Caos scuola, Versari: «Così perdiamo i ragazzi per strada»
L’Sos del direttore dell’Usr Versari: «Bene tornare in presenza. Con la dad dispersione in forte crescita»
Oggi riapre la scuola, tranne per i ragazzi delle superiori che inizieranno l’11. «Se è possibile e come è possibile, meglio che i ragazzi vadano a scuola. Crescono disagio e dispersione, le scuole devono essere messe nelle condizioni di occuparsene», dice il direttore dell’Ufficio scolastico Versari. Che delinea gli scenari per i prossimi mesi.
La scuola riparte oggi in presenza per i bimbi e i ragazzi dall’infanzia alle medie, non per gli alunni delle superiori che resteranno in Dad fino all’11, quando torneranno in aula al 50%. Le nuove disposizioni resteranno in vigore fino al 16. Poi si vedrà. «Di sicuro è estremamente difficoltoso organizzare un servizio con una programmazione che va dall’11 al 16 gennaio», dice il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Versari.
Versari, che ripartenza sarà, dopo altri due mesi di Dad per le superiori?
«Al di là delle valutazioni sanitarie è stato saggio prevedere la ripartenza l’11 nelle superiori, sarebbe stato problematico ripartire domani (oggi, ndr) con le indicazioni arrivate solo un giorno prima. Bisognerebbe iniziare a comprendere a livello nazionale che queste decisioni, seppur difficili e complesse, devono prevedere un maggior lasso di tempo per la loro applicazione da parte delle scuole. Sappiamo la difficoltà di bilanciare le esigenze di istruzione con quelle della salute, ma nel bilanciamento bisogna contemplare anche il fattore tempo. La scuola sposta 2 milioni di persone in Emilia-Romagna, 20 milioni a livello naziovoche nale».
Non sarebbe stato meglio, a questo punto, invece che una scuola che i sindacati definiscono «a singhiozzo», partire più avanti?
«Se è possibile, e come è possibile, è sempre meglio andare a scuola. Partire a singhiozzo è negativo, ma non è certo meglio che prevalga solo il fattore-sicurezza che tiene in casa i ragazzi. Molti di loro a casa fanno fatica a studiare, il 20% non ha le condizioni socio-economiche ottimali per farlo».
Ne state «perdendo» molti per strada?
«Non è che non ci fosse dispersione scolastica prima, ma adesso è sicuramente più evidente. Le analisi sono unial ed evidenziano una forte crescita di dispersione e disagio. Abbiamo bisogno di essere aiutati come scuola a recuperare una parte del nostro impegno, adesso rivolto ai seppur importanti aspetti sanitari, per poterci concentrare con maggiore attenzione su quella che per noi dev’essere una priorità. Ma è impensabile un impegno di questo tipo su un tema così importante, se ai presidi viene detto il giorno prima come riaprire la scuola».
I presidi sono ormai esasperati. Come arginare lo scontento?
«È difficile questa situazione per loro, lo è anche per me, ma è certamente più difficile per chi è in ospedale. È un
” È difficile organizzare un servizio con una programmazione dall’11 al 16 gennaio. Da Roma vorremmo più preavviso
tempo difficile in cui esercitare con maggiore consapevolezza il nostro compito dirigenziale: è un onore essere dirigenti dello Stato, ma è anche un peso non indifferente».
Come se li immagina i prossimi mesi, Versari?
«Bisognerà affrontare una realtà che sarà ancora complessa e che probabilmente ci chiederà nuovi interventi di limitazione. Chi fa scuola dovrà impegnarsi ad adottare stili educativi e scolastici per affrontare una situazione di questo tipo».
Intanto, però, pare sarà garantita la frequenza del 50% alle superiori, anche se si entrerà in zona arancione. Non è così?
«Sarà possibile frequentare 50% tranne nelle zone rosse, si legge nel decreto. Se però una Regione entra in zona rossa, bisogna riferirsi al Dpcm del 3 dicembre che prevede la Dad dalla seconda media in avanti».
La partita sui trasporti è chiusa?
«In Emilia-Romagna il tema dei trasporti è stato risolto molto bene con un impegno aggiuntivo significativo. Sono stati messi 170 mezzi in più e più chilometri per ciascun mezzo. I trasporti adesso sono nelle condizioni ottimali e, se si potesse arrivare al 75% della frequenza, qui sarebbe possibile farlo in sicurezza».
I sindacati chiedono che il personale scolastico venga considerato categoria prioritaria per le vaccinazioni anti-Covid. Lo chiede anche lei?
«Non è compito della scuola chiedere valutazioni sanitarie, ma la scuola può certamente evidenziare che il suo personale è quello più esposto alla relazione interpersonale e a contatti prolungati di alcune ore. Il nostro servizio pubblico è sicuramente a grave rischio, appena dopo la sanità».