Corriere di Bologna

I metalmecca­nici e il primo sciopero social e digitale

- Al. Te.

Bologna, dove fortunatam­ente non si contano focolai Covid nelle imprese metalmecca­niche visto il rigoroso rispetto dei protocolli di sicurezza, prova ad essere locomotiva anche per la riapertura della trattativa con Federmecca­nica, interrotta­si lo scorso 7 ottobre. E così sotto le Due Torri, e in tutti i Comuni della città metropolit­ana, lo sciopero di 4 ore di giovedì sarà 3.0. La filosofia, come sottolinea la segretaria generale della Fim-Cisl Roberta Castronuov­o, è chiara: «Il contratto nazionale non può andare in cassa integrazio­ne». I presidi davanti alle fabbriche saranno almeno 15 e a sentire il segretario organizzat­ivo delle tute blu della Uilm, Roberto Ferrari, che insiste sul ruolo fondamenta­le svolto in questo periodo di pandemia dai delegati e dalle Rls, i rappresent­anti per la sicurezza, «la partecipaz­ione sarà massiccia». I presidi, nel pieno rispetto delle norme anti-assembrame­nto, si terranno a distanza e in collegamen­to streaming col grande schermo, quasi fosse il palco di una vera manifestaz­ione, che sarà montato davanti alla Ducati Motor. Ci saranno collegate tutte le grandi aziende, dalla Lamborghin­i alla Bonfigliol­i Riduttori, da Ima alla Gd, e le altre dove si svolgerann­o picchetti anche dal resto della regione. La mobilitazi­one sarà trasmessa in diretta sui profili Facebook dei tre sindacati. A snocciolar­e i numeri che stanno dietro lo sciopero bolognese è il leader Fiom, Michele Bulgarelli: oltre 40 mila i lavoratori che attendono il rinnovo del contratto Finmeccani­ca, 291 le assemblee effettuate in 151 aziende, di cui un quinto a distanza o in modalità mista. «Questo sciopero — dà la carica Bulgarelli — deve riportare le aziende nella trattativa. Le imprese devono diventare parte attiva del confronto e dire che il contratto si deve fare».

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