«Non credo nel lockdown Qui recupero formidabile»
Il presidente di Confindustria: «I servizi i più colpiti ma anche nel manifatturiero si perde marginalità»
Il presidente di Confindustria Pietro Ferrari analizza la situazione economica della nostra Regione alla luce delle nuove restrizioni. E non crede in un nuovo lockdown.
Gli industriali sono preoccupati ma vanno avanti con fiducia. Quanto meno, il presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari non teme si decida per un altro lockdown. E finché le attività produttive restano aperte, si può evitare il tracollo. «C’è stato un recupero formidabile», assicura. Ma,ormai le previsioni a lungo termine sono impossibili. «Si vedrà, mese per mese», è la nuova normalità dell’impresa.
Presidente, si aspettava l’inasprirsi dell’emergenza?
«Avevamo l’idea che tra novembre e dicembre si sarebbero verificati nuovi problemi ma non di questa dimensione. La seconda ondata genera problematiche molto rilevanti nel settore dei servizi, ma provocano anche diffi«Buona coltà nel manifatturiero».
Per ora non si parla di bloccare la produzione...
«Però, purtroppo qualche caso di positività si riscontra nelle catene di fornitura, quindi bisogna provvedere all’isolamento e all’attesa dell’esito dei tamponi. Di conseguenza un po’ di forza produttiva e di ore lavorative si perdono».
Quanto incide questo nel complesso dell’attività industriale?
«Il recupero, da me sempre previsto, delle nostre aziende, da aprile-maggio, è stato formidabile. E lo è stato un po’ in tutti i settori, anche se qualcuno è sempre un po’ in sofferenza, come l’automotive e la moda. A parte qualche perdita di marginalità, e previsioni di rallentamento rispetto a quanto si pensava a luglio, i volumi sono ritornati più che accettabili».
I settori che sono ripartiti con più forza?
parte della meccanica e della meccatronica e la ceramica stano dando buoni risultati di recupero»
Lei sosteneva che l’EmiliaRomagna avrebbe tenuto grazie all’export: è stato così?
«Si, altri erano convinti che la nostra propensione all’export ci avrebbe penalizzati, invece avendo la possibilità di giocare su più mercati l’Emilia-Romagna si è mantenuta su buoni parametri. Ma resta il fatto che la situazione genera preoccupazione. Intanto, l’importante è riuscire a lavorare questo novembre».
Le aziende sono ancora luoghi sicuri?
«Adesso sappiamo come prevenire. C’è tracciamento, controllo, i protocolli di sicurezza sono rispettati con rigore. Molte attività sono in smart working, un sistema che potrà anche diventare per alcune mansioni strutturale, ma per altre la produttività è ridotta».
Teme un lockdown?
«Non credo si faccia. Sarebbe di difficile gestione per un Paese con le nostre difficoltà. Anche nel dopoguerra si pensò prima alle fabbriche, poi alle case. Se le nostre aziende non danno occupazione, non creano reddito o lavoro, o non creano import facendo entrare valuta, si fa fatica a far vivere il Paese».
Sono sufficienti le misure di sostegno da parte del governo?
«Per ora tutti gli Stati a noi più vicini stanno tenendo aperte le fabbriche, e penso ci sia un coordinamento complessivo. Un po’ di incongruenza c’è, come il blocco dei licenziamenti, ma non è utile entrare in polemica. Certi aspetti sono rimandati a maggio e giugno, vedremo, ma certo non possiamo sostenere un sistema a tutto debito come stiamo sostenendo».
Cosa pensa delle ulteriori restrizioni al vaglio?
«Dipende dai numeri dalle terapie intensive. Non sta a me dare un giudizio ma speriamo che le fatiche richieste siano proporzionali al problema».
Prevenzione
C’è tracciamento, controllo, i protocolli di sicurezza sono rispettati con rigore
Restrizioni
Speriamo che le fatiche richieste siano proporzionali al problema