Le aziende della logistica: contagi fuori dai magazzini
Prima Colla, poi Lepore attaccano le aziende del settore, che dicono: «Venite a vedere di persona» Lepore: «È un posto infame dove lavorare». Solaro (segretario Fedit): «Parole imbarazzanti»
Prima l’assessore al Lavoro della Regione, Vincenzo Colla, che ha definito l’altro giorno quello della logistica e degli interporti un settore «dove la frammentazione del lavoro rischia di mettere in difficoltà la situazione» in tempi di Covid19 e ha invocato «un sistema più rigido nel controllo dei flussi di lavoratori». Poi l’assessore alla Cultura del Comune, Matteo Lepore, che sul tema focolai e logistica è arrivato (a gamba tesa) l’altra sera durante l’intervista al salotto culturale di Patrizia Finucci Gallo ospitato dall’Hotel Guercino,definendo quello della logistica «un settore troppo infame dove lavorare».
Le cause? «Non si può pensare sia solo questione di distanziamento e mascherine messe bene o male; ci sono troppi subappalti e difficoltà nel controllare il settore, il caporalato è un tema che ci riguarda anche a Bologna. Durante il primo mandato scoprii che da dieci anni i sindacati confederali non entravano nell’Interporto e anche l’Ispettorato del lavoro faceva fatica ad accedervi. La competizione fatta sul costo del lavoro non va bene e i suoi effetti negativi sono arrivati ben prima del coronavirus».
Parole dure, quelle dei due amministratori di Regione e Comune, che Enzo Solaro, segretario generale della Fedit, la Federazione italiana trasportatori, rimanda al mittente. «Non è vero che c’è questa frammentazione del lavoro — risponde a Colla —: il settore della logistica ha avuto una riorganizzazione importante negli anni e investimenti tecnologici significativi. Nel contratto sono state introdotte clausole che vietano il subappalto e accorciano la filiera e abbiamo sistemi di controllo e verifica di questi aspetti». E poi le condizioni dei lavoratori: «Un nostro magazziniere ha una retribuzione superiore alla retribuzione media nel mondo dell’industria e le condizioni di lavoro sono state migliorate da accordi sindacali di secondo livello», rimarca Solaro. Che invece a Lepore manda un invito: «Se l’assessore alla Cultura, che avrà ricevuto molti libri grazie alle persone che lavorano nella logistica, avesse voglia di capire il nostro mondo, che non è un lavoro senza fatica, ne vedrebbe regole e funzionamento. Può venire a vedere cosa accade, anche perché proprio a Bologna sono stati fatti investimenti importanti in tecnologia. Definire il nostro settore “infame” è un’affermazione imbarazzante per un assessore». Poi certo, ammette il segretario di Fedit, «ci possono essere situazioni border line e comportamenti scorretti anche nella logistica, ma come in tutti i settori».
In ogni caso Solaro sui tamponi e sui test sierologici voluti dalla Regione sui lavoratori della logistica, dice: «Tutto quello che si fa per implementare il livello di sicurezza va benissimo». Quanto ai focolai, Solaro se li spiega solo in un modo: «Nel periodo più duro della pandemia le nostre imprese non si sono fermate e nonostante questo ci sono stati pochissimi casi nelle nostre aziende. Poi sono cambiate le condizioni di vita esterne, è cambiato il contesto, non le nostre regole».
Sul tema interviene anche Legacoop Emilia-Romagna che non ha segnalazioni di contagi nelle coop di logistica aderenti. «Il tema della logistica — dice il presidente Giovanni Monti — richiede un profondo riposizionamento e riorganizzazione. La competitività non può essere ottenuta comprimendo diritti e costo del lavoro, come avviene nelle false coop che operano in questo settore, ma investendo in innovazione e nella qualità dell’offerta e del lavoro».
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