Il regalo di Ericailcane al Pratello
Lo street artist ha realizzato opere sui muri della via insieme a Bastardilla
È nata sotto la luce del sole, in questi ultimi tre giorni, l’ultima opera di Ericailcane e Bastardilla sui muri di Bologna.
Un gradito ritorno alla creatività di qualità, là dove prima c’erano solamente scarabocchi, abbozzi di tag, semplici imbrattamenti. L’intervento terminato ieri sera si trova in fondo al Pratello, su due distinti muri ma in dialogo fra loro: da una parte le pareti di un piccolo garage indipendente e accanto quella della chiesa di San Rocco.
Ènata sotto la luce del sole, in questi ultimi tre giorni, l’ultima opera di Ericailcane e Bastardilla sui muri di Bologna. Un gradito ritorno alla creatività di qualità, là dove prima c’erano scarabocchi, abbozzi di tag, semplici imbrattamenti. L’intervento terminato ieri sera si trova in fondo al Pratello, su due distinti muri ma in dialogo fra loro: da una parte le pareti di un piccolo garage indipendente e accanto quella della chiesa di San Rocco. Inconfondibili gli stili dei due street artist, sodali da tempo e arrivati, per questo lavoro, dalla Sardegna. Ericailcane ha animato la scena Street degli ultimi 15 anni, mentre Bastardilla, di origine colombiana, ha condiviso il suo talento sui muri cittadini. Su un lato, la mano di Bastardilla ha dipinto una figura femminile con una mascherina utilizzata come fionda per lanciare palloncini colorati che potrebbero sembrare dei coronavirus (ma evidentemente non lo sono) e sull’altro lato, a una decina di metri, Ericailcane ha «risposto» con un gruppo di topolini antropomorfi che si difendono dal lancio di questi palloncini pronti a esplodere il proprio colore viola proteggendosi con cent e bastoncini. Muri nuovi, depositari ora di un pensiero e non di scritte a casaccio. Un intervento pensato e voluto da chi vive il Pratello e all’interno di un progetto più vasto, indipendente e «di strada» (il Pratello è una comunità di fatto), che riguarda l’arricchimento artistico di serrande, saracinesche e ora per la prima volta di pareti del rione, in sostituzione di sfregi e graffiti senza né arte né parte. Prima di questo, l’ultimo lavoro di Ericailcane in città è stato proprio su un avvolgibile di un negozio del Pratello. A curare questo doppio «pezzo» è stato Federico, pratelliano doc, che, in silenzio e lontano dai riflettori, in questi anni ha coordinato gli altri interventi in accordo con esercenti e residenti. Un progetto finanziato dal basso durante la festa del Somaro di settembre. Partecipazione attiva, e concreta, della cittadinanza.
L’input è arrivato da due ristoratori storici della strada, Marcello del Vanilla e Fabio
” Ericailcane Continuiamo a lavorare come sempre, chiamati da amici, da situazioni in cui ci riconosciamo
del Quanto Basta che poi si sono affidati a Federico: dirimpettai e pronti ad aprire uno spazio comune all’aperto in questa estate post lockdown, proprio nello spazio antistante alle due opere. In realtà il dehors ipotizzato non ci sarà, ma ugualmente i due hanno portato avanti l’operazione finanziandola (in ogni caso quello è lo spazio visivo di fronte a loro e ai loro clienti) acquistando le vernici e rimborsando del viaggio gli artisti. Tutto con il benestare delle due proprietà (in passato la chiesa è stata interessata da un altro intervento di «decorazione» sulle due installazioni presenti sotto il portico dell’entrata).
Poter di nuovo apprezzare il segno di Ericailcane e Bastardilla è nuovo passaggio del tormentato rapporto della città con i «graffiti» e i loro protagonisti dopo la stagione di forte polemica e profonda rottura legata alla mostra sulla street art di Genus Bononiae, con tanto di «stacchi» di alcune opere di Blu, cui fece seguito la cancellazione delle opere di quest’ultimo in tutta Bologna. «Quello è stato sicuramente uno spartiacque, anche doloroso», dice ora Leonardo ovvero Ericailcane. «La street art non ha bisogno di essere legittimata. I temi legali e di mercato non hanno niente a che vedere con tutto questo. Commercializzare significa sconfiggere la socialità. Se usiamo degli pseudonimi significa che c’è un senso. Noi continuiamo a lavorare come sempre, chiamati da amici, da situazioni in cui ci riconosciamo». Come questa del Pratello.