Alberani, l’outsider che ora sogna di guidare la città
Esperto di cooperazione internazionale, ha scalato la segreteria della Cisl per poi assumere la direzione dell’Acer dove ha ormai azzerato le occupazioni abusive
A un anno dalle elezioni nel centrosinistra sono molte le personalità pronte alla sfida di eventuali primarie per la scelta del candidato sindaco. Dopo Matteo Lepore, Cathy La Torre e Marco Lombardo, Alberto Aitini, oggi vi raccontiamo un altro candidato: Alessandro Alberani.
Si può girare il mondo ma avere come centro della propria vita sempre Bologna. Alessandro Alberani, 64 anni (saranno 65 il 28 luglio), sotto le Due Torri è conosciuto per la sua carriera sindacale nella Cisl e dal 2017 come presidente dell’Acer, quest’ultimo ruolo ricoperto con il fare e il piglio sicuro di Harvey Keitel nei panni di Mr.Wolf nel film Le
Iene: «Risolvo problemi». Ma prima che il suo volto diventasse noto in città e oggi ipotizzato nella corsa per le amministrative 2021 nel campo del centrosinistra, Alberani era stato sopratutto un esperto di cooperazione internazionale, docente di formazione dell’Iscos nei Paesi in via di sviluppo, dal Sudamerica all’Africa, fino alle aree più difficili d’Europa.
Creatore di ponti, anche in politica: «Le primarie sarebbero un momento importante di democrazia — osserva Alberani — Ma se dovessero emergere troppi ostacoli e la sfida con il centrodestra diventasse molto dura con la scelta di un civico competitivo, bisognerebbe convergere su chi riesce a tenere insieme l’area moderata, più vasta di quanto si pensi, l’ala cattolica e tutto il campo progressista». È il suo identikit? «Io mi sono messo a disposizione umilmente, senza presunzione — sottolinea Alberani —. Credo che il sindaco Virginio Merola dica sempre una cosa molto giusta, cioè che il sindaco lo deve fare chi ha voglia di farlo. E a me, che amo la città, questa voglia non manca».
Bolognese di nascita, di crescita e quasi per vocazione: tifosissimo dei rossoblù («Ero a Roma il 7 giugno del ‘64 nello spareggio scudetto vinto contro l’Inter») e amante della cucina petroniana. Qui da sempre vive con la moglie, sposata 38 anni fa («Credo nel valore della coppia e con lei penso di aver creato un rapporto straordinario») e due figli.
Orgoglioso delle origini umili, «lavoravo e quindi studiavo di notte», e sui libri ha prima raggiunto il diploma in ragioneria e poi la laurea in Scienze politiche. Il lavoro nel mondo bancario con i primi incarichi nella Fiba-Cisl, l’attività nel mondo della formazione e l’attenzione al volontariato con un occhio di riguardo alle disabilità. I riflettori arrivano nel 2003 con la nomina a segretario generale della Cisl Bologna e nel 2013 diventa guida della Cisl Area metropolitana bolognese e componente del Consiglio generale della Cisl nazionale. Prima di approdare all’Acer riesce a dedicarsi alla formazione nel lavoro come docente e coordinatore scientifico sia alla Bologna Business School che all’Istituto Veritatis Splendor. «Dal punto di vista politico la mia fase più impegnata è stata nella stagione dell’Ulivo — ricorda Alberani —. Anche lì mio occupavo di disabilità, per il resto la mia è una storia sindacale e sociale, da civico. Finora nel dibattito per il 2021 non sento parlare di antifascismo, parola alla quale tengo molto, essendo stato toccato dal punto di vista familiare da quel periodo ed avendo avuto la fortuna di conoscere e collaborare con Giuseppe Dossetti e Achille Ardigò».
Negli ultimi tre anni ecco l’Acer, con la quale recentemente ha tagliato il traguardo delle zero occupazioni illegali negli alloggi popolari. «Ho contribuito a risanare l’azienda — sottolinea il presidente —. Questo impegno mi ha aiutato a individuare quali sono i tre temi sui quali secondo me si deve costruire i il progetto per la Bologna del futuro». L’Alberani-pensiero per le elezioni 2021: «Welfare, lavoro e legalità. Dobbiamo pensare alla demografia della città e al fatto che saremo una realtà più anziana e per questo va creata una struttura adeguata per affrontare quell’aspetto e tutto l’ambito della solidarietà. Per quanto riguarda il lavoro penso anche alla formazione, che deve essere meno autoreferenziale e in grado di rilanciare il ruolo dei nostri istituti, come le Aldini Valeriani. Su quel fronte bisogna attrarre investimenti e rilanciare le nostre filiere, ma soprattutto deve essere lavoro dignitoso. La legalità e la sicurezza, infine, perché vivere tranquilli permetterebbe di raggiungere quegli obiettivi».
Nei giorni scorsi quando gli è stato chiesto se per la guida di Palazzo d’Accursio fosse necessaria una figura di alto livello per avere un peso specifico più importante nei confronti del governo, il presidente di Acer ha chiarito che innanzitutto bisogna pensare ad avere un solido rapporto con il presidente della Regione, Stefano Bonaccini: un altro ponte. Senza voler sgomitare o superare i giovani assessori che puntano alla candidatura: «Rispetto tutti coloro che hanno lavorato e stanno lavorando con Merola». Figura del dialogo ma pronto anche al muro contro muro, se necessario. Resta celebre uno scontro tra Cisl e Fiom nel 2014 alla vigilia di uno sciopero regionale contro il Jobs Act indetto dalla sigla della Cigl. «Fa ridere che a livello nazionale chiedano unità e qui invece calpestino la nostra dignità» aveva tuonato . Ha avuto tolleranza zero verso gli alloggi occupati e sta tirando dritto sul cantiere del cohousing nell’ex sede del centro sociale Xm24 anche dopo la devastazione da parte degli attivisti sgomberati. «Non passo il tempo a trattare con i centri sociali.. Entro fine anno avremo concluso il programma “Mille case per Bologna”. La direzione che mi do è raggiungere gli obiettivi che mi vengono affidati».
La discesa in campo Sono a disposizione con umiltà, il sindaco deve farlo chi ha voglia e a me certo non manca