Tra portici, strade e posteggi Il centro a misura di tavolini
Le sedute spuntano ovunque, parchi compresi
Sotto i portici, sulle strisce blu, nei parchi e nei giardini. Basta un fazzoletto libero perché spunti un tavolino. E i tavolini, che si stanno moltiplicando, cambiano un po’ il volto del centro.
Dopo la stagione dei taglieri ecco quella dei tavolini. Ovvero, ripartire stando seduti. A consumare naturalmente. Sicurezza ed economia o viceversa.
Nasce così il provvedimento che ha consentito di raddoppiare gli spazi all’aperto di bar e ristoranti in città. Ben 380 esercenti bolognesi hanno fatto richiesta al Comune di allestire sedie e tavolini davanti o in prossimità del proprio locale (ma c’è ancora tempo per chi non l’ha ancora fatto). Il covid ha di nuovo mutato il profilo della strade, delle piazze, dei vicoli e pure dei giardini e parchi pubblici. Spazio, spazio, spazio. Qualche auto in meno e tavolini a volontà. Ovunque, in un allegro walzer di stili, materiali, composizioni e disposizioni. Su quei tavoli finiranno anche i taglieri, ma meno che in passato essendo spariti gli stranieri. La curiosità passa dall’affettato alla mobilia su cui il Comune «chiude un occhio» — non è stabilito alcun criterio estetico — ma si spera non tutti e due. Si confida nel buongusto dei ristoratori, in termini di arredo urbano.
Sono evidenti già in questi giorni gli allargamenti esterni dei locali. Al Mercato delle Erbe, per dire, ormai tutta via Belvedere è stata apparecchiata e così in altri distretti. Si raddoppiano i dehors per chi ne aveva già uno (quello nuovo, al massimo 30 metri quadri, non necessita di alcuna struttura) e spuntano nuove postazioni (concessi 20 metri quadri) per chi in passato non ne aveva mai fatto richiesta: fino al 31 ottobre, come da Decreto Rilancio, non si pagherà l’occupazione di suolo pubblico (nelle aree di sosta solo al posto delle strisce blu e dei motorini).
Due le novità più evidenti: la proliferazione della attività e delle sedute nei parchi e l’esplosione di tavoli e tavolini sotto i portici sfruttando e ottimizzando i metri a disposizione. L’offerta è smisurata: tavoli di ogni genere, alti bassi tondi quadrati microspici e pure individuali. Fra le colonne, addossati al muro, che girano l’angolo e allestiti col massimo dell’inventiva. Non che prima d’oggi i portici fossero vuoti — diversi locali storicamente servono tagliatelle e cotolette al riparo dal sole e dalla pioggia — ma l’occupazione che si registra è inedita. Passeggiare sotto i portici oggi fa venire fame. E un po’ ti costringe anche a selezionare la compagnia per le uscite dato che di tavolate per le «balotte» non ce ne sono: la socialità seduta drink & food’ si consuma in due, tre al massimo quattro. I portici non sono tutti ampi come quello della Morte o dei Servi, quindi almeno lì sotto ci si adegua. Si sceglie il locale per lo chef o il bar tender, ma ora anche per la location «coperta»: i dettagli contano eccome (come la presenza o meno delle fioriere o di una seduta comoda o con vista). All’opposto, ecco i tavoli sul prato e non sulle pietre: parchi e giardini. Nove per ora le aree verdi servite da altrettanti
Sono ben 380 i locali che hanno ottenuto dal Comune di poter ampliare i dehors
esercenti con le loro postazioni mobili: Cavaticcio, Giardini Margherita (piazzale Jacchia), Lunetta Gamberini, via Codivilla, Fossa Cavallini, via Torino e Montagnola. Altri ne arriveranno. Ormai il tavolinismo impera: contro il logorio della vita da Covid (avrebbe detto Ernesto Calindri: inevitabile citazione per gli over 50).