Il primario di Pneumologia e la «visita» dei negazionisti «A loro dico venite adesso ma senza la mascherina»
Il professor Nava: «In 24 ore riempiti tutti i letti»
«Sa cosa direi ai negazionisti, a quelli che si sono infilati anche nel mio reparto per dire che non ci sono pazienti Covid? Di venire qui e offrirsi volontari, per darci una mano, però senza mascherine e altre protezioni. Tanto per loro il coronavirus non esiste». Il professore Stefano Nava, primario di Pneumologia al Sant’Orsola e direttore della scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato respiratorio di Unibo, ha visto il video fake che sta girando sui social e che riguarda appunto il suo reparto.
Professore, da quando la Pneumologia al padiglione 15 è diventata Covid?
«Da sabato pomeriggio. Abbiamo 15 letti di terapia semi-intensiva e 14 letti di degenza ordinaria Covid su due piani separati. Lo abbiamo aperto verso le 11,30-12 e prima qualcuno, che poi si è dichiarato ex paziente del Sant’Orsola, si è infilato negli ambulatori e ha filmato dicendo ”ecco dove sono i fantomatici malati Covid”. Questi video sono fake, entrano nei reparti prima che siano aperti o vanno nei pronto soccorso in zone non utilizzate per dire “ecco, vedete non c’è nessuno”. Dovrebbero tornare ora».
Com’è la situazione?
«Abbiamo riempito tutti i letti in 24 ore. È bene sapere che quello di semi-intensiva è un reparto che sta in mezzo tra la degenza Covid ordinaria e la terapia intensiva e dove si privilegiano metodiche di supporto non invasive alle insufficienze di organo, in questo caso il polmone. Usiamo la terapia ventilatoria con Cpap, i caschi e sistemi ad alto flusso di ossigeno per supportare l’insufficienza respiratoria senza ricorrere all’intubazione. Qui arrivano quindi i pazienti non eleggibili per un reparto classico ma non ancora così gravi da dover essere intubati».
Lei ha coordinato uno studio nella prima ondata.
«Siamo stati gli unici in Italia a dimostrare la fattibilità e l’efficacia dei reparti di semi-intensiva, insieme agli analoghi reparti di Reggio Emilia, Modena, Padova e Bolzano e insieme abbiamo gestito 670 pazienti con una mortalità all’incirca del 25%, bassa rispetto alla gravità della malattia. In terapia intensiva la mortalità è stata tra il 45 e il 55% dei pazienti».
Rispetto alla prima ondata che differenze vede?
«Numericamente è più violenta, forse clinicamente è meno severa. Non so però se è così perché il virus è meno violento o perché siamo un po’ più bravi noi a intercettare i positivi asintomatici e a non lasciare a casa i sintomatici».
Quali farmaci usate?
«L’unico farmaco che ha i criteri della medicina basata sull’evidenza è il cortisone. Uno studio inglese ha dimostrato che nei pazienti gravi migliora i dati sulla mortalità. Non va iniziato però troppo presto, ma almeno una settimana dopo l’insorgenza di sintomi. Gli altri farmaci di cui si sente parlare sono ancora a livello sperimentale».
Com’è il clima in reparto?
«Molto sereno, sia tra i medici e che tra gli infermieri. Il Covid ha avuto il merito di rinsaldare lo spirito di squadra che prima non c’era. E i negazionisti non hanno capito che le loro azioni stanno ottenendo l’effetto contrario a quanto da loro sperato».
Ha un messaggio per chi nega il Covid?
«Gli auguro di non ammalarsi, anche se forse così capirebbero tante cose. Non è però tutta colpa loro, troppa gente ha parlato dicendo tutto e il contrario di tutto».