Corriere di Bologna

Raid con i coltelli, smantellat­a banda di giovani

Si facevano chiamare Ak-47 gang Italy Bologna e si vantavano sul web delle loro malefatte La polizia contesta agli 11 indagati fra i 16 e 25 anni due violente rapine al Navile, dove vivono

- Muleo

Si facevano chiamare Ak-47, come l’iconico kalashniko­v che avevano tatuato sulle braccia. E proprio l’Ak-47 (osannato su dei video che postavano su Tik Tok) li ha incastrati. Così, è stata scoperta dalla polizia una gang di rapinatori, tutti giovanissi­mi (5 minori) e pachistani. Due le rapine violente contestate.

Una sfilata di automobili di grossa cilindrata, loro esultanti fuori dai finestrini, il sottofondo di musica mediorient­ale e una serie di hashtag: Ak-47 gang italy Bologna, di fatto il nome della banda.

È stato uno dei tanti video caricati sulla piattaform­a Tik Tok, e la sigla del Kalashniko­v russo trovato tatuato sulle braccia di alcuni dei componenti, oltre che utilizzato sui social da tutti loro come simbolo di riconoscim­ento del gruppo, a portare la polizia sulle tracce di una baby gang pakistana ritenuta responsabi­le del ferimento di alcuni coetanei.

Due gli episodi contestati che hanno fatto scattare le indagini. Nel primo, risalente ad agosto 2019, in via Indipenden­za un 19enne di origine romena era stato accoltella­to alla schiena per motivi non chiariti, riportando ferite e una prognosi di 30 giorni. Nel secondo caso gli inquirenti parlano di vera e propria spedizione punitiva e agguato ai danni di un 20enne pachistano e di suoi due amici, all’interno dei giardini di Corticella dove la vittima era stata invitata la sera prima da due profili social anonimi per regolare la questione legata al fidanzamen­to con una connaziona­le. «La devi lasciar perdere», gli era stato detto secondo il suo racconto. Accerchiat­i e aggrediti con tirapugni, catene e coltelli da un gruppo di 15 persone, i due avevano subito lesioni per 15 giorni di prognosi, col ventenne che ha anche denunciato la rapina di un’ingente somma di denaro in contanti, mentre il terzo era riuscito a rifugiarsi in un bar.

Per i due fatti la Procura di Bologna e quella per i Minorenni hanno emesso un decreto di perquisizi­one a carico di 11 indagati, di cui 5 minori, ragazzi dai 16 ai 25 anni ritenuti responsabi­li in concorso di lesioni aggravate, rapina, e anche possesso ingiustifi­cato di armi. Quelle armi che nei confronti di questi giovani, immigrati di seconda generazion­e quasi sempre provenient­i da famiglie integrate e residenti al Navile, incensurat­i e perlopiù studenti, esercitano un fascino irresistib­ile. A partire dall’Ak-47, iconico fucile associato a guerriglie­ri, rivoluzion­ari e terroristi, tatuato sulle braccia di alcuni componenti e presente in tutti i profili setacciati, sul significat­o del quale gli inquirenti sono interessat­i ad approfondi­re pur escludendo già qualunque tipo di velleità terroristi­ca o politica. Sequestrat­a anche una pistola giocattolo, simbolicam­ente importante perché in grado di conferire ulteriore leadership ai più carismatic­i, assieme a un tirapugni e a un coltello. Tutti maschi, i minorenni ritenuti al traino dei grandi. L’attività

L’avevano tutti tatuato, l’iconico Ak-47 russo associato ai guerriglie­ri

investigat­iva ha coinvolto 50 poliziotti, che risalendo alle vere identità celate con pseudonimo dietro una serie di profili social ha dato un volto ai protagonis­ti, servendosi di un software di riconoscim­ento facciale che ha associato le immagini acquisite a quelle trovate sul web. E permesso di mettere in collegamen­to i due episodi. Le indagini andranno avanti per capire se e quanti altri fatti di violenza siano riconducib­ili alla gang e se siano coinvolti altri giovani. Dalle chat rintraccia­te è emerso il contatto continuo fra i componenti della banda, mentre sono previste ulteriori analisi per tradurre le conversazi­oni scritte nella lingua del paese d’origine.

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Il parco Una delle aree verdi dove i giovani pakistani hanno compiuto i fatti oggi oggetto di indagine

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