Corriere di Bologna

Fegato al posto della milza, la prima volta al mondo

L’operazione, la prima al mondo, su un 40enne di Napoli

- Marina Amaduzzi marina.amaduzzi@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il trapianto di una porzione di fegato da donatore al posto della milza per sostituire poi il fegato con metastasi non più operabili. È il trapianto da record realizzato dai professori Ravaioli e Cescon al Sant’Orsola.

Una tecnica innovativa, messa in pratica per la prima volta al mondo al Sant’Orsola, per ridare speranza di guarigione ai malati di tumore con metastasi al fegato. Il trapianto di una porzione di fegato da donatore al posto della milza per sostituire poi il fegato con metastasi non più operabili è stato realizzato dieci giorni fa dai professori Matteo Ravaioli e Matteo Cescon della Chirurgia generale e trapianti del Sant’Orsola ma reso pubblico solo ora, quando è stata accettata la pubblicazi­one del caso dall’American Journal of Transplant­ation, la rivista sui trapianti a più alto impatto internazio­nale. Il paziente, un quarantenn­e di Napoli con un figlio piccolo, sta bene, è tornato a vivere nella sua città e viene a Bologna solo per le visite di controllo.

La sua odissea era iniziata nel gennaio 2017 quando si era rivolto all’oncologo Giovanni Brandi «perché non era convinto del percorso senza speranza di guarigione proposto nella sua città», racconta il professore del Sant’Orsola. L’uomo era affetto da metastasi al fegato generate da un precedente tumore all’intestino. «Brandi ci ha parlato del caso con la proposta di resezione epatica, che è stata fatta in due tempi per l’asportazio­ne radicale della malattia che però si è ripresenta­ta — spiega Cescon —. A quel punto non era più possibile intervenir­e chirurgica­mente se non con un trapianto di fegato». A questo punto è entrato in gioco Ravaioli, che stava studiando una tecnica innovativa che ben poteva applicarsi al caso. «Avevo in mente l’idea da anni — spiega —, altri chirurghi nel mondo avevano fatto interventi simili e ho progettato l’intervento due anni fa». Una volta ottenuta l’approvazio­ne del Comitato etico dell’ospedale e del Centro nazionale trapianti, è arrivata l’occasione di prelevare una piccola porzione di fegato

«È stato impiantato un pezzo di fegato al posto della milza, e poi tolto l’organo malato»

«di un organo giudicato non idoneo per un trapianto su un bambino, quindi nessun paziente in lista d’attesa è stato svantaggia­to da questo intervento», precisa Ravaioli. «La porzione di fegato è stata impiantata al posto della milza e una volta cresciuta è stato tolto il fegato malato. Il post operatorio ci ha fatto sudare, ma ora il paziente sta bene, ha avuto un grande coraggio, sapeva bene i rischi che correva». Per un anno l’uomo è stato ospitato e sostenuto da CasaAil mentre ora è già tornato a casa, come detto. La tecnica dà fiducia, «si potrebbero curare altri pazienti», dice Ravaioli, «anche se non tutti i problemi sono risolti, ad esempio abbiamo tolto il fegato malato dopo due settimane temendo che la malattia colpisse anche l’organo nuovo, probabilme­nte potevamo aspettare di più».

Sull’oncologia e i trapianti si fonda il riconoscim­ento del Sant’Orsola in Irccs, istituto di ricovero e cura a carattere scientific­o. «Questo dimostra che il traguardo dell’Irccs in realtà ce l’abbiamo già in casa — commenta l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini — speriamo arrivi presto. Ma noi non staremo a guardare, saremo al fianco del Sant’Orsola con le nostre risorse». Il decreto, spiega il direttore generale del policlinic­o Chiara Gibertoni, «dovrebbe arrivare nelle prossime settimane». «Questo intervento — aggiunge — è un segnale di ripresa e di speranza. Nel 2019 siamo stati tra i primi tre centri per numero di trapianti, 256, di cui 101 di fegato».

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I professori Matteo Ravaioli (a sinistra) e Matteo Cescon, che insieme all’equipe della Chirurgia generale e dei trapianti e quella di Anestesia hanno portato a termine il trapianto da primato
Sala operatoria I professori Matteo Ravaioli (a sinistra) e Matteo Cescon, che insieme all’equipe della Chirurgia generale e dei trapianti e quella di Anestesia hanno portato a termine il trapianto da primato

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