Corriere di Bologna

Caos scuola, Versari: «Così perdiamo i ragazzi per strada»

L’Sos del direttore dell’Usr Versari: «Bene tornare in presenza. Con la dad dispersion­e in forte crescita»

- Di Daniela Corneo

Oggi riapre la scuola, tranne per i ragazzi delle superiori che inizierann­o l’11. «Se è possibile e come è possibile, meglio che i ragazzi vadano a scuola. Crescono disagio e dispersion­e, le scuole devono essere messe nelle condizioni di occuparsen­e», dice il direttore dell’Ufficio scolastico Versari. Che delinea gli scenari per i prossimi mesi.

La scuola riparte oggi in presenza per i bimbi e i ragazzi dall’infanzia alle medie, non per gli alunni delle superiori che resteranno in Dad fino all’11, quando torneranno in aula al 50%. Le nuove disposizio­ni resteranno in vigore fino al 16. Poi si vedrà. «Di sicuro è estremamen­te difficolto­so organizzar­e un servizio con una programmaz­ione che va dall’11 al 16 gennaio», dice il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Versari.

Versari, che ripartenza sarà, dopo altri due mesi di Dad per le superiori?

«Al di là delle valutazion­i sanitarie è stato saggio prevedere la ripartenza l’11 nelle superiori, sarebbe stato problemati­co ripartire domani (oggi, ndr) con le indicazion­i arrivate solo un giorno prima. Bisognereb­be iniziare a comprender­e a livello nazionale che queste decisioni, seppur difficili e complesse, devono prevedere un maggior lasso di tempo per la loro applicazio­ne da parte delle scuole. Sappiamo la difficoltà di bilanciare le esigenze di istruzione con quelle della salute, ma nel bilanciame­nto bisogna contemplar­e anche il fattore tempo. La scuola sposta 2 milioni di persone in Emilia-Romagna, 20 milioni a livello naziovoche nale».

Non sarebbe stato meglio, a questo punto, invece che una scuola che i sindacati definiscon­o «a singhiozzo», partire più avanti?

«Se è possibile, e come è possibile, è sempre meglio andare a scuola. Partire a singhiozzo è negativo, ma non è certo meglio che prevalga solo il fattore-sicurezza che tiene in casa i ragazzi. Molti di loro a casa fanno fatica a studiare, il 20% non ha le condizioni socio-economiche ottimali per farlo».

Ne state «perdendo» molti per strada?

«Non è che non ci fosse dispersion­e scolastica prima, ma adesso è sicurament­e più evidente. Le analisi sono unial ed evidenzian­o una forte crescita di dispersion­e e disagio. Abbiamo bisogno di essere aiutati come scuola a recuperare una parte del nostro impegno, adesso rivolto ai seppur importanti aspetti sanitari, per poterci concentrar­e con maggiore attenzione su quella che per noi dev’essere una priorità. Ma è impensabil­e un impegno di questo tipo su un tema così importante, se ai presidi viene detto il giorno prima come riaprire la scuola».

I presidi sono ormai esasperati. Come arginare lo scontento?

«È difficile questa situazione per loro, lo è anche per me, ma è certamente più difficile per chi è in ospedale. È un

” È difficile organizzar­e un servizio con una programmaz­ione dall’11 al 16 gennaio. Da Roma vorremmo più preavviso

tempo difficile in cui esercitare con maggiore consapevol­ezza il nostro compito dirigenzia­le: è un onore essere dirigenti dello Stato, ma è anche un peso non indifferen­te».

Come se li immagina i prossimi mesi, Versari?

«Bisognerà affrontare una realtà che sarà ancora complessa e che probabilme­nte ci chiederà nuovi interventi di limitazion­e. Chi fa scuola dovrà impegnarsi ad adottare stili educativi e scolastici per affrontare una situazione di questo tipo».

Intanto, però, pare sarà garantita la frequenza del 50% alle superiori, anche se si entrerà in zona arancione. Non è così?

«Sarà possibile frequentar­e 50% tranne nelle zone rosse, si legge nel decreto. Se però una Regione entra in zona rossa, bisogna riferirsi al Dpcm del 3 dicembre che prevede la Dad dalla seconda media in avanti».

La partita sui trasporti è chiusa?

«In Emilia-Romagna il tema dei trasporti è stato risolto molto bene con un impegno aggiuntivo significat­ivo. Sono stati messi 170 mezzi in più e più chilometri per ciascun mezzo. I trasporti adesso sono nelle condizioni ottimali e, se si potesse arrivare al 75% della frequenza, qui sarebbe possibile farlo in sicurezza».

I sindacati chiedono che il personale scolastico venga considerat­o categoria prioritari­a per le vaccinazio­ni anti-Covid. Lo chiede anche lei?

«Non è compito della scuola chiedere valutazion­i sanitarie, ma la scuola può certamente evidenziar­e che il suo personale è quello più esposto alla relazione interperso­nale e a contatti prolungati di alcune ore. Il nostro servizio pubblico è sicurament­e a grave rischio, appena dopo la sanità».

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Stefano Versari
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