La protesta si allarga a palestre e scuole yoga «Noi utili alla salute»
Tappetini e campane tibetane in piazza
«Salute e prevenzione passano anche dalla nostra professione». Si leggeva questa frase sullo striscione alzato ieri mattina in piazza Maggiore dal Comitato italiano scienze motorie (Cism) insieme al Capdi, che riunisce i diplomati Isef. «Siamo qui per portare la voce di una classe di lavoratori che lo Stato non tutela», ha spiegato Davide Comastri, referente bolognese del Cism. I professionisti delle scienze motorie hanno manifestato contro la chiusura delle palestre imposta dal Dpcm del 24 ottobre e per i diritti della loro categoria. Comastri ha attirato l’attenzione in particolare sulle «palestre della salute, frequentate da persone con patologie croniche, problemi cardiaci, reduci da ictus o con disagi psico-fisici. Questi centri ancora non sanno se possono continuare o meno a lavorare». E ha sottolineato che la palestra «non è uno svago, ma fa parte di quelle sane abitudini che, se fossero seguite da tanti, darebbero dei riscontri anche a livello di guadagni per la sanità». Infine, ha guardato con preoccupazione al futuro: «Dopo questo mese, cosa succederà? Fino a quando andrà avanti questa situazione? ».
Durante la manifestazione, ha portato la sua testimonianza Chiara Bacchelli, proprietaria di CrossFit 2 Torri: «Mi trovo ad avere la struttura completamente chiusa. È inutile che mi si dica che possiamo allenarci all’aperto o facendo delle classi online. Io ho aperto un box crossfit per poter lavorare all’interno della mia struttura». E ha poi lanciato un messaggio alle istituzioni: «Abbiamo sempre lavorato in sicurezza e abbiamo fatto dei grossi sforzi per mantenere le strutture già chiuse nei tre precedenti mesi di lockdown. Ora abbiamo bisogno o di aprire o che il governo ci aiuti a livello economico. Così non si può andare avanti».
Intanto, c’è chi ha adottato un’altra soluzione. Ce lo ha raccontato al telefono Roberto Ventura, titolare di Crossift Zola Predosa: «Facciamo attività all’aperto, perché è l’unica cosa che ci viene consentita». Questo almeno fino a ieri. «Tutti i giorni trasportiamo all’esterno le attrezzature che si possono muovere — ha spiegato — (biciclette, bilancieri …) e svolgiamo la lezione come la svolgeremmo all’interno, mantenendo il distanziamento richiesto per legge». Ventura ha rilevato comunque un notevole calo della clientela, «un 50% di persone in meno», e a livello economico ha parlato di «una perdita impressionante». Ma non si è arreso: «Il nostro obiettivo primario è promuovere la salute delle persone. Quello che ci ha spinto a investire per non fermarci è stato tener fede ai nostri valori e all’impegno preso con i nostri soci».
Ieri sono scese in piazza anche i rappresentanti delle scuole di yoga, che hanno popolato il Crescentone sedute sui loro tappetini, dando vita a una manifestazione silenziosa. «Vogliamo portare l’attenzione
” Comastri (Cism) Molti nostri centri sono frequentati da persone che hanno patologie croniche: come faranno?
sul mondo dello yoga — ha spiegato Jones Tonelli, presidente del centro Interno Yoga — e, appena i tempi si faranno meno difficili, avere un interlocutore con cui poter decidere una riapertura in sicurezza il prima possibile».