Pasquale Penne: «I miei sogni? Finiti nel rusco»
La sua pizza è indiscutibilmente una migliori di Bologna e la sua avventura imprenditoriale racconta di un successo fulmineo e meritato. Ora però «i miei sogni rischiano di finire nel rusco», dice pescando con naturalezza dallo slang della sua città adottiva, il napoletano Pasquale Penne. La sua è una storia emblematica che racconta bene le difficoltà e le insicurezze di un settore, quello della ristorazione, messo a dura prova dagli effetti della pandemia. A trent’anni Penne apre in via Zampieri il suo primo locale. Siamo nel dicembre del 2017. Le sue pizze conquistano tutti, anche i palati di molti chef cittadini, e il passaparola fa il resto rendendo la pizzeria Bianco Farina sempre piena. Un anno e mezzo dopo bissa con un seconda pizzeria in via Galliera, dove introduce anche la pizza fritta. Nonostante abbia ingrandito il primo locale aggiungendo pure un dehors, si guarda già intorno per trovare uno spazio ancora più grande ed elegante dove trasferire la sua pizzeria. Questo succedeva prima che il coronavirus stravolgesse tutto. «Avevo 14 dipendenti e due locali, ora ne ho uno e siamo rimasti a lavorarci in 4, me compreso: il mio è un sogno che sta andando a svanire», registra malinconico oggi. Con il lockdown ha avviato il delivery che tuttora continua, ma è rimasta aperta solo la pizzeria in Bolognina, quella di via Galliera vista la situazione resta chiusa. «Avevo 6 persone di là, 8 di qua: ora tra chi è in cassa integrazione, chi ha visto il contratto scadere e chi si è licenziato siamo rimasti 4. E dispiace soprattutto per loro, molti poi hanno anche famiglia, non è semplice». Sebbene le pizze continuino ad aver successo, i conti non tornano più. «Il delivery ci mantiene in vita ma non basta: se la situazione continua così io tra sei mesi chiudo» annuncia. «Il governo non ci aiuta o ci dà tre lire, con le quali non paghiamo nemmeno gli affitti. Se hai investito, sei rovinato: noi abbiamo investito tanto e questi tre anni di sacrifici vanno a svanire. Come fai a guardare al futuro senza sostegni e con le tasse da pagare? È scoraggiante, deprimente. Solo l’affetto dei clienti — conclude amaro — ci sta dando la forza di andare avanti».