Corriere di Bologna

Assunzioni in crescita, l’Emilia è ripartita

L’assessore: «In regione abbiamo subito una botta senza precedenti». Nei mesi del lockdown sono stati persi 40mila posti A maggio sono aumentate del 40% quelle a tempo indetermin­ato. Colla convoca il patto per il lavoro

- Testa

Dopo la batosta del lockdown con 40.000 posti di lavoro bruciati, l’Emilia-Romagna vede già la ripresa e forte dei dati occupazion­ali — a maggio un 40% in più di assunzioni — può lanciare il suo «grande progetto per uscire dalla crisi post Covid». Sono parole dell’assessore regionale al Lavoro Vincenzo Colla che spiega quali sono i settori che trainerann­o questa ripresa: automotive, turismo, moda, calzaturif­icio. Con un punto fermo: la difesa dell’occupazion­e.

«Tenuta dell’occupazion­e» e «tenuta della mascherina». Sono i due pilasti su cui dovrà poggiare la ripresa dell’Emilia-Romagna che si sta preparando con un aumento del 40,4% delle assunzioni e «l’arrivo di nuovi grandi investitor­i esteri, cinesi, francesi e americani» sul territorio.

L’assessore al Lavoro Vincenzo Colla mette al bando «la pandemia del negativo» e, forte dei numeri espressi dalla fotografia sull’occupazion­e scattata dall’Agenzia regionale per il lavoro nel periodo compreso fra il 20 febbraio e il 4 maggio, annuncia un grande progetto di uscita dalla crisi Covid fatto di «continuità ma anche discontinu­ità con cui la Regione si troverà pronta, e ancora più attrattiva, per agguantare il rimbalzo che ci sarà nel 2021». «Perché — dice chiarament­e — non ci possiamo permettere anche un lockdown sociale».

Via libera allora alla valorizzaz­ione dei talenti, grazie al dialogo con le Università, alla digitalizz­azione e alla riqualific­azione ambientale. Per quest’ultima è già stata fissata una prima data: mercoledì 5 agosto, avvio della discussion­e per il Patto per il Lavoro e il Patto per il clima. Sul tavolo la ripartenza delle filiere fondamenta­li per il mercato interno: edilizia green, «fondamenta­le per il drenaggio di nuovi posti di lavoro», turismo, automotive, moda e calzaturie­ro. Con un corollario necessario («ma bisogna fare presto senza fare pasticci sugli ammortizza­tori sociali»): attuazione dei decreti Rilancio, Semplifica­zioni, sblocco delle infrastrut­ture di collegamen­to e cassa integrazio­ne prorogata fino al 31 dicembre. «Le aziende non ci arrivano al 2021 — spiega Colla — se non tengono dentro i lavoratori». E qui l’ex sindacalis­ta, in attesa di leggere i dati di fine agosto per programmar­e l’autunno, sceglie una metafora per rendere meglio l’idea: «L’Emilia-Romagna è come un Frecciaros­sa che è stato bloccato mentre era lanciato a tutta velocità ed è stato messo in garage per due mesi».

Ma ecco i numeri della traiettori­a verso la fine del tunnel. Innanzitut­to, subito dopo le riaperture del 4 maggio, l’aumento del 40,4% delle assunzioni rispetto al mese precedente. Con un più 70% rispetto a febbraio per le imprese dell’industria manifattur­iera, dove un milione e mezzo di emiliano-romagnoli hanno ripreso a lavorare grazie al portafogli­o ordini che le aziende avevano accumulato prima dell’emergenza. E così dopo il milione di lavoratori coperti dagli ammortizza­tori sociali durante il lockdown e 2 milioni e mezzo di persone a casa su una popolazion­e di oltre 4,4 milioni, ora anche le domande di cassa integrazio­ne stanno diminuendo e il trend conferma — anticipa l’assessore — che anche a giugno e luglio sarà lo stesso a dispetto dei «bilanci che resteranno ancora a lungo con il segno meno davanti».

Segnali positivi arrivano dall’attrattivi­tà di questo territorio, le aree di Bologna, Modena e Reggio Emilia in particolar­e, dove «la Regione — insiste Colla — ha chiesto ai sindaci, e non ai privati, la disponibil­ità delle aree» e dove è in arrivo (si deve solo decidere il luogo) l’investimen­to cinese sull’automotive elettrico della multinazio­nale Faw-Silk EV.

Queste novità positive non devono però far dimenticar­e la china negativa del periodo febbraio-maggio: 183 milioni di ore di cassa integrazio­ne autorizzat­e, aumento del 36% delle richieste di Naspi (l’indennità di disoccupaz­ione) e 330 mila domande per i sussidi da 600 euro per i precari, tipologia di lavoratori che ha scontato sulla propria pelle la perdita di oltre 30 mila posizioni a tempo determinat­o e 9.870 contratti somministr­ati. Il calo di occupazion­e ha colpito duro soprattutt­o i settori del commercio, alberghi e ristoranti (-16.411 unità), servizi (-9.442) e industria (-7.718 posizioni). Le donne sono state le più penalizzat­e: il 56,6% di chi ha perso il lavoro appartiene al genere femminile per un totale di 21.540 unità.

A livello provincial­e, a causa delle sofferenze di turismo e commercio, le maggiori perdite di occupazion­e si sono registrate nelle province di Rimini, Bologna, Forlì-Cesena e Ravenna. Eppure a marzo si segnalava una tenuta complessiv­a dell’occupazion­e, con oltre 2 milioni di occupati (-0,1% rispetto al primo trimestre 2019) ma con una sospetta contrazion­e del numero di chi era in cerca di lavoro (10,2%) e un aumento dell’inattività (+0,9%) che poi si è tradotta nel crollo verticale delle assunzioni. Minimo storico ad aprile: 24.690 contratti, il 68% in meno del 2019.

Green, automotive, moda, calzature, valorizzaz­ione dei talenti e difesa dell’occupazion­e: così la Regione si troverà pronta e ancor più attrattiva, per agguantare il rimbalzo del 2021

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Automotive Quello dell’auto è uno dei settori considerat­i chiave per la ripartenza dell’economia emilianoro­magnola dopo la crisi dovuta al lungo fermo delle attività produttive. L’automotive è d’altra parte una delle punte di diamante dell’economia emiliana

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