ALBERTO AITINI SE LA SICUREZZA È DI SINISTRA
Un lungo cursus honorum nel partito, poi il salto amministrativo a Palazzo d’Accursio Da allora le battaglie su un terreno difficile, a caccia di consensi oltre il perimetro del Pd
Dalla Sinistra universitaria alla giunta, passando per un cursus honorum di partito. C’è anche l’assessore Alberto Aitini tra gli aspiranti primaristi in vista del 2021, convinto che la sicurezza debba essere un tema chiave del centrosinistra.
A un anno dalle elezioni nel centrosinistra sono molte le personalità pronte alla sfida di eventuali primarie per la scelta del candidato sindaco. Dopo Matteo Lepore, Cathy La Torre e Marco Lombardo, oggi vi raccontiamo un altro assessore che aspetta il via: Alberto Aitini.
Se nel 2007 qualcuno avesse raccontato ad Alberto Aitini che un giorno sarebbe stato considerato «un uomo di destra», probabilmente si sarebbe fatto una risata davanti a una birra. Nella primavera di quell’anno l’allora giovane segretario della Sinistra universitaria si battè contro il presidente del San Vitale, Carmelo Adagio, perché la festa della lista studentesca si svolgesse in piazza Verdi e non fossero vietati musica e alcol. Alla fine la festa fu spostata in piazza Rossini. Aitini si sfogò contro un presidente «tenuto in scacco dai comitati. Il problema — disse — è che gli studenti fuorisede a Bologna non votano e i residenti sì». Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e l’assessore comunale alla Sicurezza, aspirante primarista, oltre che attento ascoltatore dei comitati è diventato il portabandiera di quel messaggio che a Sergio Cofferati costò un mandato di fibrillazione: «La legalità è di sinistra».
La sua carriera politica inizia nei Ds e in Ateneo con Sinistra universitaria. Ad accompagnarlo in quei primi anni, e in quelli successivi, c’è l’allora segretario della Sinistra giovanile e oggi parlamentare Francesco Critelli. A cui Aitini resta legato da amicizia e vicinanza politica, anche se da assessore alla Sicurezza si è mosso anche per uscire dalla sua ombra. Nei corridoi dell’Alma Mater si batte per il diritto allo studio, un mercato degli affitti più equo, ma anche in difesa di un certo spirito goliardico, come quando si oppone alla cancellazione della proclamazione per le lauree triennali. Il suo cuore batte sempre per la sinistra del Pd. Nel 2013, in piena conversione renziana, sta con Gianni Cuperlo in quota Giovani turchi. A settembre dell’anno successivo, quando l’ombra delle indagini sulle «spese pazze» si allunga sulle primarie per le Regionali (c’è anche Stefano Bonaccini, per cui la Procura chiede presto l’archiviazione), Aitini è in sintonia con la rabbia dei volontari alla Festa dell’Unità. «Dopo quello che è successo queste primarie perdono valore, serve una pausa di riflessione». Nel dicembre 2014, quando i sindacati sfilati contro il Jobs act e la legge di stabilità, cioè contro Matteo Renzi, in piazza c’è anche lui.
L’anno dopo, con Critelli segretario, diventa responsabile Organizzazione del Pd bolognese. È lui a smorzare le tensioni tra partito e sindaco nei giorni in cui nel dibattito sul bis di Virginio Merola spunta l’opzione Ivano Dionigi. A pochi giorni dal ballottaggio, nel 2016, il Pd sceglie Aitini per supervisionare la campagna elettorale di Merola e correggerne la rotta. Inevitabile che entri nel totogiunta: resterà fuori, ma l’ingresso in giunta è solo rimandato. Qualcosa va storto nella primavera del 2017. Il nome di Aitini finisce nel tritacarne delle nomine per un posto nel cda di Hera, al centro di uno scontro tra amministratori di diverse aree del partito. Dopo un rimpallo di accuse e polemiche ritira la sua disponibilità «con senso di responsabilità». Qualche mese dopo gestisce la polemica sul tesseramento sollevata da Luca Rizzo Nervo insieme a una fetta del partito. «Merola ha sbagliato a dire certe cose, da lui mi sarei aspettato un profilo super partes», afferma senza timori di lesa maestà dopo che anche il sindaco ha parlato di pacchetti sospetti di tessere. Qualche settimana dopo la vittoria congressuale di Critelli, complice un sondaggio che mette la sicurezza al primo posto tra i desiderata della base dem, Aitini chiede al Comune di non ignorare i risultati del questionario. Merola lo accontenta e a gennaio 2018, in quel «rimpasto elettorale» che arriva a pochi mesi dalla Politiche, assegna ad Aitini un pacchetto di deleghe di peso, tra cui Sicurezza e Commercio.
Una sfida che lui percorre con un pragmatismo che non piace a tutti nel Pd. Chiede alle forze dell’ordine un giro di vite in zona universitaria, promuove la videosorveglianza, chiude la porta all’Xm24: «Non esistono e non esisteranno trattative con chi occupa». Se gli fai notare che nel suo partito c’è chi lo considera «uno di destra», scuote la testa. «Mi sembra assurdo. Sulla sicurezza abbiamo ripreso in mano un tema che era ostaggio della destra, dimostrando che un’amministrazione di centrosinistra può lavorare bene senza fare politiche di destra o salviniane. Siamo intervenuti convincendo tanti elettori di centrosinistra, ma anche di centrodestra che non si riconoscono nelle politiche di Salvini». D’altronde, e qui l’occhio corre subito al 2021, Aitini spera che «ci siano anche elettori del centrodestra che voteranno per noi. Perché le elezioni le vinci con i voti di tutti».
Presto, prestissimo, per dire a chi toccherà conquistare quei voti. Intanto c’è la direzione del Pd convocata per venerdì 17. «Io mi aspetto che si apra un percorso vero, con il coinvolgimento di iscritti e circoli non solo sulla costruzione di una proposta programmatica, ma anche sui candidati», dice l’assessore, convinto che il Pd debba rivendicare il suo ruolo e «scrivere un programma coraggioso, perché non basta un uomo solo al comando». E le primarie? «Dopo 10 anni credo sia giusto farle. Ma bisognerà vedere in che condizioni, sanitarie ed economiche, saremo tra qualche mese. Io ci metto la faccia se ci sarà la possibilità di portare avanti le proprie idee, ma se ci fosse una nuova fase di emergenza non penso potremmo permettercele. Io non sarei della partita».
4- continua
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Dopo 10 anni credo sia giusto fare le primarie, ma se l’emergenza sanitaria dovesse riesplodere non ci sarei