Commercio il crollo dell’8,3%
Unioncamere
Le vendite a prezzi correnti sono cadute dell’8,3 per cento nel primo trimestre del 2020 rispetto all’analogo periodo del 2019 per gli esercizi al dettaglio in sede fissa dell’EmiliaRomagna. Il più ampio crollo delle vendite fino a ora registrato interrompe una fase di contenimento della tendenza negativa e allontana la prospettiva di un possibile recupero. L’epidemia di coronavirus ha accentuato i processi di cambiamento che da anni caratterizzano il settore del commercio, con effetti immediati sui risultati economici. Emerge dall’indagine congiunturale realizzata da Camere di commercio e Unioncamere EmiliaRomagna. Anche il saldo tra le quote delle imprese che rilevano un aumento o una diminuzione tendenziale delle vendite precipita a -22,1 da +5,6 punti. Nonostante la stagionalità favorevole, il lock down ha orientato in senso assai negativo le attese per le vendite nel secondo trimestre, tanto che il saldo valutazioni è sceso da +10,8 punti a -42,4. Le vendite dello specializzato alimentare si sono ridotte del 2,7 per cento. Il dettaglio specializzato non alimentare ha subito un colpo ben più duro (-15,1 per cento). Al contrario, iper, super e grandi magazzini hanno decisamente beneficiato della situazione ottenendo un forte aumento delle vendite (+8,3 per cento). I dati mostrano una correlazione positiva dell’andamento delle vendite con la dimensione aziendale, con un effetto soglia. La piccola distribuzione, da 1 a 5 addetti, accusa un calo senza precedenti (-13,4 per cento). Le imprese di media dimensione, da 6 a 19 addetti, registrano una caduta più contenuta (-9,0 per cento), ma superata solo da quella dell’ultimo trimestre del 2012. Per le imprese con almeno 20 addetti la tendenza risulta molto più contenuta (2,5%). La pressione sulla base imprenditoriale del dettaglio si è rafforzata. Le imprese attive nel commercio al dettaglio erano 42.764 al 31 marzo 2020. Rispetto ad un anno prima la loro consistenza è diminuita del 3,1 per cento (-1.372 ). L’andamento negativo è dato dall’ampia riduzione delle ditte individuali (-1.092 unità, -3,6 per cento) e da quella più rapida delle società di persone (-4,4 per cento, -409 unità). Queste risentono dell’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata, che determina una crescita più contenuta delle società di capitale (+2,6 per cento, +123 unità).