Bimbi perduti e lezioni online Scuola bocciata
Genitori e docenti intervistati sulla didattica a distanza dopo segnalazioni di bimbi mai connessi: «Un problema rilevante» E Versari stila il «vademecum» per la valutazione degli studenti Sondaggio di Scuola e Costituzione: «Serve un’indagine dell’Uffici
«Ifenomeno dei bambini dispersi a scuola è rilevante. Il 13% mai connesso». Lo dice un sondaggio su famiglie e docenti di Scuola e Costituzione.
La didattica a distanza resa necessaria dall’emergenza coronavirus raggiunge davvero tutti? Quanti sono i bambini usciti in questi mesi dai «radar» delle scuole. Dopo diverse segnalazioni di alunni, soprattutto della primaria, di cui si sono perse quasi da subito le tracce, dopo la chiusura degli istituti scolastici a causa del Covid-19 lo scorso 23 febbraio, il Comitato Scuola e Costituzione ha deciso di «indagare» e ha lanciato un sondaggio, dal 27 aprile al 5 maggio, coinvolgendo 251 cittadini di Bologna e provincia per avere il polso (quantitativo, non qualitativo) della situazione. L’85% delle risposte è arrivato da genitori, il resto da insegnanti.
Quello che emerge dal sondaggio — in tutto 13 domande — è che il fenomeno dei cosiddetti bambini perduti è «rilevante», lo definisce il Comitato che oggi manderà il risultato della sua indagine all’Ufficio scolastico provinciale, a quello regionale e al Miur, chiedendo di avviare un’indagine approfondita. «Il 30% dei genitori — spiegano da Scuola e Costituzione — e il 33% degli insegnanti che ci hanno risposto dichiarano di essere a conoscenza di bambini che in qualche modo hanno perduto il contatto con la propria scuola». Ma la perdita di contatto ha «gradazioni» diverse, a leggere il sondaggio del Comitato, fino ad arrivare alla mancanza totale di qualunque contatto con la propria scuola, situazione che riguarda (e qui al sondaggio del Comitato hanno risposto in 211 tra insegnanti e genitori) il 13% dei bambini in questione.
Ma anche il numero dei contatti settimanali con la scuola conta per capire il fenomeno della dispersione: secondo gli intervistati, tra chi un contatto con la scuola l’ha comunque mantenuto, il 30% l’ha avuto tutti i giorni, il 21,8% tre giorni alla settimana, il 23,6% solo un giorno alla settimana, mentre il 24,5% ha dichiarato di non saperlo. Ma c’è anche la mancanza di contatti con i compagni di scuola che preoccupa Scuola e Costituzione: «Altrettanto preoccupante — commenta il Comitato — il dato per cui il 16% degli studenti non ha contatto con i propri compagni di classe».
Le criticità maggiori, a leggere i dati raccolti, si riscontrano nella scuola primaria: è qui che, per il 54,5% dei sondati, ci sono più bambini usciti dai «radar» delle scuole e questo accade più in centro storico (per il 42,8% degli intervistati) che in periferia (37,4%). Ma in che modo gli insegnanti contattano i propri alunni? Il 33,3% risponde con le video lezioni, il 13% con whatsapp, il 41,5% dice che i modi del contatto sono molteplici. La piattaforma «vincente»: Google Meet.
«Solo l’ultima domanda del sondaggio — spiega il presidente del Comitato Scuola e Costituzione, Bruno Moretto — è qualitativa: abbiamo chiesto di indicare, in una scala da 1 a 10, come vivono la situazione i bambini e i ragazzi: il 46% tra famiglie e insegnanti ha dato un giudizio negativo e il 19,4%, la percentuale più alta, si è fermato al 6. Non ci addentreremo in alcun giudizio sulla didattica a distanza, ma intanto vorremmo risposte sugli studenti che di fatto non stanno facendo scuola. Chiediamo che l’Ufficio scolastico regionale avvii un’indagine capillare».
Intanto proprio l’Ufficio scolastico regionale l’altro giorno ha messo nero su bianco l’esigenza di approfondire e «classificare» le esperienze della didattica a distanza che si stanno realizzando, in base ai dati raccolti in un’indagine nei vari istituti scolastici dell’Emilia-Romagna. Indagine che ha riguardato, in questi mesi, anche il sistema di valutazione degli alunni da parte degli insegnanti in un momento in cui il contesto ha avuto un peso determinante. È guardando a quello che hanno fatto gli istituti emiliano-romagnoli che il direttore Stefano Versari ha deciso di stilare un «vademecum» in cui invita i docenti a valutare «il processo di apprendimento, non sono il prodotto», a «non avere e trasmettere l’ossessione del voto», «a curare l’autovalutazione dello studente per aumentarne la consapevolezza» e a «coinvolgere con tempestività e trasparenza le famiglie».