Corriere di Bologna

Sotto canestro si tifa Biden

I giocatori di Virtus e Fortitudo

- di Enrico Schiavina

Gli exit poll della pallacanes­tro bolognese non lasciano dubbi: a Basket City stravince Biden. Se la presidenza dovessero deciderla gli americani scesi in città per tirare a canestro di mestiere, quattro per parte tra Virtus e Fortitudo, non ci sarebbe storia. Tutti quelli che dicono di aver votato, l’hanno fatto per lo sfidante: nulla di strano, in uno sport da sempre identifica­to con idee Dem, ma stavolta c’è qualcosa di più. «Sono elezioni molto, molto, molto importanti — dice Julian Gamble della Virtus, calcando sulla parola “very” — ciò che ha combinato questa amministra­zione l’hanno visto tutti». Registrato nel North Carolina, stato in bilico, come gli altri Gamble ha votato da «absentee» e si aspetta «Almeno due-tre giorni per i conteggi, inutile restare svegli stanotte». A differenza delle altre elezioni, niente maratone notturne, «ma io metterò la sveglia per accendere la tv domattina presto, voglio sapere tutto — dice Josh Adams — ero grande fan di Obama, ma quattro anni fa giocavo in Russia e non sono riuscito a votare, stavolta sì. Sono dell’Arizona ma voto nel Colorado, stato solitament­e Dem». «Ho votato Biden, ovviamente» taglia corto Tre’Shaun Fletcher della Fortitudo, registrato in Arkansas, al momento in isolamento perché positivo al Covid. «La pandemia ha un peso, le questioni razziali di più — interviene l’altro virtussino Kyle Weems — l’America sotto Trump è più spaccata che mai, lo dico io che ho padre nero e madre bianca. Ho sempre votato Dem, nel Kansas, fortezza repubblica­na. Ma sono in Europa da nove anni ed un interesse così, dai compagni di squadra italiani e dalla gente, non c’è stato mai. Tutti chiedono, specie su Trump, quando ne spara una delle sue». Anche tra chi ha dichiarato l’astensione («Non ho votato, non mi interessa» dice Adrian Banks) e chi ha preferito non rispondere (Ethan Happ, Todd Withers, Vince Hunter) non sembrano esserci potenziali elettori repubblica­ni, a giudicare dalle decise adesioni alle lotte dei neri esternate sui social. Un’identità trasversal­e ai due club bolognesi, ed al mondo del basket in genere. «Siamo molti di più neri, ma non giurerei che non esistano giocatori pro-Trump. Qualcuno ci sarà, anche se io non ne conosco» aggiunge Weems. Anche del nono americano in arrivo, Wesley Saunders atteso alla Fortitudo, si legge che è laureato in sociologia ad Harvard e manco a dirlo in passato si è dichiarato «convinto sostenitor­e di Obama». Ma spostandos­i a

Reggio Emilia, forse la spiega meglio di tutti Niccolò Melli, che ha madre americana e cittadinan­za Usa, è reggiano doc ma ha giocato in Nba. «Voto Biden — ha detto di recente in tv — per il mondo del basket è una scelta ovvia, ma è una questione sociale, più che politica». Uno degli otto svela che in qualsiasi spogliatoi­o la parola «Trump» è sempre preceduta da un’altra che inizia per f e finisce per k, ma colpisce il grande senso di partecipaz­ione e responsabi­lità. «Rispetto ai miei compagni italiani è diverso: crediamo nella libertà di espression­e e vogliamo farci sentire. Specie noi che, da qui, secondo me vediamo le cose più lucidament­e» dice Gamble. «Credo sia giusto far girare le proprie idee, sfruttando la visibilità che abbiamo, piccola o grande che sia» conclude Adams. Che però, come tutti, non si allarga oltre: «Niente pronostici: in questo 2020 tutto può succedere».

” Sono elezioni molto, molto, importanti ciò che ha combinato questa amministra­zione l’hanno visto tutti

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