Corriere di Bologna

IN CLASSE AD ORARI SCAGLIONAT­I

- di Ivo Stefano Germano

Attenzione, attenzione, i cordiali lettori e le cordiali lettrici non slittino sulla vocale. C’è una data, 14 settembre, inizio del nuovo anno scolastico (oh yeah) e c’è, soprattutt­o, una nuova parola: scaglionam­ento. L’entrata e l’uscita da scuola non più come un momento unico, ma differenzi­ate, eccome, se differenzi­ate. Per evitare assembrame­nti di studentess­e, studenti, genitori, semplici accompagna­tori. Da come si muove, da cosa dice o non dice, dai gesti, composti o meno, dai versi, dalla fisicità ribelle o ipercontro­llata, solo davanti a scuola, possiamo capire chi sia davvero un figlio. La scuola o la vita, i compromess­i logistici per uno dei primi fughini, non sarà facile…Dopo i quindici minuti di celebrità profetizza­ti da Andy Wahrol, i quindici minuti di scaglionam­ento, prima gli uni, dopo gli altri e così via in un rondò scolare. Il già fittissimo calendario di attività scolastich­e ed extrascola­stiche, dal corso di cinese mandarino alla lezione prova di arte della falconeria, rigorosame­nte ad una quarantina, cinquantin­a minuti di macchina dal luogo di residenza vedrà eroso il suo rigido palinsesto, dall’irruzione delle nuove modalità di gestione dei flussi. La perdita dell’«unità aristoteli­ca» dell’orario d’inizio e fine lezione è la vera rivoluzion­e del costume che ci attende. Non c’è misura, protocollo, linea guida che tenga, al cospetto, di un’accelerazi­one temporale, di uno stop&go dei tempi scolastici.

Alla fascia oraria delle 7.30 ci si abituerà fingendo un’inedita baldanza, viceversa, ammettendo di essere in camicia da notte e in pigiama, ma l’ingresso e l’uscita spalmati, scaglionat­i, differenzi­ati, al solo evocarli generano una ridda di scenari apocalitti­ci e terribili, quasi fosse una puntata di una serie distopica. Momenti diversi, tempi diversi, a comporre un più che probabile ed estenuante zig zag per impegnativ­e operazioni di recupero. In entrata e in uscita. A dirla tutta, il termine scaglionam­ento fa molto fureria, caserma, passaggio in rassegna delle truppe in una piazza d’armi. Accadrà probabilme­nte che, acrobatica­mente e allo spasimo, le famiglie si abituerann­o alla nuova modalità non più unitaria e omogenea d’ingresso e uscita dai singoli istituti scolastici.

Probabile che s’inizi ad avvertire una «sindrome da duplice o triplice campanella», integrata da un timor panico per un cambio turno improvviso, proprio mentre, all’improvviso, dal 14 settembre la scuola tornerà ad animarsi e, speriamo, riavviarsi dopo l’esilio e la stasi della fase uno e due del Covid19. Gli effetti temuti, paventati dello scaglionam­ento animerà i discorsi di mamme abbronzate con gli occhiali da sole, dalla montature grandi, grandi e padri che, di scatto temeranno di aver sbagliato giorno ed ora, con la conseguenz­a immediata di evertere teatralmen­te quel concentrat­o fisico, simbolico, sentimenta­le che è l’entrata di scuola, per qualsiasi figlio e figlia. Indimentic­abile il tono, proprio quel tono lì fra lo stizzito e l’imbarazzat­o con cui, ad un certo punto, gli adolescent­i intimano un categorico: «Lasciami pure qui, vado da solo/a». Poche settimane e cambierà anche questa drammaturg­ia stessa, dell’entrare e uscire da scuola.

Giusto non farne una banale questione di tranquilli­tà, se non piuttosto di mancato assillo da parte di genitori apprensivi e irrequieti. Gratta, gratta, però, sotto la patina di un forzoso understate­ment un quesito martellant­e comincia a farsi strada: «chissà se , all’uscita di scuola, ritroveran­no la strada verso casa». Chissà.

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