VECCHIO E INUTILE SARÀ LEI
Forse dispiacerà a qualcuno. Non a tutti, e forse non a Toti. Comunque informo di non avere mai pensato di fare un favore anticipato all’ente di previdenza. Tantomeno ai sostenitori della tesi che gli over 70 sono un peso, perché «non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese». A costoro potrei rispondere che ciascuno è fannullone a modo suo. Gli spietati via social sono sostenitori di un modello perentorio: per donare oro alla patria, soprattutto a quella previdenziale, subito dopo avere incassato il primo rateo i pensionati abbiano la compiacenza di togliere il disturbo. Senza tentennare, senza perdere tempo in inutile perché improduttiva sopravvivenza. Dopo avere faticato tanto per raggiungere la pensione di vecchiaia, il beneficiario è richiesto di irreversibile generosità, con la rinuncia per estinzione (nessuno osa proporre di dargli una spintarella, ma del doman non c’è certezza). Tanto per essere chiari, dico che affidarsi all’Inps per stabilire chi è produttivo e chi no sarebbe un esercizio malvagio. Ai politici consiglio di non proporre la misurazione, avendo appena deciso un corposo taglio di poltrone. Immaginabile la tentazione qualunquista, qualora non calasse l’efficienza del sistema.
Il via alla polemica sull’insostenibile pesantezza anagrafico previdenziale è venuta da un tweet del governatorato ligure. Poi Salvini è andato in Senato per cercare di rimediare, visto che gli anziani producono voti. Entrambi i discorsi hanno trovato orecchie reattive in questa nostra amata terra al vertice nella classifica della longevità. Anche in quella contributiva, perché tra i grandi anziani sono tanti quelli che cominciarono a lavorare dopo le elementari. Ai ragazzini di oggi, tutti con il cellulare in tasca, conviene far sapere che molti dei loro nonni, esclusi dalle medie, dovettero finire all’avviamento, sotto scuola per fortuna abolita. Eppure, con pochi libri e molta laboriosità, senza internet ma con tanto ingegno, alcuni hanno saputo impiantare aziendine che sono diventate aziendone. Negli anni Ottanta vari imprenditori fai da te riconoscevano la fortuna del fattore campo, avendo dipendenti, «rossi» di politica e sudore, che non si tiravano mai indietro. Gente che la domenica mattina andava nelle case a distribuire l’Unità e in ferie montava gli stand nelle feste di partito. Sull’altro versante ideale, c’erano i «bianchi»: nel tempo libero frequentavano la parrocchia per fare del bene più con le mani che nelle preghiere. Un esercito di coscritti infaticabili, oggi bollati come ormai estranei «allo sforzo produttivo del Paese» nonostante il merito storico di avere tirato l’Italia su di peso. Strano ma vero: anche da pensionati i più non si mettono a riposo. Continuano a essere contributori netti di figli e nipoti. Consumano meno in proprio per far consumare di più a tutti quelli di casa. L’integrazione familiare è più veloce della cassa integrazione. Elargiscono in denaro o in servizi. Le suocere diventano benedizione per le nuore quando fanno da baby sitter e i nonni preziosi se aiutano i nipoti nei compiti. La necessità di veder svanire i vitalizi ha generato perfino episodi da film: accanto ai falsi invalidi anche i finti vivi, ancora a carico dell’Inps. Adesso la pandemia fa crescere interrogativi amari: i vecchi sono una miniera sapienzale o un fardello insostenibile? Il dibattito è aperto. Intanto all’improvvido e sospettabile cinguettio (voce dal sen fuggita?), i nonni rispondono con un ruggito: «Improduttivo sarà lei».