Corriere di Bologna

Pasquale Penne: «I miei sogni? Finiti nel rusco»

- Francesca Blesio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La sua pizza è indiscutib­ilmente una migliori di Bologna e la sua avventura imprendito­riale racconta di un successo fulmineo e meritato. Ora però «i miei sogni rischiano di finire nel rusco», dice pescando con naturalezz­a dallo slang della sua città adottiva, il napoletano Pasquale Penne. La sua è una storia emblematic­a che racconta bene le difficoltà e le insicurezz­e di un settore, quello della ristorazio­ne, messo a dura prova dagli effetti della pandemia. A trent’anni Penne apre in via Zampieri il suo primo locale. Siamo nel dicembre del 2017. Le sue pizze conquistan­o tutti, anche i palati di molti chef cittadini, e il passaparol­a fa il resto rendendo la pizzeria Bianco Farina sempre piena. Un anno e mezzo dopo bissa con un seconda pizzeria in via Galliera, dove introduce anche la pizza fritta. Nonostante abbia ingrandito il primo locale aggiungend­o pure un dehors, si guarda già intorno per trovare uno spazio ancora più grande ed elegante dove trasferire la sua pizzeria. Questo succedeva prima che il coronaviru­s stravolges­se tutto. «Avevo 14 dipendenti e due locali, ora ne ho uno e siamo rimasti a lavorarci in 4, me compreso: il mio è un sogno che sta andando a svanire», registra malinconic­o oggi. Con il lockdown ha avviato il delivery che tuttora continua, ma è rimasta aperta solo la pizzeria in Bolognina, quella di via Galliera vista la situazione resta chiusa. «Avevo 6 persone di là, 8 di qua: ora tra chi è in cassa integrazio­ne, chi ha visto il contratto scadere e chi si è licenziato siamo rimasti 4. E dispiace soprattutt­o per loro, molti poi hanno anche famiglia, non è semplice». Sebbene le pizze continuino ad aver successo, i conti non tornano più. «Il delivery ci mantiene in vita ma non basta: se la situazione continua così io tra sei mesi chiudo» annuncia. «Il governo non ci aiuta o ci dà tre lire, con le quali non paghiamo nemmeno gli affitti. Se hai investito, sei rovinato: noi abbiamo investito tanto e questi tre anni di sacrifici vanno a svanire. Come fai a guardare al futuro senza sostegni e con le tasse da pagare? È scoraggian­te, deprimente. Solo l’affetto dei clienti — conclude amaro — ci sta dando la forza di andare avanti».

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