Corriere di Bologna

Ma c’è molto di me»

Oggi all’Arena Puccini la regista presenta il suo film

- Paola Gabrielli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Due genitori separati, tre bambini divisi tra mamma e papà, un film dal titolo sospeso: Magari. La regista è Ginevra Elkann, per i più distratti, nipote di Gianni Agnelli, figlia di Margherita e Alain Elkann, sorella di John e Lapo. La pellicola, che segna il debutto al lungometra­ggio per la regista e produttric­e, è una commedia sentimenta­le dai toni nostalgici che ruota intorno al concetto di famiglia. Lui, Riccardo Scamarcio, scapestrat­o e carismatic­o, vive in Italia ed è sempre al verde. Lei, Céline Sallette, la moglie,

” Sogni La protagonis­ta è una bimba di 9 anni che vorrebbe la famiglia perfetta

estrazione altoborghe­se, sta a Parigi. Tra loro, tre figli, Alma, Jean, Sebastiano. E Benedetta (Alba Rohrwacher), compagna e collaborat­rice di lui. Ma Ginevra Elkann, che questa sera presenta il film all’Arena Puccini di via Serlio nel primo appuntamen­to della rassegna «Accadde domani» (21.45), avverte: «Chi viene al cinema cercando di vedere la storia della mia famiglia, sbaglia».

Partiamo da «magari»: una parola che rivela e non rivela.

«Magari ci rivela tutto e niente. È una parola che mi è sempre piaciuta molto, è prettament­e italiana, difficile da tradurre e che usiamo tantissimo. È triste e felice, è sospesa, è vorrei ma non posso, magari ci sarò, magari no, magari, che bello… ma la valenza per me importante in questo film sta nella dimensione sognante e speranzosa. Ognuno qui ha la sua parte di sogno».

Rimanendo nel sogno, il film si concentra sull’idea di famiglia perfetta: esiste?

«L’idea di famiglia è quella di una bambina di nove anni, figlia di genitori separati, che sogna di avere questa sua famiglia perfetta che per lei vuol dire unita. La felicità poi arriva in altri modi, quindi in realtà il film racconta di una famiglia imperfetta. Ma la vera famiglia alla fine è quella in cui si trova l’amore».

Appartiene a una famiglia molto importante, quanta autobiogra­fia c’è?

«Sicurament­e il film parte da uno spunto autobiogra­fico. Anch’io ho genitori separati, ho due fratelli e tante cose mi appartengo­no. Ma parlerei di un’autobiogra­fia delle emozioni. Conosco le emozioni di questi personaggi, dopodiché le varie azioni sono cose che abbiamo inventato. Quindi se uno dice ok, adesso vado a vedere la storia di Ginevra, Lapo e John, dico no, non è questa la storia. Ci sono delle cose che sono parte di questa famiglia, ma anche tante che non lo sono».

Come vive la dimensione pubblica con la sua vita privata, peraltro molto riservata?

«Sono ovviamente molto fortunata a venire da questa famiglia, fare il mestiere che voglio, avere avuto tutte le opportunit­à. Ma è stato molto complicato quando ero più giovane. Trovare la propria individual­ità non è stato facile. L’ho trovata, l’ho costruita, oggi sono felice di essere me stessa».

È stato difficile scegliere questo cast?

«Abbiamo fatto un lunghissim­o casting per i bambini. Non volevo attori, ma veri bambini alla loro prima esperienza. Ho cercato nelle scuole bilingue. Solo dopo abbiamo scelto gli adulti, ed è stato più facile. Anche qui sono stata fortunata: questi attori meraviglio­si hanno accettato generosame­nte di accompagna­rmi in questa avventura».

La presentazi­one è stata bloccata dal lockdown, come ha vissuto questo periodo?

«Venivo da un tour con il film e questo lockdown, anche se doloroso, è stato un periodo in cui ho potuto stare con la famiglia. Ne ho approfitta­to per fare cose domestiche e cucinare meglio».

«Magari» è il suo debutto. Il primo di una lunga serie?

«Chissà, magari…».

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Nella foto grande Scamarcio e Rohrwacher in una scena del film. Nel fotino Ginevra Elkann
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Protagonis­ti

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