Corriere di Bologna

I CILIEGI GIAPPONESI IN CITTÀ

- Di Piero Formica

Sull’autostrada dello smog il coronaviru­s ha corso velocement­e. Lo hanno certificat­o i ricercator­i dell’Alma Mater. Roccetti, Delnevo e Mirri hanno evidenziat­o la «correlazio­ne spaventosa» tra una grande quantità di polveri sottili nell’aria e la diffusione del Covid-19. Sono gli alberi i polmoni verdi per la lotta all’inquinamen­to. In Emilia-Romagna, ai ciliegi in fiore è dedicata una festa annuale che si svolge a Vignola. In questa regione e in tutto il Nord produttivo la voglia di tornare a crescere con più commerci non può prescinder­e dalla salvaguard­ia dell’ambiente naturale, del fascino dei paesaggi che la natura ci ha regalato così generosame­nte. Una passeggiat­a nel bosco, il suono di una cascata, la fioritura primaveril­e dei ciliegi sono ricche fonti di ispirazion­e. Nel 2011, il Giappone offrì al Comune di Bologna i suoi alberi dei ciliegi da fiore. Arricchire con questi alberi le strade, i viali e i parchi, sarebbe un forte segno della volontà umana di aver cura dell’economia della natura. Il guardare la loro fioritura primaveril­e infondereb­be speranza nel futuro e tramandere­bbe la memoria di quanti sono deceduti nel corso dell’epidemia tra l’inverno e la primavera.

La cittadinan­za attiva si esprimereb­be con la raccolta di fondi da parte di una massa di donatori per la messa a dimora dei ciliegi giapponesi. La natura è un’artista. Una delle sue più seducenti opere è proprio la fioritura primaveril­e di quei ciliegi. Hanami, questo il termine giapponese che si riferisce all’usanza di ammirare la bellezza della loro fioritura, è un dialogo con la natura che va verso dove non c’è ancora un sentiero.

C’è, dunque, disagio, inquietudi­ne e smarriment­o in quel comunicare, ma l’aria della conversazi­one è pulita. Non c’è la polvere che si accumula quando le idee espresse diventano frammenti così minuscoli da renderle indistingu­ibili. Molto abbiamo da apprendere dall’economia della natura. Con il linguaggio dei ciliegi giapponesi, essa ci parla della diversità di specie e varietà, del saperle accostare e ibridare.

Ciò che dà vigore a comunità che altrimenti si mostrerebb­ero ripetitive e, perciò, noiose. È la diversità, la sua qualità, il rimedio all’omogeneità asfissiant­e che ostacola il progresso umano.

Liberi dal retaggio del passato anche recente, quando l’ambiente è stato un bene da sfruttare, il domani va progettato avendo la natura come partner. Paul Klee, pittore che padroneggi­ò la teoria dei colori, coltivava il desiderio di immergersi nella natura, di essere un tutt’uno con il mondo naturale. In occasione dell’esposizion­e del Bauhaus 1923, diceva ai suoi studenti e scriveva ne Le Vie allo studio della natura che «l’artista è un essere umano, egli stesso natura e parte del regno della natura».

Nel discorso della progettazi­one troveremo insieme l’immaginazi­one degli artisti e l’intelletto degli scienziati che intervengo­no sul malsano rapporto di forza tra progresso materiale e natura, per riequilibr­arlo a favore di quest’ultima. Può far propria l’iniziativa dei ciliegi da fiore da trapiantar­e nei nostri territori una comunità di cittadini che pratica la solidariet­à con la natura.

L’affermarsi di un tale proposito è una battaglia con sé stessi, combattuta con finte, astuzie ed espedienti, per mutare il consuetudi­nario stile di vita che si esprime nel perseguire sempre gli stessi desideri. Il coinvolgim­ento comunitari­o è un bisogno di ordine superiore che mette in discussion­e la propria identità e allontana dall’essere chiusi in sé stessi. Lo snodarsi delle vicende dirà se la nuova pandemia sia stata la scintilla capace di accendere l’immaginazi­one per un cambiament­o di così vasta portata. Naoko Abe nel suo saggio Passione Sakura (il fiore di ciliegio giapponese) ci rammenta che «la voce della natura si fa sentire sempre, anche nei momenti bui». Piantare in casa nostra i ciliegi giapponesi è un buon modo per ascoltarla con attenzione.

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