«Ciao, grande Gigi»
Da Cremonini a Morandi da Roncato ad Accorsi fino a Guanciale e Vernassa: «Proietti faro e maestro»
Capita a pochi salutare questa vita il giorno stesso del compleanno. A Gigi Proietti è capitato. «È proprio il 2 novembre», osserva Filippo Vernassa, direttore artistico del Teatro Europauditorium. Fu qui che il grande artista romano scomparso ieri, riportò in scena nel 1999 il suo storico A me gli occhi, please, grazie al padre Alberto Vernassa: impresario teatrale legato al Teatro Sistina, a lui si deve il merito peraltro di avere portato qui A me gli occhi, please la prima volta nel 1976. Ironia della sorte, il 2 novembre del 1940 nacque anche papà Alberto. «Quello tra lui e Proietti – ricorda Filippo – fu un sodalizio professionale straordinario. Lo aveva conosciuto a fine anni ‘60 come chansonnier nella Roma trasteverina. Divennero grandi amici fino alla scomparsa di papà nel 2002. Era uno spasso vederli scambiarsi auguri e gag nel giorno dei morti. Io prima ho vissuto Proietti nella sua narrazione, poi sono rimasto folgorato quando venne all’Europauditorium in quel 1999: due ore e mezza di spettacolo in cui gli bastava una sciarpa, un impermeabile, per cambiare personaggio. L’ultima volta fu nel 2015 con Cavalli di battaglia. Per il nostro teatro rimane un simbolo». Estrae un foglio dall’agenda. Sono parole sul teatro popolare che Proietti scrisse quando era direttore artistico del Teatro Brancaccio.
In sintesi, «voleva fare affezionare alla prosa, alla teatralità, un pubblico eterogeneo, coltivando gli spettatori che normalmente sono esclusi dalla logica di questo tipo di spettacolo. A quel teatro vogliamo continuare ad ispirarci».
Proietti regista lo ricorda bene Lino Guanciale. «L’esordio fresco di diploma lo ebbi con Gigi nel ruolo di Paride in Romeo e Giulietta, nel 2003. Mi affacciai all’esperienza con un misto di euforia e timore»,
ricorda l’attore legato ad Emilia Romagna Teatro. «I primi giorni non aprivo bocca - continua -. Tanto che mi chiedevo: come ha fatto a scegliermi? Lui però faceva di tutto per metterci a nostro agio. Su otto ore di lavoro, cinque o sei erano condite dai suoi sketch per darci l’idea che i primi a divertirci dovevamo essere noi». Il terrore svanì presto. «Non lesinava complimenti, tutto con un’aria di bottega». L’insegnamento più importante? «Mai dare del tu al palcoscenico. Se lo fai sottovaluti ciò che fai. E lui stesso era sempre in ansia prima di iniziare». Un aneddoto su tutti? «Sempre di quei primi giorni d’affanno. Mi diceva: “movila un po’ la battuta”. Allora cominciavo a fare le cose più assurde e lui: “Mo’ adesso movila un po’ meno però”. Credeva nella libertà dell’attore». Molte personalità legate al nostro territorio hanno rilasciato un pensiero. «Non ho mai riso così tanto come quando stavo in tua compagnia, ma adesso sono molto triste…», scrive su Instagram Gianni Morandi. Un sentito «Grazie», seguito da un «Grande Gigi Proietti» è invece il pensiero che affida ai social Cesare Cremonini. Usa parole di riconoscenza. «Ogni donna e uomo dello spettacolo ti deve molto. Oltre il teatro, il tuo regno. Faro per tantissimi giovani che ti amavano. Alzarsi in piedi e applaudire forte». Stefano Accorsi sceglie l’aggettivo «Grandissimo», e aggiunge: «Quanto ci mancherà la tua incredibile capacità di travolgere le convenzioni e di essere irriverente solo cambiando espressione». E se Andrea Roncato scrive «Brutto risveglio, brutta notizia. Ciao Gigi», Laura Pausini gli dedica un «riposa in pace grande re» e la politica gli rivolge un saluto, tra «un dolore immenso. Ciao Maestro», del presidente Stefano Bonaccini, a un «Addio Gigi» di Matteo Lepore.