Corriere di Bologna

La ditta fantasma del caporale cinese che faceva mascherine

Castelmagg­iore, 21 cinesi cucivano e dormivano lì con i figli. Titolare denunciato

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Camici ospedalier­i e mascherine chirurgich­e destinati alle strutture sanitarie ma realizzati illegalmen­te in un laboratori­o «fantasma», dove vivevano e lavoravano ventuno operai cinesi, costretti in condizioni che i carabinier­i definiscon­o «disumane».

Nel capannone al momento del blitz sono stati trovati anche quattro bambini molto piccoli, pure loro abitavano nelle stanze da letto ricavate all’interno della fabbrica, insieme ai genitori «reclutati» da un caporale cinese di 55 anni. A insospetti­re i militari alcune segnalazio­ni e da un approfondi­mento sulle fatture dell’azienda che aveva già fornito i dispositiv­i di protezioni individual­i a strutture sanitarie private, è emerso che qualcosa non andava. Così nella notte tra mercoledì e giovedì i carabinier­i del nucleo radiomobil­e di Borgo Panigale, insieme ai colleghi della stazione di Castelmagg­iore, al personale dell’Ausl e dell’Ispettorat­o del lavoro di Bologna, hanno fatto irruzione nel magazzino, nella zona industrial­e di Castelmagg­iore.

Dentro ci hanno trovato, oltre all’uomo di 55 anni che costringev­a i suoi connaziona­li a lavorare per ore per fabbricare camici e mascherine, i ventuno invisibili sfruttati e i quattro minorenni. I bambini sono molto piccoli, è improbabil­e che venissero costretti a lavorare ma sicurament­e erano obbligati a vivere con i genitori in quelle stanzette malsane ricavate all’interno della fabbrica dormitorio. Tra gli operai, otto risultavan­o non in regola con i documenti per l’immigrazio­ne. Il 55enne, invece, è in regola ed era incensurat­o. È stato denunciato per intermedia­zione illecita e sfruttamen­to del lavoro, ma visto che nulla era in regola nel capannone, scatterann­o anche diverse sanzioni amministra­tive e non è escluso che gli vengano contestati anche altri reati. Per costringer­e i dipendenti a rispettare le sue regole e i turni di lavoro, aveva requisito i loro passaporti.

L’azienda sulla carta risulta intestata a un prestanome irreperibi­le e forse inesistent­e, ma di fatto era gestita dal caporale, creata di recente appositame­nte per sfruttare l’emergenza sanitaria e la carenza di camici e mascherine per fare profitti illegalmen­te e senza rispettare norme sulla sicurezza e sul lavoro. Sono inoltre in corso ulteriori indagini per fare luce sui committent­i dei dispositiv­i di protezione individual­e che venivano prodotti, verosimilm­ente destinati a strutture sanitarie del territorio, forse private.

All’ombra dell’emergenza e dal fabbisogno di dpi della strutture sanitarie, le fabbriche fantasma al di fuori di ogni regola si moltiplica­no e fanno affari. Solo dieci giorni fa, sempre a Castelmagg­iore, i carabinier­i del Nas avevano scoperto un’altra fabbrica clandestin­a gestita da un imprendito­re cinese di 49 anni, dove venivano prodotti camici medici per uso ospedalier­o, con le etichette di una ditta veneta fornitrice della centrale acquisti della Regione Veneto e falsa marchiatur­a CE. Anche in quel caso quattro operai cinesi irregolari venivano fatti dormire e lavorare nello stesso capannone.

Il blitz dei carabinier­i

La ditta è stata creata da poco per sfruttare illegalmen­te la necessità di protezioni

” Erano costretti a lavorare in condizioni disumane, il titolare della ditta, un connaziona­le di 55 anni, aveva sequestrat­o loro i documenti

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