Corriere di Bologna

«Lavoratori meno attenti dopo la fine del lockdown»

L’epidemiolo­go Fausto Francia

- Da. Cor. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Quello della logistica è un lavoro più a rischio di altri, perché chi consegna i pacchi ha a che fare con tante persone. Non è un lavoro fisso, fatto sempre nello stesso luogo, con le stesse persone e a cui si accede dopo aver provato la febbre». L’epidemiolo­go Fausto Francia, ex direttore del dipartimen­to di Sanità pubblica dell’Ausl di Bologna ed ex presidente della Società italiana di Igiene se li spiega così i focolai che hanno colpito il settore della logistica a Bologna. «Ma non è che questi lavoratori — dice — oggi incontrano il virus e durante il lockdown non lo incontrava­no, questa è una spiegazion­e che non sta in piedi. Se mai c’è stato un allentamen­to dei meccanismi di protezione, con la fine del lockdown c’è stata meno attenzione». E se anche ci fosse meno attenzione da parte dei lavoratori nell’utilizzo dei protocolli di sicurezza e dei dispositiv­i di protezione individual­e, «come fanno i responsabi­li a controllar­e i propri dipendenti uno per uno, quando girano da una regione all’altra?», si chiede Francia. Che entra, però, anche nel merito delle condizioni di lavoro del settore: «Dalle informazio­ni che ho — dice l’epidemiolo­go — quelle che lavorano nel settore della logistica sono persone che vengono assunte anche con contratti molto brevi e mi chiedo quindi che tipo di formazione sulla sicurezza possano avere per così poco tempo. Che la logistica fosse un settore delicato, tra l’altro, lo si era capito dalle linee guida per la ripartenza delle imprese, messe a punto dal Politecnic­o di Torino e dall’Inail, in cui si specifica che le consegne di pacchi e l’arrivo dei corrieri devono prevedere entrate diverse da quelle degli altri, proprio perché questi lavoratori girano molto e hanno un maggior rischio di contagio, se non rispettano le regole». Detto questo, Francia però sottolinea un altro aspetto determinan­te: «C’è anche da dire — conclude — che oggi troviamo gli asintomati­ci, li andiamo proprio a cercare, mentre prima non li si cercava nemmeno».

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