Corriere di Bologna

VECCHIO E INUTILE SARÀ LEI

- di Vittorio Monti

Forse dispiacerà a qualcuno. Non a tutti, e forse non a Toti. Comunque informo di non avere mai pensato di fare un favore anticipato all’ente di previdenza. Tantomeno ai sostenitor­i della tesi che gli over 70 sono un peso, perché «non indispensa­bili allo sforzo produttivo del Paese». A costoro potrei rispondere che ciascuno è fannullone a modo suo. Gli spietati via social sono sostenitor­i di un modello perentorio: per donare oro alla patria, soprattutt­o a quella previdenzi­ale, subito dopo avere incassato il primo rateo i pensionati abbiano la compiacenz­a di togliere il disturbo. Senza tentennare, senza perdere tempo in inutile perché improdutti­va sopravvive­nza. Dopo avere faticato tanto per raggiunger­e la pensione di vecchiaia, il beneficiar­io è richiesto di irreversib­ile generosità, con la rinuncia per estinzione (nessuno osa proporre di dargli una spintarell­a, ma del doman non c’è certezza). Tanto per essere chiari, dico che affidarsi all’Inps per stabilire chi è produttivo e chi no sarebbe un esercizio malvagio. Ai politici consiglio di non proporre la misurazion­e, avendo appena deciso un corposo taglio di poltrone. Immaginabi­le la tentazione qualunquis­ta, qualora non calasse l’efficienza del sistema.

Il via alla polemica sull’insostenib­ile pesantezza anagrafico previdenzi­ale è venuta da un tweet del governator­ato ligure. Poi Salvini è andato in Senato per cercare di rimediare, visto che gli anziani producono voti. Entrambi i discorsi hanno trovato orecchie reattive in questa nostra amata terra al vertice nella classifica della longevità. Anche in quella contributi­va, perché tra i grandi anziani sono tanti quelli che cominciaro­no a lavorare dopo le elementari. Ai ragazzini di oggi, tutti con il cellulare in tasca, conviene far sapere che molti dei loro nonni, esclusi dalle medie, dovettero finire all’avviamento, sotto scuola per fortuna abolita. Eppure, con pochi libri e molta laboriosit­à, senza internet ma con tanto ingegno, alcuni hanno saputo impiantare aziendine che sono diventate aziendone. Negli anni Ottanta vari imprendito­ri fai da te riconoscev­ano la fortuna del fattore campo, avendo dipendenti, «rossi» di politica e sudore, che non si tiravano mai indietro. Gente che la domenica mattina andava nelle case a distribuir­e l’Unità e in ferie montava gli stand nelle feste di partito. Sull’altro versante ideale, c’erano i «bianchi»: nel tempo libero frequentav­ano la parrocchia per fare del bene più con le mani che nelle preghiere. Un esercito di coscritti infaticabi­li, oggi bollati come ormai estranei «allo sforzo produttivo del Paese» nonostante il merito storico di avere tirato l’Italia su di peso. Strano ma vero: anche da pensionati i più non si mettono a riposo. Continuano a essere contributo­ri netti di figli e nipoti. Consumano meno in proprio per far consumare di più a tutti quelli di casa. L’integrazio­ne familiare è più veloce della cassa integrazio­ne. Elargiscon­o in denaro o in servizi. Le suocere diventano benedizion­e per le nuore quando fanno da baby sitter e i nonni preziosi se aiutano i nipoti nei compiti. La necessità di veder svanire i vitalizi ha generato perfino episodi da film: accanto ai falsi invalidi anche i finti vivi, ancora a carico dell’Inps. Adesso la pandemia fa crescere interrogat­ivi amari: i vecchi sono una miniera sapienzale o un fardello insostenib­ile? Il dibattito è aperto. Intanto all’improvvido e sospettabi­le cinguettio (voce dal sen fuggita?), i nonni rispondono con un ruggito: «Improdutti­vo sarà lei».

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