«Che dispiacere» il nuovo libro di Nori
Nori e il nuovo romanzo «Che dispiacere»: «Narro la Bologna che mi piace» Lo scrittore alle prese con il giallo: «Ho chiesto consiglio a Lucarelli e Dazieri»
Ètutto bolognese l’ultimo romanzo di Paolo Nori, con un protagonista che come lui viene da Parma. Che dispiacere (Salani, pp. 256, euro 16) è un giallo divertente, disteso tra la periferia e il centro della città, tra case, bar, redazioni di più o meno improbabili giornali, commissariati di polizia, viali... Con una bizzarra testata semi-pirata che esce solo quando la Juventus perde. Sarà presentato dall’autore in dialogo con l’attore e regista Nicola Borghesi il 23 luglio, nella rassegna «Stasera parlo io» nel cortile dell’Archiginnasio.
Nori, è il primo giallo che scrive?
«No. È il primo in terza persona. Non c’è un personaggio che narra i fatti dicendo “io”, come faccio di solito, ma un narratore onnisciente, come in un romanzo classico. Certo che così se c’è una contraddizione non sembra una svista della voce narrante, ma un errore, perché chi racconta in terza persona sa tutto».
A lei piace depistare. L’epigrafe del romanzo - «Se vuoi essere felice, siilo» - è una frase di uno scrittore immaginario, nome usato da vari autori russi, Koz’ma Prutkov.
«Sì, ma io la uso solo perché mi piace. Ce n’è un’altra sua straordinaria: “Non si abbraccia l’inabbracciabile”. Non è un travestimento».
Nel romanzo troviamo vari depistaggi. Barigazzi, accusato di un delitto, sembra un suo alter ego, un parmigiano trasferito a Bologna. E oltre a scrivere romanzi ogni volta che la Juventus perde pubblica un giornale.
«Barigazzi si è un po’ stancato di fare lo scrittore. Allora si inventa questa rivista. Ho chiesto ad amici del mestiere, e mi hanno assicurato che è tecnicamente realizzabile. L’idea mi è venuta parlando con una mia amica. Io sono tifoso del Parma, ma mi dispiace quando il Bologna perde. Lei è torinista, ma non astiosa. Così mi sono inventato un giornale che esce solo quelle rare volte che la Juventus, la squadra più odiata perché vince sempre, viene sconfitta. Non è un grande impegno realizzarla».
Quindi è un libro anti-juventino?
«Diciamo che si rivolge a tutti quelli che non tengono per la Juve. Non perché sia la nemica, ma perché ha totalizzato otto scudetti di fila e va verso il nono. Quando l’allenava Maifredi e arrivava settima, ottava, non dava fastidio».
È un libro sportivo?
«No. Per me è un pretesto per raccontare una storia e Bologna, città dove vivo da 20 anni, che all’inizio ho patito molto. Ora ci sto bene e narro posti che mi piacciono».
Inventa un’osteria in piazza Galvani…
«È l’osteria Bartolini, spostata dietro San Petronio. Ambiento un paio di scene alla libreria Ambasciatori, che amo molto. Ci sono i portici e la periferia, la zona dove vivo, via Irma Bandiera, il quartiere Saragozza…».
I personaggi sembrano una radiografia sociologica e antropologica della città.
«Mi sono venuti così. Il fatto che siano un po’ strani mi piace. Daniele Benati faceva dire a un suo personaggio: “Tranne me e te qua sono tutti strani”. Beh, c’è Lamborghini, un vecchio che non si rassegna alla pensione, che nel bar vuol dire sempre la sua. Ci sono una cameriera di bar laureata in filosofia, un’infermiera... C’è un poliziotto con la passione della musica italiana, un altro giocatore di sudoku, un altro ancora, giovane, diplomato all’alberghiero, espertissimo di informatica… Ma non c’è nessun intento sociologico».
Tutto inizia nel campo di rugby della Reno.
«È un bel posto dove far trovare un cadavere, no? Ho curato molto, tra le altre cose, che il giallo funzionasse: ho chiesto consigli a Carlo Lucarelli e a Sandrone Dazieri».
Un punto di forza è la lingua che usa, quotidiana, parlata, piena di impasti da bar, di strada…
«Ha un sottofondo parmigiano e uno bolognese. Barigazzi è la figura che mi assomiglia di più, anche se tutte le mie manie le ho distribuite tra tutti i personaggi, maschili e femminili, imitando un po’ quello che faceva Tolstoj».
Continua a portare in giro lo spettacolo teatrale Se mi dicono di vestirmi da italiano non so come vestirmi?
«Oggi e domani siamo a Milano, a Olinda. I dieci minuti iniziali sono stati trasmessi su Radio 3 durante il lockdown. Mi piace stare in scena. Mi interessa presenza e la dimensione orale. E anche i miei libri amo leggerli in pubblico ad alta voce».
” Tifo Mi rivolgo a tutti quelli ai quali non dispiace se perde la Vecchia Signora: ha vinto troppi scudetti