PENSARE DAVVERO ALLA SCUOLA
Leggendo le cronache e le comunicazioni istituzionali di questi giorni sulla scuola si ha l’impressione che l’unico tema da affrontare in vista di settembre sia l’approvvigionamento di gel e mascherine. Questa interpretazione sembra avvalorata anche dall’ennesimo commissariamento deciso dal Governo: Arcuri sarà infatti commissario «per la ripartenza scuole in sicurezza». Il Commissario dovrà occuparsi della fornitura di gel, mascherine e «ogni necessario bene strumentale, compresi gli arredi scolastici, utile a garantire l’ordinato avvio dell’anno scolastico 20202021, nonché a contenere e contrastare l’eventuale emergenza nelle istituzioni scolastiche statali».
Il primo dubbio, in questo come in altri casi, è come mai serva un commissario per occuparsi di questioni che – magari con opportuni snellimenti procedurali – sembrano prerogativa del Ministero e delle istituzioni scolastiche. Il punto fondamentale tuttavia è un altro. Occuparsi delle forniture e degli aspetti tecnici è necessario, ma siamo davvero sicuri che non vi siano altri aspetti altrettanto importanti? Non sarebbe opportuno, ad esempio, occuparsi anche della formazione degli insegnanti in vista di una didattica che nei metodi e nei contenuti, dopo i mesi scorsi, non potrà più essere la stessa? Dell’impatto (educativo e umano) che questo anno difficilissimo ha avuto sugli stessi insegnanti e soprattutto sugli studenti più deboli? Studiare come altri Paesi hanno affrontato già prima dell’estate questi problemi con soluzioni che forse potremmo, con un po’ di umiltà, adattare alle nostre esigenze?
Aquasi cinque mesi dalla chiusura delle scuole e a un mese dalla fine dell’anno scolastico, non abbiamo ancora dati ufficiali sullo svolgimento della didattica a distanza (partecipazione studenti, insegnanti, ore erogate, piattaforme utilizzate, risultati formativi). Secondo un’indagine AGCOM, almeno dieci studenti su cento ne sono rimasti completamente esclusi, non avendo mai partecipato ad alcuna attività didattica. Se si dovesse tornare alla didattica a distanza, questi studenti continueranno a essere tagliati fuori?
E quali saranno le conseguenze di lungo periodo dell’improvvido annuncio di metà maggio della Ministra Azzolina che annunciava «tutti promossi salvo casi particolari», di fatto delegittimando i propri insegnanti e deresponsabilizzando gli studenti? Si boccerà magari l’anno prossimo chi meritava di essere bocciato quest’anno? Come si pensa di far recuperare le competenze perdute a chi è stato più penalizzato nello scorso anno scolastico?
Di tutto questo purtroppo non c’è traccia nei documenti e negli interventi istituzionali. Sembra che questi aspetti di contenuto non siano considerati una priorità, dando per scontato che l’istruzione possa semplicemente riprendere da dove si era interrotta, aggiungendo semplicemente gel e mascherine. L’incipit dell’ultimo intervento video della suddetta Ministra lasciava ben sperare. «Come saranno le scuole a settembre», così cominciava. «Le scuole innanzitutto dovranno essere pulite» continuava, passando poi ad annunciare trionfalmente un rivoluzionario «software creato da noi per misurare le aule». «Sei tutto chiacchiere e distintivo» diceva uno sprezzante Robert De Niro ne «Gli intoccabili», per dire: solo forma e poca sostanza. Ecco, è triste dirlo ma la scuola di settembre pare al momento un po’ così: tutta gel e mascherine, ma con poca sostanza sul piano educativo.