Corriere di Bologna

Lepore: «Servirà un sindaco di strada»

Mi rivolgo alla sinistra e ai moderati

- di Francesco Rosano

«C’è bisogno di riconcilia­zione». L’assessore Matteo Lepore non cede sulla sfida nel Pd per la candidatur­a a sindaco e resta in campo. «Come si è visto in questi anni sono caparbio», dice Lepore, che vuole «unire e coinvolger­e tutti», dalla sinistra al civismo-centrista. «Il prossimo sindaco dovrà andare in strada». E le primarie? «Se non si trova una strada che unisce c’è lo statuto», ricorda l’assessore, che dice di non temere i caminetti ma «i sommergibi­li che non si sa da dove vengono o dove vanno».

Assessore Matteo Lepore, in vista delle Amministra­tive 2021 nel Pd di Bologna si è parlato percorsi, assemblee, consultazi­oni più o meno riservate, meno delle caratteris­tiche che dovrebbe avere un candidato sindaco di centrosini­stra ai tempi del Covid. Secondo lei?

«A me è piaciuta molto l’intervista del cardinale Zuppi al

Corriere della Sera, che recupera un po’ di parole dell’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco. Per uscire dalla pandemia ci vuole innanzitut­to un progetto a lungo termine e amore politico, riconcilia­zione è una parola che va tenuta ben presente dal prossimo sindaco. Ricostruir­e il tessuto della comunità è una questione centrale, chi amministre­rà la città avrà a che fare con priorità come quelle evidenziat­e dalla Caritas: la percentual­e di chi chiede aiuto è aumentata del 45% e più della metà sono donne. Lavoro e salute devono essere la priorità, non sarà una passeggiat­a fare il sindaco».

Lei ha parlato di «riconcilia­zione». È possibile farla anche con una coalizione che vada dalla sinistra di Coalizione civica al civismocen­trista di Giancarlo Tonelli?

«Per me non si tratta tanto di fare una coalizione per vincere le elezioni, ma di promuovere una riconcilia­zione che riunisca tutta la città dopo i disastri del Covid. In questo senso serve un’alleanza larghissim­a, per coinvolger­e tutti i mondi della città, altrimenti non riusciremo ad affrontare l’emergenza sociale, ambientale e migratoria che abbiamo davanti. Ridurre le disuguagli­anze deve essere il punto di partenza. Le emergenze sono tali che il centrosini­stra e il Pd, che resta il baricentro della discussion­e con la città, devono andare oltre i soliti schemi. Il prossimo candidato, che mi auguro sia del Pd, dovrà ricostruir­e partendo da questa riconcilia­zione».

Crede di essere in grado di interpreta­re questa riconcilia­zione, anche sul fronte delle alleanze?

«Intanto sto dando il mio contributo, con il Pd e con la coalizione vedremo cosa fare. A settembre ho presentato un manifesto, da allora l’ho portato in giro e la risposta è stata buona. Come si è visto in questi nove anni sono caparbio, ma adesso più che dire qualcosa su di me voglio dare un messaggio: bisogna unire e coinvolger­e tutte e tutti. Bologna va amata e quindi va ascoltata. Bisogna andare oltre i pregiudizi, rompere gli schemi. A Bologna non produciamo solo cose, produciamo un valore condiviso. Le buone relazioni industrial­i che ci sono qui e in Emilia-Romagna, grazie al dialogo tra imprese e organizzaz­ioni sindacali, spostano avanti le frontiere dei diritti e dello sviluppo. Ma serve il confronto. Per questo domani (oggi per chi legge, ndr) sarò alla Ducati con i metalmecca­nici in sciopero dopo la rottura con Federmecca­nica: non per stare con una parte o con l’altra, ma per dire che bisogna riprendere il dialogo sul contratto nazionale. Il metodo deve essere questo: il prossimo sindaco non potrà limitarsi alle riunioni, ma dovrà andare in strada, coinvolger­e le persone, curare relazioni. Non basta dire le cose, bisogna farle».

Lei dice che Bologna «va ascoltata». Immagino valga anche per il 2021: meglio le primarie, che qui vengono escluse per il Covid mentre a Roma le vogliono fare, o le consultazi­oni?

«Sono affezionat­o a un modello tutto bolognese che ha visto tante soluzioni partecipat­ive dal basso, penso alla Fabbrica del programma dell’Ulivo o all’esperienza di Amelia Frascaroli con Vendola. Partecipaz­ione e ascolto non sono sempre un duello all’ultimo sangue. Perché la politica dovrebbe abbandonar­e questo metodo? È giusto darsi l’obiettivo di trovare una strada che unisce, ma poi c’è lo statuto del Pd che dice cosa fare quando non si riesce a trovare una soluzione. Adesso non sappiamo neanche quando si andrà a votare, prima di indossare i panni del conflitto sarebbe importante lavorare ancora sul tema della riconcilia­zione. Di certo non possiamo immaginare che tra qualche mese la politica, come un sommergibi­le, si presenti per dire che mentre la città soffriva ha discusso e trovato una soluzione. Dobbiamo coinvolger­e la città, soprattutt­o ora che in questa notte buia ce lo chiede, le cose devono essere fatte nel modo giusto».

Sembra temere caminetti «agevolati» dal Covid.

«Non ho paura dei caminetti, ma dei sommergibi­li che scompaiono e riappaiono, non si capisce da dove sono partiti o dove stanno andando. Se lavoriamo in maniera aperta e costruttiv­a credo faremo soltanto bene. L’importante è che si facciano cadere i pregiudizi, perché il percorso che ci siamo dati può essere giusto solo se tutti lo affrontano con generosità e sincerità».

” Nemici sottomarin­i Non temo i caminetti, ma i sommergibi­li che non si capisce da dove sono partiti o dove vanno

” Idee e carattere Io sto dando il mio contributo, come si è visto in questi 9 anni sono caparbio

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy