«Non è finita, i nuovi contagi? Tra i giovani»
Pandolfi: spiagge, spazi di ritrovo all’aperto, ci esponiamo ogni volta che stiamo vicini a gente che non conosciamo
Icontagi calano, i focolai sono circoscritti e ieri non ci sono stati decessi. «Ma il covid c’è ancora, si contagiano giovani e lavoratori. Bisogna evitare di frequentare luoghi affollati con persone sconosciute». Lo spiega Pandolfi, direttore dell’Igiene pubblica Ausl.
” Le classi devono riaprire, bisogna saper fare scelte rischiose, soprattutto per il bene dei bimbi più piccoli
Il direttore del dipartimento di Igiene pubblica: «L’obiettivo non è i contagio zero, ma trovare tutto quello che c’è»
Ieri zero decessi in tutta l’Emilia-Romagna, i nuovi contagi che in certi giorni si possono contare sulle dita di una mano, le terapie intensive ormai senza pazienti Covid, i focolai monitorati e circoscritti, e adesso anche lo studio tutto italiano (del team guidato dal professor Mario Clerici dell’Università degli Studi di Milano) secondo cui i raggi ultravioletti avrebbero un effetto sul Sars-CoV-2.
Paolo Pandolfi (direttore del dipartimento di Igiene Pubblica dell’Ausl di Bologna, ndr) siamo fuori dal tunnel del coronavirus?
«Difficile dire che siamo fuori dal tunnel, certo è che siamo in una stagione con un clima e condizioni di vita che rendono il virus meno contagioso, meno presente. Ci sono però dei focolai, il che deve creare consapevolezza. Consapevolezza, non ansia, perché l’ansia non si controlla, mentre la consapevolezza fa agire con buon senso».
Cosa significa agire con buon senso in questo momento?
«Significa fare in modo di condurre bene la propria vita quotidiana, anche in una situazione come quella attuale di minore pericolosità. Il rischio in questo momento è più basso, se lo vogliamo tenere basso. Ma il virus circola ancora: abbiamo avuto giorni con solo 2-3 casi, ma oggi (i dati riferiti a ieri, ndr) solo a Bologna ne abbiamo registrati 17, tutti in isolamento domiciliare».
Un dato preoccupante quello dei nuovi contagi?
«Quello del virus resta un pericolo che però in questo momento possiamo controllare, perché usiamo tutti gli strumenti che ci aiutano a gestirlo. L’importante è non andare ad aumentare il rischio».
Che aumenta come?
«Soprattutto quando facciamo delle cose con persone, molte persone, che non conosciamo. Ecco perché il rischio cresce sulle spiagge, per fare un esempio, soprattutto quando sono affollate».
Stesso discorso per piazza San Francesco, che da stasera (ieri sera, ndr) viene transennata?
«La stessa identica cosa vale per piazza San Francesco, esattamente. In questo momento la maggior parte dei contagi, infatti, avviene tra i giovani e i lavoratori. Vediamo molti casi di giovani ultimamente, perché sono quelli che hanno più relazioni e che sottovalutano i rischi per la propria salute. Dei 17 nuovi casi bolognesi di oggi (ieri, ndr) la maggior parte riguarda persone tra i 20 e i 40 anni: questo ci fa capire che è in questa fascia d’età che il virus sta principalmente circolando, anche se sono tutte persone in isolamento domiciliare con sintomi lievi o asintomatiche. Ma ovunque bisogna continuare a pensare all’importanza della mascherina e soprattutto dell’igiene costante delle mani: entrambe le cose riducono il rischio di contagio del 40-50%».
I focolai della logistica ora sono sotto controllo?
«Adesso, con i numeri che non sono certo quelli dei primi mesi della pandemia, quando troviamo qualche caso siamo capaci di circoscriverlo e di fermare la diffusione del virus. All’Interporto mercoledì abbiamo fatto i primi 120 tamponi, oggi (ieri, ndr) siamo arrivati a 200, ma in media ne faremo 500 al giorno e 800 se riusciamo a pianificare i doppi turni. A Bologna troviamo i contagi, perché li stiamo andando a cercare uno per uno».
L’obiettivo è il contagio zero?
«Quello non è necessariamente un obiettivo, se mai bisogna puntare a trovare tutto quello che c’è. Se si entra nell’ottica di fare le campagne di screening, l’obiettivo diventa quello di ridurre al massimo la possibilità di circolazione del virus. Cercare e isolare significa fermare il covid, in attesa che arrivi il vaccino, che sarà la vera soluzione».
Come vede la ripartenza della scuola a settembre?
«È un tema difficile, ma bisogna anche saper fare scelte rischiose. La scuola non può essere virtuale, soprattutto per i bambini più piccoli, altrimenti le ricadute negative potrebbero essere molte sul lungo periodo. I bambini sono più capaci di rispondere al contagio, hanno competenze immunitarie diverse dagli adulti. Bisogna che gli insegnanti e gli adulti che stanno loro vicini si proteggano attraverso una nuova organizzazione della scuola. Ma si deve tornare in presenza o i danni socio-sanitari-culturali potrebbero essere irreversibili».