse più degli altri per i «bulbi» cresciuti e impazziti durante la quarantena.
L’assessore alla Cultura Matteo Lepore ci scherza su, «ho avuto momenti peggiori, come col ciuffo ribelle e indomabile dell’Università. I capelli li ho tagliati in casa, ma per la barba, necessaria altrimenti sembro un “cinno”, aspetto Francesco». Una bottega non a caso. «Il video promozionale di Bologna Welcome si apre con lui che tira su la serranda».
Solo barba anche per Christoph Winterling, direttore marketing del Bologna fc, «aspetto con ansia le sue forbici per rimettermi in ordine. Il 18 se riapre voglio essere il primo». Bisogna prenotare. «Lui prima non prendeva prenotazioni: quante mattine sono andato lì mezz’ora prima ad aspettarlo. Anche per questo motivo i calciatori non ci vanno, per l’attesa». Attesa funzionale per fare salotto. Per un po’ non ci sarà perché entrerà un cliente alla volta. «Peccato, ma ora ho bisogno di mettere mano alla barba», dice Giovanni Tampurini, ad di Kemet Electronics Italy, «in casa piovono le critiche, prima dicevano che ero Oscar Giannino, poi Verdi, quindi il marito di Rossella O’Hara. In ufficio sono praticamente da solo e in strada mi salvo perché ho la mascherina». Anche lui in corsa per la prima seduta. «Non sopporto vedermi in disordine», spiega lo psicoterapeuta Massimo Matteo Bossi, « poi cè il piacere di tutti quei gesti di cura, una vera costellazione di sensi che produce endorfina: rilassamento potente, relax». Quasi una seduta terapeutica «Confermo». Soffre anche il precisissimo Biagio Dragone, dirigente della PA, «Va malissimo, sempre peggio. Sono abituato alle cure settimanali di una persona esperta voglio risentire le forbici sul viso: sono uno precisissimo e questa situazione mi fa soffrire». Stessi dolori’ anche per Bart Drakulic, direttore amministrativo della John Hopkins, «va male male, fra un po’ mi faccio il codino! Vado lì da 20 anni, mi ci portò il mio direttore, ho chiesto invano a Francesco di venire a casa mia, per fare delle video chat accettabili devo stare sempre dritto e composto, non ne posso più». Dei capelli, non delle videochiamate.