Dall’Ara, il nodo della concessione Progetto in Comune e poi la Juve
Tempi più lunghi per ridurre il peso del Comune Zavanella al lavoro sulla capienza: minimo 30mila
Con l’acquisto del suo primo top player, Fincantieri Instructures, il Bologna è pronto a dare il via al restyling del Dall’Ara: un primo fondamentale passo infrastrutturale per accompagnare anche la crescita sportiva.
Il progetto verrà presentato in Consiglio comunale alcuni giorni prima del match con la Juve e lì si dovrà risolvere il primo nodo finanziario: non l’interesse pubblico, che dovrebbe essere ottenuto anche prima dei 90 giorni previsti dalla legge, ma l’intervento diretto del Comune che fino a qualche mese fa era quotato intorno ai 30 milioni, ma che potrebbe essere ritoccato. Fra le leve su cui agire c’è anche la durata della concessione, il cui punto di partenza ora è fissato sui 40/50 anni. Investimento che assume altri contorni dopo l’emergenza covid. Sarà una corsa contro il tempo, in riferimento soprattutto alle dinamiche elettorali con il blocco amministrativo che dovrebbe iniziare nel prossimo aprile: a quel punto il sindaco uscente, Virginio Merola, vorrebbe mettere la firma sull’avvio dell’operazione. Se l’iter amministrativo filerà liscio,il Bologna potrebbe preparare il bando per la gara pubblica a fine anno, quindi attendere le offerte nei successivi 45 giorni e arrivare all’aggiudicazione, sulla quale Fincantieri ha la prelazione, nella primavera 2021.
Il Comune avrebbe raggiunto l’obbiettivo, ma non è detto che i cantieri si possano aprire subito dopo la fine del campionato. Se cosi fosse servirebbe un altro elemento: lo stadio temporaneo dove far giocare la squadra, al massimo per una stagione. In assenza di questi due elementi la partenza sarebbe rimandata al maggio 2022 e da lì bisogna contare minimo due anni e mezzo di lavori.
Quella del temporaneo è una partita da giocare ancora una volta insieme al Comune perché l’impianto da 16/18 mila spettatori (8 milioni, ma 13 se coperto totalmente) poi verrebbe smontato parzialmente per restare in modo permanente con una capienza da 5/6 mila posti. Aspetto non indifferente per quanto riguarda i terreni dove realizzarlo. Al Caab e alla Fiera le infrastrutture ci sono (anche se il Piano urbanistico generale sul comparto Caab ha congelato
Stadio temporaneo
Oltre a Caab e Fiera, c’è l’ipotesi Casteldebole: in futuro lo potrebbero usare le giovanili
I seggiolini
Il numero di posti in base alla scelta delle sedute, se da 50 o da 55 centimetri l’una
i terreni del mai nato Parco delle Stelle e previsto sviluppo residenziale/terziario), mentre intorno al centro di Casteldebole ci sono due aree interessanti che però necessiterebbero di strade di collegamento: quella a ovest, con tanto di cava, è di Maccaferri, mentre a nord è di Biagi-Orlandi. Sarebbe uno sviluppo logico del centro tecnico, con un secondo piccolo stadio per le squadre minori e la femminile. Assai meno strategici i terreni adiacenti alla Pallavicini (dove 30 anni fa Gazzoni voleva realizzare il suo Mondo Bologna ndr), distanti 2,5 chilometri in linea d’aria dal centro rossoblù e senza collegamenti. Tutto dipenderà dai costi. I tempi di realizzazione sono brevi, al massimo 6 mesi. Per iniziare lì il campionato 21/22 i lavori dovrebbero iniziare all’inizio del prossimo anno. Contemporaneamente l’architetto Gino Zavanella, coordinatore delle parti fondamentali per la progettazione (strutturale, edile, impianti, viabilità, impatto ambientale, etc), dovrà fare il progetto esecutivo (minimo 9 mesi) con particolare attenzione all’antisismica. Potrebbero esserci novità sul futuro utilizzo della Torre di Maratona, e poi si dovrà decidere la capienza: minimo 30 mila, ma i posti potrebbero aumentare a seconda della scelta delle sedute, se da 50 o da 55 centimetri l’una.