Le sagome di Zaki all’università
L’iniziativa L’opera esposta nelle biblioteche dell’Ateneo
Da giugno in vari parchi e spazi all’aperto della città avrete visti dei tavoli — distanziati, certo, distanziati — con giovani, bambini, anziani impegnati a creare qualcosa. Erano botteghe itineranti della compagnia teatrale Cantieri Meticci, per un progetto che doveva essere l’asse portante dell’Estate Bolognese, ridimensionato poi a causa dell’emergenza sanitaria.
«L’idea era — spiega l’assessore Matteo Lepore alla presentazione della fase finale — di continuare l’esperienza del Vecchione “partecipato” di Capodanno, realizzato negli ultimi due anni dalla compagnia diretta da Pietro Floridia ascoltando e mettendo insieme memorie, suggestioni, oggetti dei cittadini.
Si trattava di costruire in quattro quartieri della periferia altrettanti totem, carichi del vissuto degli abitanti della zona, intorno cui scatenare feste del fuoco, come in antiche tradizioni nostrane e come si fa intorno ai pupazzoni giganti a Barcellona. Il progetto sviluppava l’idea di creare nuove centralità urbane nei quartieri periferici».
Se ne è potuta realizzare una parte, che può essere un inizio, in una prospettiva dell’arte in dialogo con le esigenze e con il fantastico di chi abita le zone di periferia. Sembrano echeggiare in queste scelte i risultati di qualche elezione fa, che punirono l’amministrazione proprio nei quartieri della cintura. Se l’arte, poi, debba essere, un po’ populisticamente, riflesso di una cultura comune o una proposta che apra prospettive e orizzonti inediti, resta questione aperta. I laboratori hanno prodotto tante valigie colorate. Aprendole, ognuna
rivela qualcosa: una storia, un video, dei suoni, delle immagini... Intanto nei cantieri di Dumbo, zona ferrovia, un bel gruppo di artigiani si è impegnato (e impiegato, dopo mesi di mancanza di lavoro) nella costruzione dello scheletro di